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“A CASA TUTTI BENE” il film di Muccino che racconta la famiglia e la forza delle donne

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“Le donne sono fatte per sorreggere il mondo”: questo è solo uno dei tanti messaggi che scaturiscono da “A casa tutti bene”il film del regista Gabriele Muccino, nelle sale italiane dal 14 febbraio.

Una grande famiglia si ritrova a festeggiare le Nozze d’Oro dei nonni in un’isola nei pressi di Napoli. A causa di una improvvisa tempesta, sono tutti costretti a rimanere sull’isola. La convivenza forzata, farà emergere passati scomodi, tradimenti, bugie, e inquietudini.

“In questo film” spiega Gabriele Muccino “ho voluto raccontare la società degli uomini, e la famiglia, quando si allarga diventa un villaggio tribale, diventa il big bang delle relazioni umane. Quindi tutto nasce con la famiglia e tutto torna alla famiglia e le dinamiche che si collocano e si rinnovano e crescono all’interno della famiglia sono esattamente le dinamiche che governano l’animo umano in tutte le sue espressioni.”

Prosegue il regista raccontando “A Casa Tutti bene” il film in uscita.

“Una famiglia, una coppia, ogni individuo è composto di fasi nel corso della sua esistenza. Fasi di completezza. In questa famiglia si incontrano, tutte queste realtà. Quelli che erano compiuti, prima non lo erano. Gli incompiuti, apparentemente una volta erano compiuti. Nel film ho voluto raccontare i tempi, ogni momento definisce il destino delle nostre vite. Ci sono più vite e più destini, più porte da aprire o da chiudere. Ed in questo labirinto che è sempre davanti alle nostre scelte, abbiamo la grande possibilità di sbagliare porta e incontrare un destino peggiore di quello che sarebbe stato altrimenti.”

“A casa tutti bene” il film corale (nel cast, fra gli altri Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Massimo Ghini, Giampaolo Morelli, Gianmarco Tognazzi) emergono con prepotenza le figure femminili. Le donne, infatti, sono fatte per sorreggere il mondo, a partire dalla matriarca della famiglia, Alba (Stefania Sandrelli), passando per la stralunata zia Maria (Sandra Milo), fino alla giovanissima nipote Luna (Elisa Visari). In mezzo a loro, una moltitudine di esperienze, di volti e di storie.

Come ad esempio quella di Sara, interpretata da Sabrina Impacciatore, organizzatrice del ritrovo familiare, moglie devotamente cieca davanti alle continue infedeltà del marito Diego (Morelli). Muccino, che ha segnato in qualche modo il suo debutto da attrice ne “L’ultimo bacio”, questa volta ha coinvolto Impacciatore anche nella scrittura del film:

“Erano le nove di mattina quando Gabriele mi ha chiamato spiegandomi il progetto. Io ho collaborato da femmina a questa sua visione, stando a servizio come un fedele soldato. Per me è stato straordinariamente appassionante vedere come, le parole che avevo scritto osservando, prendessero vita e prendessero sangue. Questo film può piacere o non piacere, ma ci ha coinvolto tutti. Quando lo abbiamo rivisto, uomini e donne, ci siamo commossi tutti.”

Non meno problematica è la storia del triangolo Ginevra, Carlo, Elettra (Crescentini, Favino, Solarino). La famiglia allargata, un marito, una moglie, una ex moglie che i suoceri ancora venerano. Già avere una famiglia è difficile, averne addirittura due è da considerarsi un’impresa impossibile. Ma, dice Favino “i veri romantici non si rassegnano al fallimento dell’amore e rilanciano”

“Ginevra” – ci racconta Carolina Crescentini – “è un personaggio molto distante da me. Ho ragionato non sull’apparenza, quindi non su quello che doveva trasparire da Ginevra, bensì su cosa l’aveva fatta diventare così. Continuo a pensare che ci sia stato un motivo scatenante per questa insicurezza di fondo del personaggio, e ho lavorato su questo.”

Probabilmente uno dei motivi scatenanti delle paranoie e delle insicurezze di Ginevra è dato dall’irascibilità di Carlo, che emerge prepotentemente in una scena del film, quando dopo una furibonda lite, Carlo perde il controllo e per poco non uccide Ginevra buttandola da una rupe, che sicuramente farà discutere e che Muccino spiega così:

“Nel film ho voluto evidenziare anche lo stress e la pressione individuale che si subisce anche nella gestione del rapporto di coppia. Quello che accade al personaggio di Favino è un momento di black out e il black out arriva perché la pressione emotiva e lo stress porta a quello che si chiama fly or fight (combatti o fuggi ndr).” Nel tema caldo della violenza sulle donne, si inserisce Muccino, raccontando il momento di black out “che può degenerare in moltissime varianti, e ho voluto raccontarlo perché esiste, nella maggior parte delle coppie un momento di black out. Rappresentare l’animo umano e la realtà degli uomini fa parte del mio lavoro di regista”.

Non meno importanti sono le storie ai margini, quelle apparentemente meno distanti dalle dinamiche familiari cosiddette di primo grado.

Di nuovo, in “A casa tutti bene” il film mostra come siano le donne a tenere il polso della situazione. Nella coppia Sandro e Beatrice, rispettivamente interpretati da Massimo Ghini e Claudia Gerini si percepisce il disagio della malattia e l’indifferenza della famiglia davanti ad essa.

“Quando ho letto il ruolo ho percepito delle sfumature malinconiche e dolorose. Un grande amore e una seconda possibilità, nonostante il futuro sia buio”.

La coppia Sandro e Beatrice è costretta ad affrontare la malattia di lui, quasi in solitudine e il giorno di festa è un modo come un altro per sfuggire alla drammatica routine della vita quotidiana.

“Ho adorato moltissimo lavorare con Massimo. Ci siamo sfiorati per anni e ora Gabriele ci ha messo insieme come coppia, potenzialmente dalle grandi speranze, ma con questa ombra così nera sul futuro. Credo che la nostra storia, personale, abbia portato tanto ai personaggi” afferma Claudia Gerini.

Se la cecità della famiglia è evidente davanti alla malattia, lo è ancora di più davanti alla richiesta di aiuto che arriva da Riccardo e Luana a cui prestano il volto Gianmarco Tognazzi e Giulia Michelini.

Riccardo e Luana sono fra i personaggi più veri dell’intero film.

“Lei – ci racconta Giulia Michelini – cerca di controllarsi durante tutto il film, ma alla fine di fronte a quelle maschere a quel tipo di ipocrisia non riesce a contenersi, per cui esplode difendendo il suo uomo.”

Spesso, infatti, la famiglia ti da un ruolo e quel ruolo non te lo scrolli più di dosso. È la sorte di Riccardo, scapestrato giovanotto con qualche errore alle spalle, che la famiglia invece di aiutare tiene lontano. Salterà all’occhio dei cinefili la somiglianza (non solo anagrafica) fra Riccardino e il Bagini di “Io la conoscevo bene”.

Naturalmente nei tanti drammi, raccontati da Muccino in

“A casa tutti bene” il film  c’è anche chi, apparentemente si diverte, ritrovando un vecchio amore e lasciandoci assaporare uno storico clichè: “la storia più divina è farsi la cugina.”

E poi, ci sono i giovani. Disincantati e distanti da tutto e tutti, ancora troppo innocenti, non si preoccupano di vivere l’amore e la vita, rilanciano. Ed è questo alla fine il messaggio che vuole trasmettere Muccino

“la vita va avanti. L’importante è rilanciare. Anche bersi un bicchiere di vino e guardarsi negli occhi è un grande valore che si acquisisce e si rivaluta e si apprezza solamente con l’esperienza dei fallimenti subiti.”

Un finale pacificatorio, ma che lascia i personaggi nella burrasca della vita.

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