In Under 18 i ragazzi di alcuni quartieri periferici di Roma raccontano i loro sogni, le loro speranze, la loro quotidianità.
Le periferie romane sono spesso oggetto di cronaca, ma non sono soltanto questo. C’è anche il lato bello e va raccontato, come fanno i protagonisti di Under 18- Storie di sogni periferici, il documentario diretto da Carlo Lagreca.
I protagonisti sono ragazzi di età ed etnia diversa ma con un elemento in comune: la provenienza da una periferia di Roma.
C’è Stephanie, del Tufello, che da grande vorrebbe “fare la psicologa”, Maurizio, dell’ Alessandrino, che invece vorrebbe “diventare un pugile professionista”, Francesco, di Centocelle, che vorrebbe “lavorare come ingegnere industriale”, Sara e Zacaria, di Vigne Nuove, con la passione per il canto e lo spazio o Valerio, di San Basilio che è sicuro che tra qualche anno diventerà “un calciatore famoso”.
In Under 18, le periferie vengono raccontate attraverso gli occhi dei giovani che le vivono quotidianamente, essendo la loro casa e le raccontano in modo diverso dall’immaginario comune, soprattutto di chi non conosce la città, che le etichetta come “realtà escluse”. P
Per Angela, Claudia, Mohamed, Aurora e tanti altri la periferia “è il luogo in cui siamo nati e cresciuti. È casa nostra, ne conosciamo ogni angolo e non cambieremmo nulla perché per noi va bene così com’è: senza tanta gente come per le vie del centro e dove ci si conosce tutti”.
Organizzazioni come Muncraft (Vigne Nuove), Casa Famiglia Lodovico Pavoni (Torpignattara), e tante altre, sono riuscite a costruire una rete sociale di volontari che operano nei quartieri più popolari. Negli anni hanno conquistato la fiducia degli abitanti che oggi le considerano un punto di riferimento fondamentale per ritrovarsi e per aiutare chi ha più bisogno.
È stato proprio grazie a realtà di quartiere come parrocchie, associazioni, centri di aggregazione giovanile, case famiglia, che è stato possibile realizzare il progetto documentaristico, in cui oltre 40 ragazzi, di tutte le età, hanno potuto, attraverso un laboratorio teatrale, e dei coach, raccontare le periferie con un linguaggio nuovo, il loro, raccontandosi e parlando dei propri sogni.
Ognuno di loro, a turno, ha preso la parola e alla domanda “Cosa faresti se potessi cambiare il mondo?” ha risposto dando la sua personale ricetta di cambiamento.
Sentendoli parlare, e ragionare, non sembra di essere davanti a giovani ragazzine e ragazzini ma donne e uomini di età adulta. Si confrontano apertamente e cercano di risolvere i problemi che, insieme alle loro famiglie, vivono nella loro quotidianità.
Si mettono alla prova creando nuovi articoli della Costituzione, chiedendo “più strutture o strumenti per la scuola e di investire nella cultura”, ragionando sulla diversità, presente nei loro quartieri, e considerandola come “una ricchezza e non un mostro di cui avere paura”.
Le periferie hanno bisogno di investire nei giovani e a prendere in mano le redini di questo cambiamento sono ragazzi come Davide e Sara, del Centro Popolare di San Basilio, che spiegano: “non basta fare due murales per parlare di riqualificazione delle periferie. Alla base c’è un problema strutturale e politico da risolvere e per farlo bisogna mettere in atto politiche sociali efficaci, che investano prima di tutto sull’istruzione e sulla cultura dei giovani”.
L’obiettivo di Under 18 è proprio questo: abbattere le distanze facendo vedere l’altra faccia della periferia, quella fatta di giovani che vogliono cambiare le cose, chi mettendo a disposizione il proprio tempo in un’associazione di quartiere o chi, come questi adolescenti, cerca di sfatare i luoghi comuni e di costruirsi un futuro.