Tina Anselmi vita
Tina Anselmi

Stasera in tv su Rai Uno, per la ricorrenza del 25 aprile, il film che racconta la vita di Tina Anselmi, una grande personalità della recente storia d’Italia

Era il 26 settembre 1944 quando Tina Anselmi, una ragazzina di 17 anni di Castelfranco Veneto, con una vita già piuttosto complicata alle spalle, assiste, insieme a molte altre persone, alla fucilazione da parte dei nazifascisti di 31 prigionieri rastrellati su Carso.

Tra loro, anche il fratello della sua migliore amica. E’ quello l’episodio chiave che la spinge a prendere posizione, a fare qualcosa di concreto, a scegliere di dare il suo contributo alla Resistenza.

Entra così nella Brigata Autonoma Cesare Battisti, con il nome di battaglia di Gabriella, e inizia la sua attività di staffetta partigiana. Negli stessi mesi si iscrive a quello che sarà per tutta la vita il suo partito: la Democrazia Cristiana.

Nel corso della sua attività si distinse talmente che venne coinvolta nelle trattative svolte nel comando tedesco all’indomani della Liberazione per evitare ritorsioni e persecuzioni.

Il destino della giovane Tina Anselmi e la sua vita futura apparivano già segnati. Dopo la guerra infatti il suo impegno civile non diminuì, ma anzi crebbe sempre di più. Fu il mondo sindacale a vederla in prima fila nelle battaglie degli anni a cavallo tra i ’40 e i ’50, prima a difesa dei diritti degli operai tessili e poi nel sindacato delle maestre. Lei stessa aveva iniziato a insegnare alle elementari, ma presto l’impegno politico divenne preponderante nella sua vita.

Tra il 1958 e il 1964 fu a capo dei giovani della Dc e nel ’63 entrò nel comitato direttivo dell’Unione Europea Femminile.

Tina Anselmi, la vita politica e il suo impegno per le donne

Nel 1968 Tina Anselmi viene eletta alla Camera dei Deputati dove rimarrà fino al 1992. Nel 1976, dopo esserne stata sottosegretaria, viene eletta prima donna ministro. Le viene affidato l’importante ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale.

Un ruolo chiave, che la prima ministra italiana saprà interpretare anche nel senso delle pari opportunità e di una maggiore inclusione delle donne nel mondo del lavoro, abbattendo le prime barriere e aprendo la strada a una vera parità di diritti, come i mutamenti sociali in quei ribollenti anni ’70 ormai pretendevano.

E’ il 1977 quando Tina Anselmi presenta in Parlamento la sua proposta di Legge per la Parità di trattamento sul Lavoro. Un testo che inizia ad affrontare i nodi della discriminazione di genere nell’occupazione, facendo riferimento, per esempio, alla diffusa pratica del licenziamento ad natum, ovvero l’usanza di licenziare le donne al momento della nascita di un figlio, e sanando un’ ingiustizia che prevedeva che, arrivate all’età pensionabile, allora 55 anni, le donne, a differenza degli uomini, potessero essere licenziate senza motivazione, stabilendo al contrario, la libertà di scelta di continuare a lavorare fino al sessantesimo anno.

Il testo della legge, e il discorso con cui Tina Anselmi la presentò al parlamento, appaiono ancora, purtroppo, attuali da molti punti di vista. La ministra si proponeva, come d’altronde vuole la costituzione, di rimuovere gli ostacoli non solo formali, ma anche sostanziali alla parità delle donne sul lavoro, ma era consapevole che non sarebbe bastato quel testo normativo perché, molte delle discriminazioni da superare sono legate a ‘situazioni di costume assai radicate’.

La legge fortemente voluta dalla prima donna ministro della Repubblica Italiana è stata il punto di partenza per un percorso che ancora non si è pienamente concluso.

Tina Anslemi e il lavoro nella Commissione d’Inchiesta sulla P2

Oltre che all’impegno per le pari opportunità per le donne, il nome di Tina Anselmi sarà per sempre legato al monumentale lavoro di inchiesta della Commissione parlamentare chiamata a scavare sulla Loggia P2 di cui lei fu presidente.

Ad assegnarle un ruolo tanto delicato, quello di far luce su uno dei più grandi scandali della storia repubblicana, fu la prima donna presidente della Camera dei Deputati, Nilde Iotti.

Ci vollero quattro anni di lavoro per scoprire collusioni e legami tra apparati dello stato e la loggia deviata, la cui ombra si allungava anche su alcuni dei fatti più sanguinosi della storia nazionale, come la strage dell’Italicus.

La campagna per l’elezione a Presidente della Repubblica

Nel 1998 Tina Anselmi ricevette l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica. Nel 1992 il settimana “Cuore” lanciò una campagna per proporre il suo nome per la presidenza della Repubblica. Iniziativa, replicata da altri che volevano la deputata prima donna al Quirinale, di nuovo nel 2016, anno in cui Tina Anselmi finì la sua lunga e generosa esistenza nella sua casa di Castelfranco Veneto.

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