sanremo 2021 top flop

E’ partito il carrozzone del Festival di Sanremo 2021, e a dispetto delle previsioni più negative Amadeus ha rispolverato la sua giacca coi lustrini e anche quest’anno ha mandato in scena la prima puntata della manifestazione canora più amata e odiata d’ Italia, giunta alla sua 71° edizione. Affiancato da Fiorello, Matilda De Angelis e Zlatan Ibrahimovic su un palco avveneristico che sembra quasi un astronave, frutto del genio di Gaetano Castelli, e in un Ariston deserto a causa del covid, tra applausi registrati, nuove proposte, big veri e improbabili, siparietti sgangherati e l’irriducibile Vessicchio.

Se vi siete persi la puntata non temete ci siamo noi a darvi la nostra personale collezione dei momenti Top e Flop della Serata.

La prima co-conduttrice di Sanremo 2021 si merita di entrare tra i top della serata. Giovanissima, più fresca e spigliata dei suoi colleghi sul palco, brilla con naturalezza, passando dalla tradizionale presentazione dei cantanti a pezzi brillanti più lunghi. Come annunciato, rispolvera anche il suo passato di cantante nel bel duetto con Fiorello sulle note di Ti lascerò del duo Anna Oxa Fausto Leali.

Il look firmato Prada, più azzeccato nel secondo cambio che nel primo.

Per l’esordio alla conduzione di Zlatan Ibrahimovich per ora andiamo sul flop. Il campione, impegnato in siparietti un pò deboli con Amadeus sembra il cugino di Borat capitato per caso all’Ariston.

Ad aprire la serata è Fiorello che rompe il ghiaccio facendo la sua entrata avvolto in  un mantello di Fiori probabilmente rubato dall’ armadio di Malgioglio. E’ la svolta “trans” del comico ultra 50 enne, che  col rossetto nero ci spiazza tutti strappandoci un sorriso, mentre intona una versione disco di “Grazie dei Fiori” di Nilla Pizzi. Top perché divertente lo è di sicuro, anche se dopo in diversi momenti, diventa un pò flop quando si  dilunga e si perde in una serie di battute boccacesche dallo scarso effetto. Parla sempre e canta molto bene (come è noto ), ci convince soprattutto quando in tandem con la co-conduttrice Matilda de Angelis, omaggia Fausto Leali. Giudizio finale: talvolta è un po’ troppo Fiore…talvolta “ less is more”.

Dopo un poco riuscito duetto canoro da avanspettacolo con Fiorello e Amadeus che sbucano dai ventagli di piume e sembrano usciti dritti dagli archivi Rai per innescare l’operazione ragnatela, è finalmente il tempo della “freschezza”, dei nuovi talenti, dei giovani.

Ah! Le nuove proposte! In un Festival che dovrebbe in teoria essere dedicato a lanciare nuovi cantanti dovrebbero essere fondamentali, invece qui vengono sparati in aria nel giro di pochi minuti come i dischi del tiro al piattello. Così ci si leva il dente.

Esordisce per primo Gaudiano, col vestitito azzurro della comunione con una canzone “Polvere da sparo”che ricorda un po’ i Modà ma a scoppio ritardato, e ci spettina i padiglioni auricolari, con un vibrato che manco Lando Fiorini ai tempi belli. Alla fine dell’esibizione come lui stesso fa nella canzone, ci fa chiedere “Perchè? Perchè Gaudià?!”.

Segue “Alice nel paese del domopak” alias Elena Faggi, che canta con vocetta sottile una canzoncina orecchiabile, subito dimenticata. Poi arriva Avincola, “un giovane Marino Bartoletti” col berrettino del tonno nostromo, vestito d’arancio come se fosse pronto per andare a tappare le buche sulla provinciale, il suo brano è  la tipica canzoncella indie-sponente stile The Giornalisti che “magari faccio goal”… ma anche no Avincola, riprovaci l’ anno prossimo. L’ ultimo è  Folcast, il migliore vestito della sua chitarra che indossa con disinvoltura senza mai suonare. Ma con “Scopriti” passa il turno insieme inspiegabilmente a Gaudiano. Nel complesso le nuove proposte sono un po’ un flop che fa sperare  che dai Big in poi si veda di meglio.

Sicuramente Top è l’esibizione di Diodato, quest’anno ospite non  in gara, che esegue alla perfezione il successo con cui l’anno scorso aveva trionfato “ Fai Rumore”. A distanza di un anno, è ancora emozione, bravissimo anche se a vederlo continua a sembrare un impiegato delle poste.

Dopo Arisa in total red che imita se stessa cantando con la sua bella voce una canzone scritta da Gigi d’ Alessio che sembra un suo vecchio brano. La canzone non riesce a lasciare il segno quanto le sue unghie da Crudelia Demon, va sul palco anche Ajello senza impressionare. Mezzo flop.

Top Francesca Michielin per la voce bellissima nel brano “ Chiamami per nome” in duetto con un Fedez un po’ in affanno che fa solo da contorno. I due cantano con i microfoni uniti da una striscia bianca, che però più che un unione simbolica, ricorda la carta igienica.

A un certo punto spunta Loredana Bertè, che si merita un bel Top già solo per il carisma e la personalità. La voce con cui canta i suoi grandi successi non è più la stessa di un tempo, ma resta sempre credibilissima anche quando lancia un messaggio contro la violenza sulle donne, mettendo sul palco le emblematiche scarpe rosse, e lo riesce a fare con il solito look da fata turchina impazzita. La cifra della Bertè resta pur sempre la provocazione, come conferma il suo ultimo brano dall’eloquentissimo titolo “ Sono una figlia di…”

Top Noemi che scende la scalinata forse un po’ goffamente ma è splendida. Magra, chic e raffinata fasciata in un abito di lustrini mozzafiato firmato da Dolce & Gabbana che la fa sembrare una diva anni 40. Ci regala con la sua voce sexy e roca un brano malinconico “Glicine” un abbraccio passato, oscuro e poetico.

Giudizio sospeso su Max Gazzè che sembra un incrocio tra Albus silente e Leonardo da Vinci mentre circondato da figure di cartone intona  “Il Farmacista” una ballata rock dedicata ironicamente a chi crede di avere sempre ragione. L’impressione però resta: ma che tipo di farmaco avrà preso il buon Max per venire a Sanremo conciato così?! Mah…

Ecco il momento di Achille Lauro. L’artista romano fa dello spettacolo e della teatralità la sua firma. Arriva sul palco come un novello Ziggy Stardust coperto di piume rosa e con unghie lunghissime. E alla fine piange pure sangue come la Madonnina di Civitavecchia. La canzone “Solo noi” va un po’ sullo sfondo.

Madame col suo brano “ Voce” ci parla di trovare la propria voce interiore, in una giacca mosaico accecante scalza e scialla si esibisce in totale relax e fa il “suo” con sicurezza. Voce interessante a vederla sembra un pò “Fiorenza” di un “Sacco Bello”. Anche perché come lei sembra cantare con la gomma in bocca e non si capisce quasi mai cosa dice. Ma è bello così. Per stasera non è top nè flop. Rimandata.

I Maneskin finalmente con il brano Zitti e buoni, contenuto nel nuovo album dal titolo Teatro d’Ira ! Ci svegliano dal torpore con un po’ di sano rock, che è pura aria fresca. Look un po’ goth un po’ glam, ci offrono un’esibizione carica di energia dove la voce graffiante di un Damiano in gran forma sigilla un momento assolutamente Top!

Ghèmon con un look anni 70 che evoca il mago Galbusera “versione pettinata”, ci intrattiene con il brano “Momento Perfetto”. Accattivante motivo dalle sonorità groovy che ci ricorda che “Se non avveri i tuoi desideri finisci a vivere di ricordi”. Per noi è mezzotop perché crediamo che con quel riff potremmo canticchiarla spesso.

Annalisa fa quello che ci si aspetta da lei. Non colpisce particolarmente né per la canzone né per il look con un tailleur un pò da segretaria di studio legale.

Stesso effetto “canzone che canticchieresti sotto la doccia” per i Coma Cose. Il duo milanese ci parla d’ amore e canta riuscendo nel non voluto intento di rinverdire in chiave indie post moderna i fasti di Romina e Albano. Canzone piacevole ma non sono Top.

V. F.

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