Si continua a parlare della questione della sepoltura dei feti al Cimitero Flaminio di Roma. Continuano le richeste di chiarezza ma anche la ricerca di soluzioni e proposte per rimediare a questa atroce violazione della privacy e dei diritti delle donne.
Oltre alle iniziative che sta portando avanti l’Associazione Differenza Donna, che per prima si è occupata della sepoltura dei feti e si è messa a disposizione delle donne coinvolte anche con il proprio servizio legale, ora arrivano anche proposte dagli amministratori.
Sepoltura dei feti, il silenzio di Roma Captale
Moltissime sono state ovviamente le reazioni indignate in questi giorni da parte di politici e amministratori locali e nazionali. Tra queste però, più di tutte, spicca una non-reazione, ovvero il silenzio dell’amministrazione di Roma Capitale. Nè la sindaca di Roma Virginia Raggi, infatti, nè la sua assessora Veronica Mammì si sono ancora pronunciate pubblicamente sulla vicenda. L’unica voce che si è alzata, per ora, dal Campidoglio, secondo quanto riportato da Fanpage, sarebbe quella di Lorenza Fruci, delegata della sindaca alla parità di genere, che ha commentato con toni ovviamente indignati la vicenda:
“È inammissibile che siano stati riportati i nomi delle donne senza il loro consenso, è una pratica mortificante che lede il diritto della privacy”.
Una proposta di Legge Regionale
In queste ore è arrivata anche una proposta di Legge Regionale che ha tra i firmatari la consigliera Marta Bonafoni. E’ la stessa consigliera a spiegare, nel dettaglio,l’iniziativa:
“In queste ore con Alessandro Capriccioli e altre colleghe e colleghi consiglieri abbiamo depositato una proposta di legge regionale sulla “sepoltura dei feti”. È una legge scarna, in cui diciamo una cosa semplice e per noi inappellabile: in nessun modo – nessuno – qualcuno o qualcosa si può sostituire alle decisioni della donna che ha subito una interruzione di gravidanza. È lei che deve decidere dell’eventuale sepoltura: se vuole procedere, e nel farlo come – nome, codice, eventuali simboli – tutto. Si tratta solo un primo passo, non crediamo debba essere necessariamente quello definitivo . Dobbiamo e vogliamo confrontarci con tutte e tutti. Ma dopo la denuncia di Marta, e tutto quello che ne è seguito, sentivamo forte l’esigenza di mettere in chiaro il nostro punto di vista. Il limite dentro il quale muoverci non può che essere la volontà e l’autodeterminazione della donna, la scelta delle donne. Sotto questa soglia crediamo che non si possa e non si debba (più) andare”.
A sostenere con forza questo punto di vista, è anche l‘Assessora alle Pari Opportunità della Regione Lazio, Giovanna Pugliese. L’Assessora, sin dalle prime ore si è espressa con toni molto duri sulla sconcertante vicenda, chiedendo chiarezza: