Il 4 novembre si celebrano i 100 anni del Monumento al Milite Ignoto. Per l’occasione, Rai Uno propone in prima serata la docu fiction ‘La scelta di Maria’ con Sonia Bergamasco, Cesare Bocci e Alessio Vassallo. Un’opera che racconta la storia vera dietro la nascita del monumento.
Maria Bergamas, la storia vera della madre del Milite Ignoto
Era il 1921, l’Italia era attraversata dai tumulti e dalle rivolte di quello che la Storia avrebbe poi etichettato come ‘Biennio Rosso’ con le occupazioni delle fabbriche e le manifestazioni di piazza.
Il paese uscito dalla Prima Guerra Mondiale, piangeva ancora i suoi 70000 morti e 600000 dispersi. La strage di una generazione di ragazzi caduti sui campi di battaglia del Carso, dove si era consumata una carneficina di dimensioni mai conosciute prima nella storia.
In questo scenario arriva l’idea del ministro della guerra, Gasparotti, di provare a lenire qualche ferita ancora sanguinante attribuendo i più alti onori ed erigendo un monumento alla memoria, non di un eroe di guerra, ma a uno di quelle migliaia di ragazzini senza nome, i cui cari non avevano il conforto nemmeno di andarli a piangere sulle loro tombe.
Milite Ignoto, carne da macello che non ebbe nemmeno il nome sulla sepoltura. Erano migliaia. E migliaia erano le famiglie, le madri, che a casa li piangevano, non sapendo nemmeno dove poter portare un fiore.
Maria Bergamas, residente a Trieste, era una di queste madri. Maria Bergamas era una donna friulana di umili origini, nella cui vicenda è sintetizzata tutta la tragedia della Prima Guerra Mondiale.
Aveva un figlio Maria, che era nell’età giusta per andare a morire in trincea e per infervorarsi della lotta politica. Sarebbe dovuto finire nelle trincee austriache ovviamente, visto che all’epoca la Venezia Giulia, sebbene di popolazione italiana era parte dell’Impero Austroungarico.
Come tantissimi della sua generazione, Antonio, classe 1891, disertò la chiamata imperiale e si arruolò volontario, sotto falso nome, tra le fila italiane. Ed ecco qui il succo del conflitto per l’Italia.
Nemmeno Antonio sfuggì al triste destino di tanti suoi commilitoni e trovò la morte a 24 anni, sul Monte Cimone.
Il figlio di Maria Bergamas fu sepolto con nome e cognome, ma il cimitero dove riposava fu distrutto da un bombardamento e lui e i suoi compagni lì sepolti furono dichiarati ufficialmente dispersi.
Disperso. Questo è quello che sapeva di lui sua madre, Maria Bergamas, una madre, che come tante altre madri, nel 1921 ancora piangeva per il pesante tributo pagato all’Italia.
Venne scelta per il suo inumano sacrificio alla causa, ma anche perché popolana, perché triestina,e madre di un irredento morto.
Così scrisse Antonio nell’ultima lettera alla madre: “Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia. Perdonami dell’immenso dolore ch’io ti reco e di quello ch’io reco al padre mio e a mia sorella, ma, credilo, mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la Patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una Patria che non era la mia e che io odiavo. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio.»
La scelta di Maria e la sepoltura al Vittoriano
Il 28 ottobre del 1921, nella cattedrale di Aquileia, Maria Bergamas dovette scegliere il corpo che sarebbe diventato il Milite Ignoto, simbolo di tutti i ragazzi senza nome morti e dispersi in battaglia.
Maria, ‘la madre d’Italia’, la mattina del 28 ottobre, nella cattedrale di Aquileia deve scegliere fra 11 bare. Intorno a lei, molta gente, e tante altre mamme con il cuore spezzato.
La scelta di Maria, nella storia vera, cadde sulla bara numero 10, la penultima. Davanti a questa cadde affranta Maria Bergamas.
Da lì a poco, il feretro partirà con un treno che viaggerà attraverso l’Italia verso Roma. Ad ogni tappa il treno sarà accolto dalla gente che si riunirà in una sorta di funerale collettivo, rito di elaborazione di tante tragedie personali e pubbliche.
Il 4 novembre 1921 la salma scelta da Maria verrà inumata, con una cerimonia nel Vittoriano, a piazza Venezia. Da allora viene vegliata 24 ore su 24 da componenti delle varie Forze Armate in un monumento che, si sa, non piace e non è mai piaciuto molto ai romani, ma colpisce immancabilmente l’attenzione di turisti italiani e stranieri.