Il 7 febbraio è il Safer Internet Day e in tutto il mondo si svolgeranno iniziative per diffondere le buone pratiche, per usare il web in modo corretto e in totale consapevolezza e sicurezza. A Roma, le iniziative per la sicurezza digitale si svolgeranno al Guido Reni District e avranno al centro un tema caldissimo: il cyberbullissimo.
Per tutta la giornata un migliaio di adolescenti delle scuole romane perateciperanno a incontri e dibattiti: al microfono si alterneranno relatori e formatori, colossi di internet, associazioni per la tutela dei minori e ovviamente soggetti istituzionali, a cominciare dalla ministra Valeria Fedeli a capo Miur, sotto il cui patrocinio la giornata è organizzata.
Il Safer Internet Day si celebra mentre il decreto anticyberbullismo, sta per essere approvato alla Camera dei Deputati. L’ atto è stato promosso dalla senatrice Paola Ferrara, che era l’ insegnante di musica di Carolina Picchio, la ragazzina che nel 2013 arrivò a suicidarsi in seguito alle vessazioni subite dai coetanei via internet. E, se la storia di Carolina ha avuto l’ esito più tragico, sono tanti gli adolescenti (soprattutto ragazze) che si trovano a vivere il suo stesso inferno ma, se è vero che sono in vertiginoso aumento le denunce di questi reati, è anche vero che rimane enorme il sommerso, per vergogna e paura di ulteriori vessazioni. La nuova legge permetterà ai minori di denunciare autonomamente, senza l’ intervento dei genitori, di essere obbiettivo di bullismo, nella speranza di aiutare i perseguitati dei techno ricatti e della persecuzioni a mezzo web, a reagire.
Secondo una ricerca su ragazzi nella fascia di età 14- 18 anni, commissionata per il SID da Generazioni Connesse, Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze, il 40% degli intervistati trascorre online più di 5 ore al giorno. Whatsapp è il social più usato fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). L’11% dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e un 3% ammette di aver insultato almeno una volta un personaggio famoso online. Stesso discorso si può fare sui commenti pesanti rivolti ai coetanei dove si conferma l’effetto di disinibizione dello “schermo” nel facilitare comportamenti che non verrebbero messi in atto così facilmente se si fosse di fronte all’altra persona.
Dati che evidenziano la necessità di percorsi educativi per aiutare gli adolescenti iperconnessi ad evitare le trappole della rete. Ma internet non va demonizzata, parola di Nunzia Ciardi,romana, madre di due adolescenti, e da poche settimane a capo della Polizia Postale Italiana. Sebbene il suo lavori la porti quotidianamente a contatto con il lato oscuro della rete, la dottoressa Ciardi sconsiglia ai genitori la via dei divieti. Racconta “Sono madre di due ragazi di 14 e 16 anni. Anche i miei figli, come tutti gli adolescenti, passano moltissimo tempo davanti al computer: lo usano per la scuola, per le ricerche,per interessi personali e per scopi ludici: giocano, stanno sui social network ecc. Io non li ho mai scoraggiati, sin da piccoli sono stati attratti dal computer anche perché hanno visto sia me che mio marito usarlo, navigare, per cui è stata una cosa naturale avvicinarcisi anche per loro. Quando erano bambini noi genitori li abbiamo affiancati nella navigazione, nelle ricerche ma va da sé che questi sono atteggiamenti poco praticabili quando i bambini crescono e diventano adolescenti. Chiunque abbia un figlio adolescente capisce quanto sia incongruo pensare di mettersi a navigare accanto al figlio o di frequentare una chat o un social network accanto a un ragazzo di 15 o 16 anni. Io ho cercato però di insegnare ai miei figli a usare le cautele idonee, per frequentare la rete in tutta sicurezza. Cautele che, a ben vedere, sono esattamente le stesse norme di buon senso che si devono usare nella vita quotidiana, come ad esempio non dare confidenza agli sconosciuti. Perché la rete non ha bisogno di più’ cautele di quante la vita reale ne richiede e non serve a niente demonizzare internet che in sé è uno strumento, un’ opportunità straordinaria che io personalmente amo moltissimo. E’ una ricchezza che i nostri ragazzi hanno a disposizione e che noi non avevamo e che va sfruttata nel modo giusto. Il proibizionismo non serve, per far sì che i nostri figli navighino senza incappare in disavventure, è più corretto e utile responsabilizzare i ragazzi. ”