Il fotoreporter Danilo Malatesta racconta il lockdown di Roma come non l’avete mai visto, tra bellezza e sgomento, con gli scatti di Upside/Down in mostra per tutto il weekend
“Mi sono sentito nudo, immerso in un silenzio colloso che mi ha gettato nello sgomento”
Se chiediamo a Danilo Malatesta, fotoreporter di lungo corso, come è stato girare per Roma nei giorni del lockdown, la risposta è questa. Poche parole che ci immergono immediatamente nell’atmosfera surreale, sospesa e allo stesso tempo soffocante di quei giorni strani. D’altronde avete potuto vedere anche voi alcuni dei suoi scatti per TuaCityMag e guardandoli, la sensazione di vuoto e di sbalordimento era grande. La città, probabilmente in 3000 anni di storia non ha mai vissuto un momento simile. Le sue strade, le sue piazze non sono mai state così improvvisamente vuote e sinistramente silenziose. Quei giorni, che molti hanno vissuto al riparo delle loro case, si doveva comunque raccontarli. E così hanno fatto, perchè questo è il loro lavoro, giornalisti e fotografi. Tra loro, a correre su e giù per una città fantasma c’era anche Danilo Malatesta che oggi presenta il frutto del suo lavoro originale che non si è limitato alla cronaca della città svuotata dalla paura del virus, ma è andato oltre, facendo un salto concettuale e cercando di spiegare quello che accadeva sotto quella superficie.
Tutto questo lo potremo scoprire da domani 26 giugno a domenica 28 dalle 20 alle 24, nella mostra Upside/Down, di cui TuaCityMag è media partner, curata da Tommaso Zijno, presso la Biblioteca di Papa Agapito, in via Clivo di Scauro. Qui troveremo un reportage davvero particolare e unico, di cui ci parla lo stesso autore.
“Nei primi giorni del lockdown giravo per le strade vuote, ma non avevo particolari idee, sentivo però che erano giorni storici, giorni da raccontare. Poi mi è capitato tra le mani a casa un libro su De Chirico e guardando la riproduzione delle sue opere, quelle ‘piazze metafisiche’ mi hanno subito riportato all’incredibile situazione che stavamo vivendo. Così, nei giorni seguenti, in una Roma deserta e silenziosa ho preso manichini, macchina fotografica e ho girato in lungo e in largo quella città spettrale”.
La Roma del lockdown è in effetti una città nuova, diversa, mai vissuta prima.
“Una Roma che nessun romano avrebbe mai voluto vivere. Quelle giornate, quelle strade vuote, quel silenzio, da romano, mi hanno davvero graffiato l’anima. Una domenica mattina, scattando a fontana di Trevi, in quell’atmosfera spettrale, in cui l’unico segno di vita era lo scorrere dell’acqua, mi sono commosso, anche se credo che la cosa più incredibile l’ho potuta fare sulla Cristofoto Colombo, dove ho scattato una foto, stando completamente sdraiato in mezzo alla carreggiata. Una cosa davvero inimmaginabile fino a qualche settimana prima”.
La Roma del lockdown che troverete raccontata negli scatti di Upside/Down è la Roma del vuoto, ma anche la Roma in cui si respirava forte la paura, per chi si era rifugiato in casa e per i pochi che erano per strada a lavorare.
“Si, sopratutto in certi giorni ho avuto paura. Perchè il nemico che stavamo tutti combattendo era un nemico invisibile, coraggioso. Nel corso della mia carriera da fotoreporter sono stato in tantissimi teatri di guerra, ho ripreso bombardamenti, massacri interetnici, ma lì sapevo come muovermi, come proteggermi, questa volta invece era diverso. Avevo paura a dove mi appoggiavo, a come mi muovevo, a come respiravo. Una mattina mi sono trovato davanti all’ospedale Sandro Pertini e in un lasso di tempo brevissimo mi saranno passate davanti venti ambulanze. E ho capito che stavamo veramente combattendo una guerra”.
Upside/Down di Danilo Malatesta sarà visitabile tutto il weekend ad ingresso libero.