Valentina D’Urbano è una delle giovani autrici più interessanti del panorama italiano. In questa intervista parliamo con lei della sua ultima opera, “Isola di Neve”, e di tanto altro.
“Vivo di scrittura ed è la cosa più bella del mondo.” Questa è Valentina D’Urbano, romana, classe 1985, una della giovani scrittrici più interessanti del panorama italiano. Alle giovani desiderose di intraprendere il suo mestiere dice: “Siate scomposte!”
Dal romanzo d’esordio, Il rumore dei tuoi passi, inviato ad un concorso letterario un po’ per scherzo, un po’ per noia, l’ultimo giorno utile, sono passati sei anni, e sei libri.
Oggi, lasciata alle spalle la polvere e il clima della Fortezza ( ispirata idealmente al quartiere romano di Casalbruciato), dove era ambientato Il rumore dei tuoi passi, torna in libreria con un nuovo romanzo, questa volta al sapore di vento e salsedine. Isola di Neve (Longanesi), questo il titolo del suo ultimo lavoro, mette in luce i punti di forza della tecnica narrativa sempre più matura di questa scrittrice. Un racconto familiare e generazionale, attraverso gli occhi di Neve, giovane eroina custode di segreti e verità.
In Isola di Neve, passato e presente, si mescolano trascinando il lettore in un viaggio alla scoperta di molteplici verità nascoste, dove il cuore nasconde e contemporaneamente mostra tempeste emotive forti come le onde del mare. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con l’autrice.
Isola di Neve sa di vento e salsedine. Un’ambientazione molto diversa rispetto ai tuoi precedenti romanzi. Da dove viene questa idea?
La storia di Neve è ambientata a Novembre, un’isola immaginaria che racchiude in sé tutti gli scenari e i paesaggi di altre isole che ho amato: Ventotene, Cefalonia, l’Islanda. In Novembre c’è un pezzetto di ogni mio viaggio.
Cuore pulsante della storia è Neve, una ragazza forte e coraggiosa, per gli anni 50′. Cosa puoi dirci di più di lei? Ti sei ispirata a qualcuno in particolare per questa eroina moderna?
Neve è il personaggio principale, la vera protagonista, il perno su cui ruota tutto. È figlia di Novembre, è abituata a una vita dura, conserva in sé tutta la difficoltà dell’essere una donna in un posto e in una famiglia a cui servi ma che non ti vuole. Che sembra un concetto lontano nel tempo e nello spazio e invece poi è più vicino di quanto pensiamo.
L’universo femminile che racconti nel libro, passa attraverso diverse sfumature di donna. Neve, Edith, Livia, la madre e le sorelle di Neve, la madre di Manuel e la sua ex fidanzata. Cosa puoi dirci di questi personaggi e qual è stato il più complesso da raccontare? Tu a quale di questi personaggi ti senti più vicina?
Amo molto Neve e raccontare di lei è stata una bella sfida perché è un personaggio respingente che non si rivela. Ma io mi sento più vicina a Edith, apparentemente accomodante ma con un nucleo duro. Sembra una alla quale va bene tutto, ma invece persegue i suoi obiettivi con una tenacia incredibile, e alla fine smuove le montagne pur di avere ciò che vuole.
Arte e cultura, libertà, perdono. Sono elementi con i quali si scontrano le donne del tuo romanzo. Quale altro elemento non può assolutamente mancare nella vita di una donna?
L’indipendenza, in senso universale.
Nasci come illustratrice, ma più che alle immagini ora ti dedichi alle parole. Com’è cambiata la tua vita dal romanzo di esordio?
Faccio quello che facevo prima: scrivo e disegno (solo per me, perché al momento la scrittura canalizza tutto il mio “tempo lavorativo”) mi piace stare dietro le quinte, mandare avanti i miei personaggi. Vivo di scrittura ed è la cosa più bella del mondo.
Qual è secondo te la situazione della narrativa italiana oggi?
A prescindere dall’interesse personale: siamo molto esterofili e non capisco perché. Sento gente sostenere orgogliosa che non legge italiani. Perché no? Eppure siamo pieni di autori di talento. Di qualunque genere. Io leggo pochissimi stranieri, preferisco gli italiani.
Che consiglio senti di dare alle giovani che desiderano intraprendere il tuo mestiere?
Siate scomposte. Parlate di quello che volete, come volete. Non permettete a nessuno di dirvi cosa dovete scrivere. E non permettere a nessuno di inserire i vostri romanzi in un genere solo perché siete donne.