Riapertura scuole

“Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati ed sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica.”

L’ammissione è della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in un intervento durante il programma Tutti in Classe di Radio1 Rai.

In quello che avrebbe dovuto essere il giorno della riapertura delle scuole e che di fatto lo è solo in tre regioni, per una piccola percentuale di popolazione scolastica, anche la ministra confessa di essere preoccupata per il protrarsi della modalità della didattica a distanza.

Oggi in tutta Italia davanti ai cancelli ancora chiusi delle scuole, si svolgono presidi e manifestazioni di protesta no dad. A conferma che i soggetti coinvolti, a iniziare dagli studenti chiedono a gran voce di trovare soluzioni per un problema che, di fatto, è molto più urgente di tanti altri.

In questo contesto l’ammissione della ministra Azzolina assume un peso significativo e un ulteriore stimolo alle istituzioni perchè si attivino con ben più impegno per sciogliere il fondamentale nodo della riapertura delle scuole.

La ministra nel suo intervento pone l’accento su un problema che da mesi associazioni ed esperti stanno denunciando: l’aumento esponenziale, in assenza di didattica in presenza, della dispersione scolastica.

Sono moltissimi gli studenti che per diversi motivi si sono persi per strada in questi mesi, e appartengono, per la stragrande maggioranza alle fasce sociali più in difficoltà.

Quella della ministra Azzolina, sulla mancata riapertura delle scuole suona come una polemica verso i territori che hanno deciso di prolungare i termini della Didattica a Distanza, ovvero quasi tutte le regioni. Ma è certo che, veleni politici pre crisi a parte, la domanda che si fa la ministra è la stessa che si stanno facendo gli studenti di tutta Italia e le loro famiglie.

Nelle regioni in zona gialla, che oggi sono 15 su 20, rimangono aperte praticamente tutte le attività produttive, ma la riapertura delle scuole, anche parziale, continua ad essere giudicata imprudente.

“All’interno delle scuole il rischio è molto basso e lo testimoniano gli studi italiani ed europei. La scuola si è organizzata molto bene. Io ho fatto tutto quello che potevo fare. Chiedo a tutti di trattare la scuola non in modo diverso di come si trattano le attività produttive.”

Ha detto la ministra.


“Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata. Ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato. Oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli”.

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