In questo lunedì prenatalizio, Roma affronta lo shock di una domenica di sangue nella periferia nord. La strage di Fidene, maturata nel contesto di una riunione di condominio e conclusa con una folle sparatoria che, per mano di Caludio Campiti ha ucciso tre donne: Sabina Sperandio di 71 anni, Elisabetta Silenzi di 55 e Nicoletta Golisano di 50 anni ferendo altre quattro persone, ha lasciato la città sgomenta e molte domande aperte a cui gli inquirenti proveranno a dare una risposta.

Quello che più spaventa di un evento simile, è l’esplosione imprevedibile  di una tale violenza, in un momento di normale vita sociale. Un’esplosione di cui a posteriori, come sempre, si prova a trovare una spiegazione, ma anche dei segnali che avrebbero potuto mettere in allarme sullo stato psichico e sulle intenzioni  di Campiti.

Sparatoria Fidene: Claudio Campiti, dall’odio covato e urlato sul web alla strage

E’ così che oggi ci ritroviamo a leggere i deliri del suo blog, le accuse diffamatorie, i propositi di vendetta. Eppure, quante volte ci imbattiamo nelle nostre lunghe giornate virtuali in post di blog o social carichi della stessa rabbia incendiaria? L’odio, gli insulti, persino le minacce, sono ormai sdoganati in questi tempi in cui in molti hanno perso la concezione dei diritti ma anche dei doveri e delle responsabilità che richiede il vivere civile in società. E, a volte, lo sfogo narcisista che tutti abbiamo a portata di clic non è solo uno strumento di offesa, né di sfogo delle tensione, ma diventa ciò che alimenta la fiamma da cui nasce, ingrossando sempre più quel fuoco, fino a far divampare un incendio.

Di certo, come in ogni vicenda umana, anche in quella di Claudio Campiti c’è ben altro da scoprire. Ma forse questa tragedia, è più figlia dei nostri di tempi di quanto possa dire un titolo che urla alla “Strage della follia”.

Sparatoria di Roma: il commento dello psichiatra forense

In questo senso sembra andare il commento a caldo di Enrico Zanalda, psichiatra e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense, che spiega.

 “Il drammatico evento di Roma di ieri può essere letto anche considerando il recente e progressivo aumento dell’aggressività sociale e della manifesta ostilità. L’instabilità e l’insicurezza di questo periodo, unitamente a una minore tolleranza alla frustrazione e all’incremento del narcisismo, possono facilitare le scelte scellerate di determinati soggetti. La cosa strabiliante è che questi crimini sono premeditati e lucidamente realizzati. L’omicidio diventa l’agito estremo attraverso il quale si elimina definitivamente l’oggetto frustrante per l’incapacità di tollerare l’insuccesso e l’insoddisfazione esistenziale, come se fosse l’unica possibile soluzione del problema che determina un immediato sollievo. Vi è un incremento diffuso di comportamenti aggressivi, per lo più verbali, nella quotidianità sia reale che virtuale Si pensi al diffuso fenomeno degli “haters” ovvero la manifestazione dell’odio attraverso internet. Alla base del comportamento degli odiatori c’è spesso, come unico obiettivo, quello di trascinare in basso il proprio bersaglio sentendosi appagati dal suo annientamento sociale”

Fidene, una strage figlia del nostro tempo?


“La velocità che caratterizza il web e anche la nostra società, non lascia il tempo all’elaborazione delle emozioni all’individuo, facilitando le risposte impulsive e aggressive”. Afferma il Presidente della Società italiana di Psichiatria Forense. “Ci confrontiamo quotidianamente con l’urgenza e con la necessità di fornire risposte immediate e veloci. E’ necessario tornare a recuperare il concetto di “lentezza” per lasciare il tempo di elaborazione e mediazione delle emozioni”.

“Il mass murder è un evento estremamente raro in Italia anche per la limitata diffusione delle armi. L’omicida di massa – conclude Zanalda generalmente ha dei tratti narcisistici e paranoidi di personalità e volge la sua rivalsa nei confronti di un gruppo di cui si sente vittima. Questi eventi sono difficilmente prevedibili e una diffusa maggiore tolleranza relazionale contribuirebbe a mantenerli eccezionali. La frustrazione e l’infelicità sono sempre presenti nei mass murder unitamente o meno a eventuali disturbi psichici. Tuttavia, non può essere sottovalutato che generalmente il fenomeno dei mass murder avviene nei paesi molto sviluppati in cui la struttura competitiva della società può determinare lo sviluppo, nell’individuo, di un enorme senso di frustrazione”.

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