Marilyn Monroe nacque il 1 giugno 1926 a Los Angeles, e la sua fu una vita breve e straordinaria.
La più diva di tutte le dive, icona di femminilità, fragile e determinata, ambiziosa e ingenua.
Marilyn Monroe nella sua vita fu, secondo i suoi biografi, tutto e il contrario di tutto. Una donna con un’esistenza tormentata e breve, come si conviene ad un’eroina sfortunata e immortale.
Marylin Monroe, una vita da film
Quella di Marilyn Monroe fu una vita da film (drammatico).
Nata Norma Jean Baker in un sobborgo di Los Angeles il 1 giugno 1926, sin da subito, la sua strada si rivela un percorso in salita.
La madre è mentalmente instabile e in un difficile situazione economica, il padre ignoto, o meglio, incerto.
La bambina che diventerà una delle donne più ammirate e famose del mondo passa un’infanzia difficilissima, sballottata tra orfanotrofi e case famiglia subendo umiliazioni e abusi.
A sedici anni Norma Jeane individua una via d’uscita da quell’inferno e sposa, giovanissima, un tale Jim Dougherty, nel 1942.
Prima di lanciarsi all’inseguimento del sogno del cinema si arrabatta per mantenersi, fa mille lavori e quello che gli dà più sicurezze è un lavoro da operaia: addetta alla verniciatura in una fabbrica di munizioni.
Marylin Monroe: da operaia a modella
E’ il 1945 quando qualcuno che ha a che fare con il dorato mondo dello spettacolo si accorge di questa ragazza. Lui è il fotografo David Conover che della futura Marilyn Monroe disse:
“Emana qualcosa di fresco e vivace, ed è come se flirtasse con l’obiettivo” .
Iniziò così la sua strada la futura diva che per ora è solo una modella, per la rivista “Yank”. Ma che questo possa essere solo l’inizio di qualcosa di più grande deve averlo già intuito visto che nel frattempo divorzia dal marito che le era servito solo come ancora di salvezza.
Le sue foto arrivarono all’agenzia pubblicitaria più importante di Hollywood che la ingaggiò subito come modella. Le sue foto iniziarono a comparire su diverse riviste negli Stati Uniti e all’estero e finì in breve sulla copertina del Los Angeles Time.
E’ il 1946 e ormai in molti si erano accorti del fascino magnetico di quella giovane ex operaia californiana e la sua agenzia sfruttò il momento per farle chiudere il suo primo contratto cinematografico, con la Fox: sei mesi a 150 dollari a settimana.
Marilyn Monroe, la vita a Hollywood
Marylin Monroe era una ragazza ambiziosa. Il sogno della sua vita era Hollywood e, appena ne ebbe l’occasione fece di tutto per poterlo realizzare.
Firmato il suo primo contrattino si iscrisse ad una scuola di recitazione e si mise a studiare, mentre continuava a lavorare anche come modella.
Partecipò a diverse pellicole minori in attesa della grande occasione. Fu all’inizio degli anni ’50 che il mondo scoprì Marilyn Monroe.
Nel 1952 apparve per la prima volta sulla copertina del più autorevole e ambito settimanale del mondo:“Life” .
Poco più tardi arrivò anche la consacrazione cinematografica con il suo primo impertante ruolo da protagonista in una grande produzione.
Siamo nel 1953 e il film che la renderà una diva si chiama “Niagara”.
Una storia noir in cui Marilyn Monroe interpreta una femme fatale che trama per uccidere il marito. Il 1953 è un anno d’oro, quello in cui nasce il mito di Marilyn. Nello stesso anno infatti interpreta un altro personaggio immortale, forse quello che più si è cucito addosso regalandole più degli altri titoli quell’immagine di diva che ancora oggi ammiriamo. Stiamo parlando del musical “Gli uomini preferiscono le bionde” a fianco di Jane Russell.
Un film che fece il botto al botteghino consacrando Marilyn Monroe donna dei sogni della sua generazione e di quelle che verranno. La popolarità di Marylin Monroe era talmente grande che la ex ragazzina dell’orfanotrofio arriva a lasciare le sue impronte sul marciapiede del Grauman’s Chinese Theatre di Los Angeles. Un trionfo.
Le due attrici protagonista de “Gli Uomini preferiscono le bionde” divennero amiche e Jane Russell descriveva Marilyn Monroe come solo chi ne aveva scorto davvero l’anima avrebbe potuto. “Una ragazza molto timida, molto dolce e molto più intelligente di quanto la gente possa credere”.
Il trionfo di Marilyn Monroe, diva e imprenditrice
Ormai il mito di Marilyn era nato e la sua carriera, semplicemente, esplose.
Anche la commedia romantica “Come sposare un milionario” dello stesso anno, riscosse un notevole successo commerciale.
Poi Marilyn Monroe entrò nella storia non solo del cinema, ma del costume, con la famosa scena della gonna sollevata in “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder.
Eppure, diventata un’ icona del cinema decise di lasciare Hollywood, stanca di essere relegata nei ruoli di icona sexy. E cercò di diversificare i suoi ruoli, tentando anche la strada di Broadway.
Nel 1956 la sua immagine comparve come copertina del Time, fotografata dal grande Richard Avendon, ma soprattutto ricevette la nomination al Golden Globe come miglior attrice per “Fermata d’autobus”.
Il 13 maggio del 1957 l’attrice ritirò all’istituto di Cultura Italiana di New York, dalle mani di Anna Magnani, il David di Donatello come migliore attrice straniera.
Marilyn era molto meno ingenua di quanto potesse far pensare ai più il personaggio di svampita che spesso le appiopparono gli sceneggiatori di Hollywood.
Ed era anche portatrice di una sana ambizione, senza la quale non sarebbe mai riuscita a scappare da un destino che, all’inizio, sembra certamente segnato dalla miseria.
Era una donna che si rendeva conto di muoversi in un mondo, quello di Hollywood in cui, a prendere le decisioni erano ancora solo gli uomini, con tutte le conseguenze del caso. Ma a modo suo contro questo stato di cose si è sempre battuta.
Nel 1956 per esempio, avrebbe dovuto partecipare al musical The girl in Pink Tights accanto a Frank Sinatra. Marilyn Monroe si rifiutò di prendervi parte, venendo sospesa dalla 20th Century Fox. Il motivo? L enorme differenza di salario fra i due protagonisti che la donna non tollerò. Per Sinatra erano infatti previsti 5.000 dollari alla settimana contro i 1.500 della protagonista femminile.
Fu lei la prima attrice a firmare con la 20th Century fox un contratto che le consentì di approvare il direttore della fotografia ed il regista e di ricevere un cachet di 100.000 dollari a film.
L’anima manageriale della star venne fuori nel 1957 quando con l’amico e fotografo Milton Greene fondò una società di produzione, la “Marylin Monroe Productions”.
Unico film prodotto autonomamente fu “Il principe e la ballerina” che le fece vincere il David di Donatello nel 1958. L’anno successivo riceverà il Golden Globe con “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder che la definirà “genio assoluto come attrice comica”.
Marilyn Monroe: la vita e gli amori, infelici (e fatali)
Marilyn Monroe ormai era una celebrità, la donna più ammirata della sua epoca. Era il sogno proibito di molti e riceveva migliaia di lettere di ammiratori a settimana.
I suoi amori furono però turbolenti, spesso infelici e, si dice, addirittura fatali.
Nel 1954 si sposò per la seconda volta, e divenne moglie del giocatore di baseball dei New York Yankees Joe Di Maggio, una vera divinità degli stadi, a cui si concesse dopo anni di corteggiamento.
Si trasferì a New York ma il matrimonio durò poco, sebbene il marito si dichiarò innamorato di lei ancora molti anni dopo.
Il 1956 sarà l’anno del matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller, con il quale visse una grande storia d’amore. La diva e l’intellettuale, una coppia che nessuno credeva sarebbe durata a lungo e così fu.
Insieme, furono ricevuti dalla regina Elisabetta e Marylin indossò un abito che fece scandalo.
Come si sa, furono importanti ( e forse fatali) anche le sue frequentazioni con il potere.
Marylin Monroe fece parlar molto di sé quando, nel 1956, durante i festeggiamenti per il compleanno del presidente John Fitzgerald Kennedy, cantò in un modo volutamente ultra seduttivo davanti a circa 15.000 persone “Happy Birthday, Mr. President” fasciata in un abito color carne che lasciava poco spazio all’ immaginazione.
Una sorta di dichiarazione d’amore pubblica, una conferma di una liason che era una delle tante per il giovane presidente degli Stati Uniti e che, come le altre avrebbe dovuto essere vissuta nel più totale riserbo.
Ma Marilyn non era donna da rimanere dietro le quinte e questo le costò comunque caro, di sicuro dal punto di vista sentimentale.
A parte la questione umana non si può poi non ricordare che l’ombra dei fratelli Kennedy (Marilyn ebbe una relazione anche con Bob) si è allungata spesso sulle ricostruzioni, più o meno fantasiose, della prematura morte della giovane diva: un’overdose di barbiturici, catalogata come ‘suicidio.
Un epilogo tuttora avvolto dal mistero, che è il finale perfetto di quella vita da film.
Tragica, magnifica, piena e bruciata che ha portato via troppo presto dal mondo la donna e l’attrice, lasciando dietro di sé il mito e l’icona immortali Marilyn Monroe.