Per la nostra serie “Le Antenate” oggi vi raccontiamo di Palma Bucarelli, la prima direttrice di un museo in Italia.
Romana, nata nel 1910, è stata una donna determinata, colta, intelligente, bella, ma soprattutto innovatrice: fu una delle due prime donne a dirigere un museo in Italia.
Diffamata in vita dai suoi detrattori con appellativi offensivi come “Amazzone degli stracci” (Giorgio De Chirico), “Palmina degli stracci”, lei andava avanti seguendo le sue idee e la sua profonda passione per l’arte.
Oggi, Palma Bucarelli, resta colei che operò un’innovazione nella cultura italiana del secondo dopoguerra, che favorì l’apertura verso le moderne sperimentazioni internazionali, che traghettò il pubblico italiano nel mondo dell’astrattismo e dell’informale nelle arti figurative. Un’ ‘Antenata’ che definirei ‘visionaria’, che ha ‘buttato un occhio al futuro’ e ha provato a codificarlo nel suo tempo.
Nell’Italia delusa, sofferente e disillusa, uscita dalla tragedia della seconda guerra mondiale , lei osa (perché è proprio l’osare oltre ogni logica, l’atteggiamento che la caratterizza), offrire al pubblico qualcosa che esce completamente dagli schemi culturali di un paese ripiegato su se stesso. La “polemica”, verso il suo operato, verso le sue scelte artistiche, verse le sue scelte private, verso il suo lavoro, è un altro filo rosso che l’accompagna durante tutta la vita. Non credo nessuna di voi si stupisca, purtroppo, nemmeno oggi, nell’immaginare questa donna “bella come una gatta siamese” (Ungaretti) con i suoi occhi azzurro-ghiaccio, accusata, dall’opinione pubblica, di utilizzare con troppa disinvoltura il suo fascino (chi possiede un mezzo lo utilizzi!). Sarebbe davvero ingiusto e limitativo credere che le sue arti seduttive siano state l’unico motivo che le ha permesso di gestire la Galleria di Arte Moderna di Villa Giulia per trentacinque anni (1941-1975), sfidando poteri forti e gusti convenzionali.
Laureatasi in “Lettere” nel 1933 presso la Sapienza di Roma, dove tra l’ altro fece l’incontro decisivo, con Giulio Carlo Argan, futuro primo sindaco non democristiano della città e grande storico dell’arte che sempre la sostenne, Palma Bucarelli vinse un concorso come ispettrice di beni d’arte presso la Galleria Borghese. Solo nel 1939 arriva a Villa Giulia, dove, l’allora direttore, Roberto Papini, l’anno successivo, viene richiamato alle armi. Quando l’Italia entra in guerra Palma si impegna in prima persona nel salvataggio delle opere d’arte, nascondendole in diversi luoghi, tra i quali anche Castel Sant’Angelo. Al suo rientro il Papini fu spostato a Firenze, lasciando ad una giovane Palma (appena trentunenne), la gestione della Galleria.
Attenti studi, attrazione per il nuovo e desiderio di sperimentare portarono Palma Bucarelli a un rapporto viscerale con la Galleria tanto che, già legata sentimentalmente al giornalista del Corriere della Sera, Paolo Monelli, che poi avrebbe sposato nel ’63, nel 52 andò a vivere in un appartamento in un’ala del museo, divenuto luogo della realizzazione delle sue idee di approccio all’arte.
La Galleria d’ Arte Moderna fu la prima a riaprire dopo i disastri della guerra. Alla polemica tra figurativi ed astrattisti, rispose con una serie di mostre, a cavallo tra gli anni 40 e 50 che ospitarono, tra gli altri, Carrà, Sironi, Morandi ecc. Fu Palma Bucarelli la prima a portare Picasso in Italia con il marcato disappunto di De Gasperi che riuscì solo a bloccare l’opera più politicamente schierata: “Massacro di Corea”. Seguirono, negli anni, Pollock, Rothko, Kandinskij, Modigliani, accompagnati dall’ira dei critici più tradizionalisti. Appena riuscì ad ottenere un finanziamento ministeriale portò a Roma le opere Cèzanne, Degas, Monet e Van Gogh. Ma non crediate che sia stata apprezzata per aver presentato al pubblico artisti di grande spessore internazionale, anzi, fu accusata di esterofilia (come si muoveva sbagliava!).
Lei si scoraggiò? Assolutamente no! Perseverò nella sua politica e tentò di utilizzare la Galleria come trampolino di lancio per dei rossetti americani (mi piace credere che questa sia stata solo una forte provocazione), di tutta risposta, le vennero tagliati i fondi pubblici. Provocatrice era nata: l’esposizione de il “Grande Sacco” (tela “colorata” con del vecchio tessuto di sacco rattoppato e bucato) di Burri, la portò direttamente ad un’interrogazione parlamentare. Si gridò addirittura allo scandalo quando, nel 1971, ebbe l’ardire di esporre le “scatolette” di Piero Manzoni, con il titolo “Merda d’artista”. Avete letto bene: le novanta scatolette, infatti, contenevano gli escrementi dell’artista che aveva stabilito, per il loro acquisto, il prezzo che corrispondeva al valore corrente dell’oro. L’Italia bigotta ne rimase doverosamente sconvolta (e a noi oggi ne rimane un sorriso).
Ma se tante furono le critiche e le battaglie, tra minacce di sottrazioni di fondi, interrogazioni parlamentari, e polemiche con nomi altisonanti, tanti furono i riconoscimenti italiani e non, tributati a questa donna visionaria e testarda: commendatore della Repubblica, già dal 1962, dal 1972 riceve la Legion d’ onore e diventa Accademica di San Luca, nel ’75 diventa grande ufficiale della Repubblica.
Il lascito ai posteri di Palma Bucarelli (oltre al piacere di sapere che una donna romana ha avuto il coraggio di sfidare a testa alta e direttamente, senza filtri, un’Italia tradizionalista) è innegabilmente prezioso: dobbiamo a lei l’evoluzione della Galleria d’ Arte Moderna da mero contenitore di opere d’arte a punto d’incontro per artisti e luogo di cultura accessibile al grande pubblico, grazie ad un servizio di attività didattiche (mostre, conferenze, proiezioni) iniziate già sul finire degli anni ’40. Probabilmente, non solo allora ma anche nell’Italia di oggi, a qualcuno può far ancora comodo credere che le innovazioni di questa donna siano state possibili solo grazie al suo fascino.
Francesca Guglielmi