L’inizio di questo anno 2022 è subito segnato da un evento di sangue e violenza. Stiamo parlando della terribile fine di un bimbo di 7 anni nel Varesotto, Daniele, ucciso dal padre, Davide Paitoni. Era stato mandato dall’uomo, agli arresti domiciliari per aver tentato di uccidere con un taglierino un collega, a passare il Capodanno.
Davide Paitoni, padre e assassino mosso dall’odio
Il corpo di quel bambino è stato ritrovato senza vita, con un taglio alla gola, in fondo ad un armadio della casa paterna dove scontava i mesi di domicilio coatto Davide Paitoni, 40 anni, padre e assassino del piccolo Daniele.
Quando i carabinieri hanno fatto il terribile ritrovamento, Paitoni si era già dato alla fuga. Nelle ore precedenti aveva ucciso suo figlio e poi si era recato a casa della ex moglie Laura, con l’intenzione di far fare anche a lei la stessa fine.
Perché Daniele è morto perché suo padre odiava sua madre e voleva farla soffrire. Il piano folle dell’assassino è rimasto nero su bianco in un biglietto di commiato. Nelle intenzioni di Paitoni, il suo Capodanno di sangue sarebbe stata una sequenza feroce: uccisione del figlioletto, uccisione dell’odiata ex moglie, suicidio.
E invece, l’unica vittima di questo piano scellerato è stato Daniele, sgozzato in casa del nonno paterno che, anziano e con problemi di udito, afferma di non aver sentito nulla di quello che stava accadendo.
Quando Paitoni si è recato dalla ex con la scusa di riportarle il bambino, l’ha aggredita colpendola con una lama al volto, alla schiena e all’addome.
Sono intervenute le forze dell’ordine, la donna è stata portata in ospedale, ma il primo pensiero è andato al bambino che aveva trascorso Capodanno con il suo aggressore. Non era con lui, quindi dov’era il piccolo? E’ bastato il sopralluogo a casa di Paitoni per avere la peggiore delle risposte.
L’uomo nel frattempo si era dato alla fuga ma è stato trovato, ha minacciato il suicidio, ma si è ferito solo superficialmente ed è stato arrestato.
Si poteva proteggere il piccolo Daniele?
Ma il sipario su questa ennesima tragedia della violenza in famiglia non può calare senza che ci si faccia, ancora, qualche domanda.
E’, quella del piccolo Daniele, l’ennesima morte violenta che si sarebbe potuta evitare?
Paitoni era ai domiciliari per un grave fatto di violenza, ed era stato già segnalato nel 2019 per maltrattamenti. In quell’occasione, era scattato un‘codice rosso’, ovvero la nuova procedura che velocizza l’intervento dei pm in caso di denuncia di violenza domestica, ma pare che, a fronte dell’ avvio di quella procedura, non ci sia stato concreto seguito.
E ancora, l’altra domanda che rimbomba su questa morte è: come è possibile affidare un bambino come Daniele a un uomo come Davide Paitoni che, sebbene suo padre, sta scontando una pena ai domiciliari per tentato omicidio?
L’indole violenta e antisociale di Paitoni era nota, ma c’era un accordo tra i legali di lui e della sua ex per continuare a fargli frequentare il bambino, nonostante l’odio di quell’uomo imbevesse ogni sua frase, pensiero, azione, respiro.
Davvero non potevamo salvare Daniele?