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PARTY TIME: IN SCENA GLI ALLIEVI DELLA SILVIO D’AMICO

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Dal 6 all’ 11 marzo 2018 l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” presenta Party Time, di Harold Pinter, saggio degli allievi del III anno del corso di Recitazione, diretti da Valentino Villa.

Due cast si alterneranno in scena, il primo cast debutterà il 6 marzo, il secondo il 7 marzo.

“In occasione del decennale della morte del premio Nobel Harold Pinter ho deciso di proporre ai nostri allievi attori una riflessione sulla scrittura di uno dei più solidi ed importanti drammaturghi del ventesimo secolo. ” spiega Valentino Villa,” La  scelta è caduta su un testo in fondo poco frequentato: Party Time. Un gruppo di persone, appartenente all’establishment di un non meglio identificato paese, chiuso in una stanza in occasione di un esclusivo party, si interroga sulle qualità di un club al quale converrebbe essere tutti iscritti; fuori da quella stanza sono in corso violenti rastrellamenti di cui loro stessi sono responsabili. Rastrellamenti che, lo capiremo solo troppo tardi, hanno lo scopo di riportare ‘il Paese’ ad uno stato di normalità in cui servizi normali possano essere garantiti ai cittadini.”

“Con lo scenografo Francesco Mari e il contributo del costumista Gianluca Falaschi abbiamo immaginato un dispositivo più che una scenografia,” prosegue Villa “in cui questo gruppo di persone fosse isolato e, allo stesso tempo, posto sotto lo sguardo impietoso di una telecamera: uno specchio e un prolungamento dello sguardo del pubblico. Un’occasione inoltre per gli allievi attori per sperimentare una zona di incontro e ambiguità fra diverse tecniche recitative – a cavallo fra cinema e teatro. Uno strumento, infine, la telecamera, per indagare il baratro nascosto di un apparentemente innocuo chiacchiericcio. Lo spazio creato facilita un corto circuito tra pubblico e privato, sovraesposizione di sé e retorica della privacy come nuova dittatura. Imprescindibile a questo proposito è stato il contributo di Hubert Westkemper nel poter rubare le voci degli attori e costruire parallelamente un universo sonoro dal quale sentirsi attratti e, con la stessa forza, respinti.”

 

 

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