Il nuovo film che vede protagonista Micaela Ramazzotti è un pugno nello stomaco, una storia forte di dolore ma anche di speranza che racconta il difficile tema del disagio psichico nei rapporti famigliari.
Naufragi di Stefano Chiantini è già disponibile in streaming su Apple TV/ iTunes, Google Play e Chili e dal 16 luglio uscirà su Sky
Film sembra costruito su Micaela Ramazzotti, cosa che in parte conferma il regista in conferenza stampa:
Il film è nato effettivamente pensando a lei come protagonista, e per fortuna ha accettato. E conoscendola ho potuto anche affinare il personaggio sfruttando i suoi tratti caratteriali: l’emotività e la passione in primis.
La protagonista ha raccontato di essersi sentita molto coinvolta sul set e molto felice di impersonare il personaggio complesso di Maria.
Cosa l’ ha colpita di questo personaggio?
Mi ha colpito il fatto che è nata storta, che è un po’ una buona a nulla. Si sente un’inetta, un’incapace, ha paura di vivere, anche di affrontare le piccole cose della vita. Lei è una bambina insieme ai suoi bambini, è un personaggio stravagante ma fragile. Per me personaggi così sono un regalo, credo di avere un’inclinazione che mi fa amare chi ha debolezze.
Questo è un film dove si affronta il dolore del lutto e anche il tema del come ripartire dopo un lutto. Un tema di cui non si parla molto, perché è difficile. Io mi sono riguardata, per prepararmi, Le Onde del Destino e anche alcuni titoli di Cassavetes. Il lutto qui in Naufragi viene raccontato in un modo che arriva piano piano, alla fine è anche un approccio che si rivela di grande speranza. Tutti questi elementi hanno reso il film davvero interessante ai miei occhi.
Maria è una madre che si sente un po’ inadeguata, mentre nella narrativa corrente non si fa che raccontare le madri come super eroine, tu come ti poni su questo tema?
Il mio personaggio in fondo è una bambina con due bambini, e il marito si occupa di tutti e tre. Lei non si occupa nemmeno delle bollette di casa, il marito si occupa di tutto. Maria non riesce a prendersi in carico nemmeno le minime responsabilità. La vediamo poi scendere nelle viscere del suo dolore ed essere costretta a trovare il modo di affrontare la realtà.
La trovo un personaggio pieno di sfaccettature, io non userei la parola fragile, perché Maria non cade a tappeto, cade in ginocchio e riesce a rialzarsi. Nonostante la partenza storta, non è una donna fragile, è bizzarra e, alla fine, trova il modo di tenersi in piedi. Un modo tutto suo.
Lei non è una donna strutturata, non ha un bagaglio, una forma. Maria potrebbe essere una figlia di circensi, di hippie, è una creatura pura che reagisce proprio come un animale selvatico che non riesce a mettersi in riga dritto.
Il fatto di essere una mamma bambina è perché proprio non è capace a fare diversamente, avrebbe bisogno lei di una mamma. Però sicuramente i bambini si divertono.
Che cosa ti ha dato questo personaggio?
Io mi sono molto divertita a farlo. Tornavo a casa felice, ero entusiasta girando. Il regista mi ha dato totale libertà e c’è stata molta allegria perché tutti amavamo la storia e il copione. Nonostante al personaggio accadessero sventure la lavorazione è stata piena di gioia. Mi sono lasciata andare e mi sono anche divertita a togliere, soprattutto nella seconda parte. Ho un ricordo meraviglioso di questo set.
Il film si risolve grazie a un incontro salvifico, quello tra due donne lontane anni luce, cos’hanno in comune?
Hanno in comune l’animo buono, e il fatto che la vita non sia stata così generosa con loro. Quindi sono due gatte che si incontrano, si scrutano e si studiano. Inizia a vivere Maria, dopo essere morta, grazie alla curiosità che ha verso un’altra persona e inizia ad aprirsi verso la realtà, verso il mondo.
Micaela Ramazzotti, nella realtà, che madre è?
Sono una mamma a cui piace molto stare con i suoi figli. Mi piace portarli in esplorazione, fargli vedere posti nuovi, giocare con loro. Mi piace non perdere nessun pezzetto della loro crescita. Vorrei stare sempre con loro, sono un po’ ansiosa ma sto lavorando su questo mio lato del carattere e mi impegno a lavorare.