Un film atteso, per molti motivi, rischia di diventare un caso a pochi giorni dall’uscita nelle sale.
Parliamo de “La scuola cattolica”, il titolo ispirato all’omonimo libro premio Strega di Albinati che racconta il massacro del Circeo, allargando lo sguardo agli ambienti in cui vittime e carnefici di quell’orribile fatto crescono e vivono.
Il film sul delitto del Circeo diventa un caso
E’ di oggi la notizia che il film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia con il bollino di divieto ai minori di 14 anni, sarà invece vietato per tutti i minorenni.
Una decisione che ha lasciato interdetti il regista, la produzione e addirittura i famigliari delle due vittime del delitto del Circeo, ovvero la povera Maria Rosaria Lopez, che dalla villa del massacro uscì cadavere e Donatella Colasanti che si salvò per miracolo e lottò tutta la vita per ottenere giustizia e non far dimenticare quell’orrore.
Le motivazioni addotte dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche del Ministero della Cultura, per aver assegnato al film “La scuola cattolica” il bollino rosso verso i minori di 18 anni, riguardano il taglio narrativo.
Si legge nel documento: “Il Film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film, da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per tutte le ragioni sopracitate la Commissione a maggioranza ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto.”
Le reazioni del regista e dei parenti delle vittime del Circeo
Secondo il regista e la produzione, le motivazioni sono focalizzate su scelte artistiche e suppongono il contrario di quello che è la vera intenzione del film
Dice il regista de “La scuola cattolica”, Stefano Mordini: “Quello che si leggere nelle motivazioni della censura è esattamente il contrario di quello che racconta il film. E cioè che, provenendo dalla stessa cultura, è sempre possibile compiere una scelta e non deviare verso il male. Una delle due vittime, all’epoca, era minorenne e il nostro è un film di adolescenti interpretato da adolescenti. Trovo assurdo che oggi si vieti ai ragazzi anche solo di vedere, attraverso un libero mezzo di espressione, quello che due ragazze come loro anni fa hanno subito. Questo atto censorio priva una generazione di una possibile presa di coscienza. Che potrebbe essere loro utile per difendersi da quella violenza spesso protagonista nella nostra cronaca.
E questo perché alcune delle ragioni di quella tragedia sono purtroppo ancora attuali.”
Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli.
“”Sorpresa e preoccupazione” per la duplice decisione delle Commissioni ministeriali “di sottoporre a un divieto ormai arcaico” il film ‘La Scuola cattolica’ di Stefano Mordini.Purtroppo gli annunci di abolizione della censura non hanno trovato riscontro in una procedura che – spero per poche settimane – è ancora in vigore. Mentre i nostri giovanissimi possono accedere attraverso il web a contenuti violenti e veramente indegni, opere dell’ingegno – in questo caso, un film importante tratto dal libro di Albinati che ha vinto il “Premio Strega” – vengono assoggettate a pareri occhiuti e fuori dal tempo. Qualcosa non funziona, se si pensa di far votare i sedicenni, ma gli si impedisce di vedere un film di qualità. Un film basato su fatti di cronaca, cui tutti hanno avuto liberamente accesso e che hanno profondamente interpellato la società italiana.”
Si dicono sorpresi della decisione anche il fratello di Donatella Colasanti e la sorella di Maria Rosaria Lopez. Il loro avvocato fa sapere.
“I miei assistiti sono, rispettivamente, sorella di Rosaria Lopez e fratello di Donatella Colasanti, e ne sono anche eredi mortis causa. Hanno visionato, unitamente al sottoscritto scrivente, il film ‘La Scuola Cattolica’. Il loro evidente coinvolgimento, personale e affettivo, nella vicenda narrata, per la parte che li riguarda, ha indotto in Letizia e Roberto il risvegliarsi di traumi e dolori profondi, legati a quanto patito nel 1975 e negli anni successivi.
Malgrado l’enorme sacrificio, umano ed emotivo, legato alla rievocazione vivida, di quanto accaduto alle rispettive sorelle, hanno, tuttavia, apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni.
Hanno, pertanto, appreso con grande sorpresa della decisione del Ministero della Cultura di vietare la visione del film ai minori degli anni diciotto.”