Dal tenente Sheridan al vicequestore Rocco Schiavone, una carrellata di immagini e personaggi che ripercorre la storia del genere giallo in tivù.
Ospitata fino al 6 gennaio 2021 negli spazi espositivi del Museo di Roma in Trastevere, la mostra Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai, ripercorre la storia del giallo e del noir investigativo. Un viaggio che va dai grandi sceneggiati anni 50 allo streaming video delle serie crime del nuovo millennio. Nata da un’idea di Stefano Nespolesi e curata da Maria Pia Ammirati e Peppino Ortoleva, Sulle tracce del Crimine presenta duecento fotografie a colori e in bianco e nero tratte da circa ottanta programmi tivù, cinque installazioni video e diverse postazioni sonore, e dopo la tappa romana sarà da gennaio negli spazi espositivi di Palazzo Morando a Milano.
Sulle tracce del Crimine, viaggio nei gialli Rai
Un avvincente percorso tematico e cronologico. In onda regolarmente a partire dal gennaio del ’54, le trasmissioni televisive Rai vedono in catalogo alla fine dello stesso anno i primi gialli con Il processo di Mary Dugan, tratto da un dramma americano di Bayard Veiller.
I polizieschi si moltiplicano rapidamente. Sebbene all’inizio si tratti perlopiù di spettacoli a carattere marcatamente teatrale, lo stile cambia rapidamente. Nascono le prime serie e nel ’58 ne viene inaugurata una tutta italiana, Aprite: Polizia (diretta da Daniele D’Anza, con Renato De Carmine).
I grandi classici

Un anno dopo compare il tenente Sheridan. Interpretato da Ubaldo Lay, il detective dall’impermeabile bianco protagonista d’inseguimenti e conflitti a fuoco entra nelle case attraverso il piccolo schermo diventando un personaggio familiare per milioni d’italiani. Molti anni più tardi Raccontami, serie Rai ambientata nel decennio a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, renderà omaggio proprio al tenente Sheridan, personaggio di riferimento per il piccolo protagonista.
Gli anni ’60
Dal ’64 – e per quasi i dieci anni successivi, fino al ’72 – Gino Cervi vestirà i panni del commissario Maigret. Renderà popolari nel nostro Paese le atmosfere fumose e il fascino dei bistrot di Parigi. L’interpretazione di Cervi diventò così indivisibile dal personaggio del ruvido commissario (che solo la moglie può chiamar col suo nome, Jules: tra parentesi, la moglie di Maigret nello sceneggiato Rai è una meravigliosa Andreina Pagnani) da figurare invariabilmente sulle copertine dei romanzi di Simenon.
E sempre dalla grande narrativa di genere nascono nei tardi Sessanta le serie dedicate alle avventure di Nero Wolfe e di Padre Brown. Il corpulento investigatore inventato da Rex Stout, amante delle orchidee e della buona cucina era interpretato da un massiccio Tino Buazzelli. Più recentemente, da Francesco Pannofino. Padre Brown era invece il detective in abito talare nato dalla penna di G. K. Chesterton e impersonato da Renato Rascel.
In tempi più recenti, vengono raccontate in mostra le figure del commissario Salvo Montalbano di Camilleri o del vicequestore Rocco Schiavone di Manzini. Ancora, quella della giovane anatomopatologa prestata alle indagini di polizia creata da Alessia Gazzola e interpretata da Alessandra Mastronardi, L’allieva. Non può mancare l’atipica banda investigativa in forze al commissariato di Pizzofalcone col nomignolo di Bastardi nata dalla penna di Maurizio de Giovanni.




E, per inciso, sono ai nastri di partenza le avventure del commissario Luigi Alfredo Ricciardi, il tormentato barone di Malomonte prestato alle forze dell’ordine nella Napoli del ventennio fascista firmate sempre da de Giovanni: interpretata, sul piccolo schermo, da Lino Guanciale, Enrico Ianniello, Peppe Servillo, Nunzia Schiano, per la regia di Alessandro D’Alatri, la fiction, tra le novità dell’autunno 2020, avrebbe dovuto andare in onda prima ma è stata rallentata e posticipata dall’emergenza Covid 19, che ha scompigliato non poco le programmazioni Rai.
Roma nei gialli Rai
Ma tra gli sceneggiati nati da capolavori letteri raccontati dalla mostra Sulle Tracce del Crimine non si può non ricordare la miniserie tratta da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda. Diretta nell’83 da Piero Schivazappa vedeva Flavio Bucci nel ruolo del commissario Ingravallo. Sullo sfondo d’una Roma borghese, lo sceneggiato al pari del libro risuona degli accenti del contado e di molte diverse zone d’Italia tra cui la ruvida parlata molisana dello stesso Ingravallo, il commissario impegnato a districar gli gnommeri, i gomitoli dei delitti (ed è appunto visibile e ascoltabile in una delle postazioni video presenti lungo il percorso espositivo).
E ancora nei primi Settanta lo sceneggiato Rai si arricchisce di venature magiche e misteriche con Il segno del comando. Diretto da Daniele D’Anza e interpretato da un cast d’eccezione in prestito dal teatro (Ugo Pagliai, Carla Gravina, Rossella Falk, Andrea Cecchi, Franco Volpi…), va in onda dal 16 maggio al 13 giugno 1971. Conquistò 15 milioni di spettatori e diventò forse il più iconico sceneggiato prodotto dalla Rai ancora a due canali. Merito, anche, dell’indimenticabile sigla Cento Campane (non a caso rimessa in palinsesto da Raiplay), musicata da Fiorenzo Fiorentini sulle parole di Romolo Grano e interpretata da Nico Tirone. Girato tra le vie e le piazze d’una Roma insolitamente deserta (da via Margutta 33 all’Hotel Galba a Trinità dei Monti, passando per il Caffé Greco, la Taverna dell’Angelo a Trastevere, l’Isola Tiberina, i Mercati di Traiano, gli scavi della metropolitana…).
Il segno del comando traghetta il genere in un territorio a metà strada tra il noir, il sovrannaturale e l’enigma giallo classico. Un prodotto che fa da apripista a storie come Il fantasma del Louvre e L’amaro caso della baronessa di Carini. Negli stessi anni, Giorgio Albertazzi col suo Jekyll riporta in scena il grande classico dell’orrore di Robert Louis Stevenson. E Dario Argento comincia proprio in quel periodo genialmente a modificare i canoni del film di suspense.
Polizieschi ‘al femminile’




Ma la prima investigatrice della televisione italiana non è straniera, come potrebbe far pensare il suo cognome (Storm, tempesta, che in realtà è uno pseudonimo). Non una detective di professione, ma una giornalista dal gran fiuto investigativo e dal complicato rapporto di competizione e – solo occasionalmente – di collaborazione con la polizia. Laura Storm è protagonista del primo poliziesco Rai al femminile. Trasmessa a partire dal ’65, e sfumata nei toni del giallo-rosa, la serie, in otto puntate, è tra gli sceneggiati che più sono rimasti nella memoria degli italiani. Merito degli sceneggiatori – Leo Chiosso, il paroliere di Fred Buscaglione, e Camillo Mastrocinque – ma soprattutto dell’interprete Lauretta Masiero. Una delle attrici più note del varietà e del teatro leggero, abile nel mantenersi in equilibrio tra i due registri del giallo e dello scherzoso.
È solo a partire dagli anni Novanta che le donne investigatrici compaiono invece in ruoli drammatici. E’ il caso di personaggi come il commissario di Linda e il brigadiere o l’ispettore capo Lisa Milani di Donna Detective. E, più tardi, le poliziotte protagoniste dei police procedural come La squadra.
Sulle tracce del crimine offre una carrellata di immagini e personaggi che ripercorre la storia del genere giallo in tivù. Dal maresciallo Rocca all’ispettore Coliandro al sostituto procuratore Imma Tataranni. Non dimenticando la grande stagione inaugurata nell’84 da La piovra con Michele Placido diretto da Damiano Damiani. Il poliziesco televisivo si misura allora per la prima volta con i temi della mafia e della criminalità organizzata. In mostra anche curiosità e memorabilia. Tra questi esemplari dei Gialli Classici Mondadori, la collana nata nel 1929, e quotidiani e rotocalchi dai Cinquanta in poi . Reperti storici ed elementi scenografici. Una stanza, inoltre, è interamente dedicata alla visione delle sigle televisive dei programmi più popolari.