A 45 anni dal massacro del Circeo la casa di Donatella Colasanti diventa un Centro Antiviolenza. Un gesto concreto, carico di valore simbolico. Un annuncio che arriva nell’anniversario di un fatto di cronaca che sconvolse l’opinione pubblica italiana e che riassume in sé tutti i significati di ferocia. In giorni in cui i casi di violenza senza un perché sembrano moltiplicarsi, l’annuncio della nuova vita della casa di Donatella Colasanti sa di resistenza e riscatto.
Il massacro del Circeo e la lotta per la giustizia di Donatella Colasanti
Donatella Colasanti era una ragazza di 17 anni quando, nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1945 la sua vita cambiò. Insieme all’amica Rosaria Lopez, accettò l’invito ad andare ad una festa tra compagni di scuola nella casa al mare di un coetaneo. Quell’invito si rivelò una trappola, l’inizio di un incubo da cui Rosaria non uscì viva e Donatella ci riuscì solo fingendosi morta. Le foto del ritrovamento di quella ragazzina, una maschera di sangue e lividi ancora oggi danno i brividi. Lei, la sopravvissuta a 36 ore di violenze, torture, sevizie inflittegli da tre aguzzini figli della Roma bene che avevano scelto di passare così la loro serata da rampolli annoiati e folli.
Quell’incubo, passato alle cronache come ‘il massacro del Circeo’, Donatella Colasanti se lo portò dentro per tutta la vita. Fu combattiva quando ci fu da combattere, in sede processuale prima di tutto, quando la difesa delle tre belve provò a rigirare le parti e a mettere sotto accusa la vittima, e da lì in poi non smise mai di chiedere giustizia e tenere viva la memoria su quella notte di orrori.
Donatella è morta nel 2005, stroncata da un tumore, ma la sua battaglia non è stata dimenticata, e a distanza di tempo continua a produrre i suoi frutti. E’ di questi giorni infatti, la notizia che la casa che la Colasanti aveva a Sezze, un piccolo centro della provincia di Latina, non lontana dal Circeo, diventerà un Centro Antiviolenza, ovvero un approdo sicuro che accoglierà donne in fuga. A lanciare l’idea, qualche mese fa, è stato Roberto Colasanti, il fratello di Donatella, che sempre le fu accanto nella sua battaglia e oggi ne ha raccolto il testimone.
La casa di Donatella diventerà un Centro Antiviolenza per aiutare tutte le donne
“Mia sorella ha tanto sofferto ma è rimasta sempre combattiva. Ha sempre lottato per ottenere giustizia. E’ morta di tumore. Mia madre se ne è andata 40 giorni prima, poi è scomparsa mia sorella e successivamente è stata la volta di mio padre. Tutta la mia famiglia ha pagato duramente gli effetti di quanto accaduto” – ha raccontato Roberto Colasanti-“Ho ereditato la sua casa a Sezze. Mi piacerebbe che venisse trasformata in un consultorio”.
Ed è così che è stata lanciata l’dea di dare una nuova vita a quella casa, che diventerà un avamposto contro la violenza sulle donne. Quella violenza che Donatella Colasanti sperimentò in tutte le sue agghiaccianti sfumature. A raccogliere l’appello di Roberto è stata la Regione Lazio.