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L’incredibile estensione vocale e la criniera rosso fuoco, le melodie del Festival di Sanremo e l’impegno sui testi di Brecht. E ancora molte, molte, cose.

L’eredità artistica che si lascia dietro la grande Milva è imponente. Perché nella sua carriera ha fatto molte cose e tutte ad altissimo livello. Perché nella sua vita è stata generosa e avventurosa. Perché era un grande talento. E quando ci lascia un grande talento l’unica cosa che si può fare è riconoscere quanto ci ha arricchito l’incontro con la sua arte.

E pensare che al suo esordio, giovanissima, davanti al grande pubblico, sul palco di Sanremo nel lontano 1961, qualcuno aveva giudicato questa nuova cantante non solo per le sue doti vocali, ma anche per come si presentava. Lontana anni luce dall’artista raffinata, musa di altri artisti ed intellettuali che conosceremo negli anni successivi della sua carriera.

Sabrina e le serate in balera

Milva nasce a Goro, nella bassa ferrarese, con il nome di Maria Ilva Biolcati, nel luglio del 1939. Il suo nome di battesimo non lo utilizzerà mai per cantare perché già nella sua prima gavetta usa uno pseudonimo, Sabrina. E’ quello il nome con cui quella ragazzina dalla gran voce si fa una bella trafila nelle balere della sua regione. In una di queste serate, la nota un talent scout che la porta al concorso Voci nuove. Da lì entra nella scuderia Cetra ed esordisce nel 1961 al Festival della Canzone Italiana, dove conquista un notevole terzo posto con “Un mare nel cassetto”. Quella ragazza di campagna sarà pure poco al corrente delle novità della moda, ma ha davanti a sé una lunga e luminosa strada.

L’anno dopo infatti, torna all’Ariston e arriva seconda. Subito si scatenano i paragoni e le vere o presunte rivalità con le altre ugole d’oro, anzi, di platino della sua generazione. A iniziare da Mina.

Gli anni ’60, il matrimonio e il teatro

Ormai la carriera di Milva è decollata e anche nel privato i primi anni ’60 sono assai felici, sono quelli in cui la cantante sposa il regista Maurizio Corgnati. Lei stessa lo definirà in un’intervista l’uomo che più ha amato nella sua vita ed è lui che le ha dato l’unica figlia, Martina. Un legame, quello con Corgnati, fondamentale sia dal punto di vista personale che da quello artistico, perché attraverso di lui entrerà in contatto con nuovi ambienti intellettuali che poi frequenterà per tutta la vita.

Il matrimonio finisce invece nel 1969 e Milva è già una star. Già nel 1962 viene invitata in quello che, allora più di oggi, era il tempio dei grandi interpreti: l’Olympia di Parigi.

Già a metà anni ’60 il repertorio di Milva si raffina velocemente e si colora di nuove profondità.

E’ in quel periodo che Milva fa uno degli incontri più importanti della sua vita, che segnerà per sempre la sua carriera e le regalerà un posto unico nella storia della cultura italiana del secondo novecento. L’incontro è quello con Giorgio Strehler e, attraverso di lui, con un nuovo talento tutto da esplorare: quello per il teatro.

Sul palcoscenico Milva inizia con la commedia, lavorando con Gino Bramieri, ma con Strehler e ovviamente con Brecht, fa un salto triplo e diventa un’artista apprezzata e conosciuta in tutto il mondo. Da questo momento in poi l’anima della musicista pop e quella dell’artista impegnata viaggiano alternandosi, e in alcuni momenti anche in paralllelo.

E’ amatissima oltre che in Italia, in Germania, grazie anche alla perfetta padronanza del tedesco e, sin da subito, lo abbiamo visto, in Francia.

Milva, un’artista versatile: tra pop e intellighenzia

Incontra e collabora con grandissimi nomi della cultura del ‘900. Oltre a Strehler nel suo percorso ci sono Luciano Berio, Astor Pezzolla, ma anche Umberto Eco, Andrea Zanzotto e Alda Merini. Dall’incontro con Franco Battiato nasce una canzone potentissima e piena di colori, un capolavoro: Alexander Plaz.

Milva è un’artista, ma anche una donna avventurosa, che ama le sfide e odia gli steccati. Lo testimonia anche la sua vita privata piena di amori burrascosi e totali. E lo testimonia anche il cambiare continuamente strada, lo sperimentare, il volersi sempre scoprire, e far scoprire, in un modo diverso. E così, mentre canta Brecht e viene seppellita dagli applausi all’Olympia, Milva è anche la protagonista di un delizioso varietà diretto da Antonello Falqui e condotto da Oreste Lionello. Pop che più pop non si può.

Perché nella vita, se si ha voglia, si può essere tutto: musa dell’intellighenzia ed eroina nazional popolare, senza che l’una cosa sminuisca l’altra.

Tant’è che nel 1990 la ritroviamo lì, l’icona rosso crinita, sul palco più nazional popolare di tutti, quello di Sanremo. Dove questa volta porta il suo mondo. E dove torna ancora, e per l’ultima volta, nel 2007 con una canzone scritta da Giorgio Faletti, quello di Drive-In, che oggi sappiamo non era solo quello del Drive In, ma tant’è. L’ultima volta che l’abbiamo vista in televisione era il 2010.

Quando durante il Festival di Sanremo 2018 le viene riconosciuto il Premio alla Carriera, a ritirarlo è la figlia, perché l’artista sta già combattendo da tempo con la malattia che se l’è, alla fine, portata via.

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