The GoodeMothers lea garofalo denise cosco storia vera

La terribile vicenda di Lea Garofalo e poi di sua figlia Denise Cosco, è la storia vera di una donna, anzi di due, che hanno sfidato i codici e gli interessi di una delle più feroci organizzazioni criminali del mondo: la ‘ndrangheta. Prima Lea e la sua bambina, Denise, poi Lea e la sua altrettanto combattiva giovane figlia, Denise.

Chi era Lea Garofalo e Denise Cosco, la storia vera di due donne coraggiose

Chi sono Lea Garofalo e sua figlia Denise? Lea Garofalo nasce nel 1974 a Petilia Policastro, in provincia di Crotone, in una famiglia di ‘ndrangheta. Il fratello, diventerà capocosca, e non andrà meglio con il compagno di cui Lea si innamora giovanissima.

Lui si chiama Carlo Cosco, e di lavoro fa il trafficante di stupefacenti tra la Calabria e Milano. Lea Garofalo lo segue nella città lombarda e a 17 anni ci fa una figlia insieme, Denise. Una bambina che avrà il coraggio di seguire le orme della madre sulla strada della giustizia.

Poco dopo la nascita di Denise, nella testa di Lea Garofalo qualcosa cambia. La donna capisce che, per lei e la sua creatura desidera un futuro migliore, lontano dal crimine e dalla violenza e dall’ambiente criminale in cui è cresciuta e in cui rischia di crescere anche la sua bambina. Per questo Lea fa un atto che sa rischioso e che le costerà tutto. La donna si rivolge alla magistratura. Diventa testimone di giustizia e racconta tutto quello che sa. Sull’attività di spaccio della sua famiglia e sulla faida che mette l’una contro l’altra la cosca del suo ormai ex compagno contro quella guidata da suo fratello.

Sola contro la ‘ndrangheta

Nel 2002 quindi, Lea Garofalo entra nel programma di protezione testimoni, e viene mandata a vivere, con un nome nuovo, a Campobasso, insieme a Denise.

La collaborazione con la magistratura però, non è del tutto lineare. A un certo punto Lea Garofalo, viene anche espulsa dal programma di protezione.

Lei non demorde e continua a chiedere una vita sicura per lei e soprattutto per Denise Cosco, la sua bambina. E’ lei il motivo per cui ha trovato la forza di buttarsi tutta la sua vita precedente alle spalle, denunciando la sua stessa famiglia, per ricominciare da zero.

Oggi i magistrati e gli operatori ci raccontano spesso storie come quella di Lea Garofalo. In molti casi sono le donne, le madri, a spezzare le catene della violenza e dell’omertà nei contesti criminali. E lo fanno in proprio spinte dal desiderio di assicurare un futuro diverso ai loro figli. Per liberarli dal destino di sangue a cui sarebbero altrimenti condannati.

Ma quella di Lea Garofalo è la prima storia di questo tipo nella ‘ndrangheta diventata nota purtroppo anche per la ferocia dell’epilogo finale. Una storia che probabilmente ne ha ispirate molte altre.

La morte di Lea Garofalo e il coraggio di Denise Cosco

Ma torniamo a Campobasso, dove questa donna è finita dopo aver denunciato il suo ex compagno e la sua famiglia. Nel 2007 Lea Garofalo viene riammessa nel programma di protezione testimoni grazie all’intervento di don Luigi Ciotti e dell’avvocata che la segue Enza Rando, ma nell’aprile 2009 ne esce di nuovo.

Un mese dopo, scampa a un primo attentato. E’ il maggio 2009 e solo la presenza imprevista di Denise in casa salva la madre dall’aggresione. Lei sa chi è il mandante e lo denuncia. Carlo Cosco non ha rinunciato all’idea di far pagare alla madre di sua figlia il suo tradimento.

L’appuntamento con il destino di Lea Garofalo, purtroppo, è solo rimandato di pochi mesi. Il 24 novembre 2009 le telecamere del comune di Milano filmano Lea a passeggio con la figlia. Quel giorno stesso la donna incontra il suo ex che, dice, vuole parlarle del sostentamento di Denise.

Una trappola mortale per Lea che verrà uccisa strangolata dall’ex. Il suo corpo trasportato a Monza sarà dato alle fiamme , secondo un pentito, per tre giorni di seguito. Di lei rimarranno circa 2000 frammenti ossei e una collanina.

Ma quella di Lea Garofalo è la storia del coraggio che semina altro coraggio.

Rimasta sola Denise Cosco raccoglie gli insegnamenti della madre e combatte perché il padre venga condannato per il suo assassinio. E’ lei a denunciare ai carabinieri la scomparsa della madre, e sopratutto è lei la testimone chiave di un processo che vede una grande partecipazione di coetanei della ragazza, che la sostengono da tutta Italia.

Fatta giustizia, Denise vorrà per Lea un funerale a Milano, per celebrare il suo coraggio:”la mia cara mamma, ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Il suo funerale pubblico è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a mettersi in gioco per i propri valori, per la propria dignità e per la giustizia di tutti”.

The Good Mothers: serie ispirata alla storia vera di Denise e Lea

La storia vera di Lea Garofalo e Denise Cosco aveva già ispirato in precendenza il film Lea di Marco Tullio Giordana in cui Vanessa Scalera incarna la battaglia solitaria e strenua di Lea, e Linda Caridi il coraggio giovane di Denise.

Ora arriva su Disney + l’attesa serie The Good Mothers, già premiata all’ultimo Festival di Berlino dove ha vinto Berlinale Series Award, e ispirata alla storia vera di Lea Garofalo e Denise Cosco ma anche di altre due coraggiose donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta: Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce. A interpretare in questa occasione Lea Garofalo è Micaela Ramazzotti, mentre nei panni di Denise Cosco troviamo Gaia Girace.

The Good Mothers ripercorre le vicende di Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘ndrangheta. Ad aiutarle la P.M. Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne. È una strategia che comporta grandi rischi: la ‘ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso. The Good Mothers segue Denise, Giuseppina e Maria Concetta nel loro tentativo di affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia. 

Rispondi Annulla risposta