L’agente Raffaele Iozzino aveva 25 anni, l’agente Giulio Rivera 23, il vicebrigadiere Francesco Zizzi 30 anni quasi, l’appuntato Domenico Ricci, che guidava, aveva 43 anni e un figlio, il maresciallo Oreste Leonardi di anni ne aveva 51 e di figli due, e quella mattina di 44 anni fa, era a capo della pattuglia di scorta al Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.
I cinque uomini erano l’ombra dello statista che da tempo viveva sotto la minaccia di un attentato. Troppo fastidio davano le sue idee di apertura a sinistra, per tentare di spegnere l’incendio politico e sociale in cui l’Italia era già da tempo sprofondata quella mattina del 16 marzo del 1978.
Via Fani, 44 anni fa l’eccidio della scorta e il rapimento di Aldo Moro
Una mattina come le altre, con l’auto di Aldo Moro guidata da Ricci e con a bordo Oreste Leonardi, che parte da casa sua alla Balduina, in direzione dell’ufficio, scortata dall’Alfetta con gli agenti subito dietro. E invece, quella non fu una mattina come le altre, né per Aldo Moro, né per altre cinque disgraziate famiglie e men che meno per la storia d’Italia.
Un commando di Brigatisti infatti decise che quella era la mattina buona per alzare il tiro, che quella era la mattina da cui non si sarebbe più tornati indietro.
Bastarono pochi secondi di fuoco e piombo per uccidere i cinque agenti della scorta e rapire Aldo Moro, dando inizio così a un calvario di 55 giorni di prigionia che vedrà il suo epilogo tragico con il ritrovamento del corpo dello statista nel bagagliaio di una Renault 4 lasciata parcheggiata in via Caetani, una strada stretta e sempre buia, tra piazza del Gesù e via delle Botteghe Oscure.
A 44 anni dall’eccidio di via Fani questa mattina le istituzioni hanno reso omaggio al sacrificio degli agenti della scorta di Moro con un picchetto d’onore davanti al monumento che li ricorda.
Sul luogo dell’eccidio sono state deposte delle corone d’alloro da parte del presidente della Repubblica, degli altri organi costituzionali dello Stato e delle Autorità locali.
Anche il capo della Polizia Lamberto Giannini e il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Teo Luzi, presenti alla cerimonia, hanno deposto due corone in ricordo dei poliziotti e dei carabinieri uccisi nell’attentato terroristico.
In molti, tra rappresentanti delle forze politiche hanno voluto dedicare un pensiero o un twitt alla ricorrenza.
Un momento in ricordo di quella tragica mattina è stato dedicato anche nel corso dell’evento “I simboli della Repubblica” svoltosi in Campidoglio per il quale si è appositamente scelta la data del 16 marzo invece del 17 anniversario dell’unità d’Italia.