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“Quello che sta succedendo al confine tra Polonia e Bielorussia va oltre ogni limite immaginabile. Stanno morendo persone perché sono bloccate sul confine, dalle politiche sbagliate, dalla totale disumanità. E siamo responsabili anche noi. Il tema del nostro film è prenderci cura degli altri per prenderci cura di noi stessi”.

Ha le idee chiare Kasia Smutniak su quello che sta succedendo tra Polonia e Bielorussia. E le esprime in un grido di indignazione che arriva a margine della conferenza stampa di presentazione del nuovo film di cui è protagonista.

Kasia Smutniak: “In Polonia le persone stanno morendo bloccate sul confine”

Nel salone di un elegante hotel di piazza della Repubblica si sta presentando il bel film 3/19, ultima opera del regista Silvio Soldini. L’incontro con i giornalisti è quasi concluso, quando un’ultima domanda interroga Kasia Smutniak sulla situazione in Polonia.

Ben sapendo che l’attrice è ormai abituata a intervenire su temi scottanti e ad esporsi in prima persona su questioni che riguardano i diritti e il sociale.

La situazione inoltre, si presta particolarmente bene per una riflessione più approfondita che vada oltre la promozione del film.

3/19 è infatti un’opera che ci interroga profondamente su questioni esistenziali come il destino, il rapporto con la morte, quello con l’altro, in particolare con gli ‘invisibili’. Tutti temi importanti, raccontati in soggettiva, seguendo il viaggio, tutto interiore, della protagonista, eppure narrati con una grazia che rende il film scorrevole e allo stesso tempo intenso.

Un mix perfetto e sulla carta davvero difficile da calibrare, per un titolo che affronta un tema impegnativo come l’elaborazione del lutto, ma che negli ultimi due anni è diventato anche tragicamente attuale e urgente per questo mondo malato. Un tema che, secondo l’attrice, ha anche a che vedere con quello che sta succedendo con la crisi dei migranti in Polonia.

“Penso che ormai ci stiamo in qualche modo assuefacendo a questi enormi numeri. Tutta questa sofferenza, tutte queste morti, sono meno facili da focalizzare, capire e affrontare, anche a livello psicologico. Se vediamo una foto, come quella che abbiamo visto tutti anni fa, di un bambino morto sulla spiaggia, allora ci fa impressione, inorridiamo e capiamo la tragedia. Ma quando i bambini morti sono centinaia, migliaia, per noi è più difficile da concepire, quindi, semplicemente, rimuoviamo questo pensiero, giriamo la testa dall’altra parte. Ci concentriamo su altre cose che sono più semplici da elaborare. E’ come se mancasse in tutto questo l’elaborazione del lutto collettivo. Dobbiamo farci carico di questa tragedia per ritrovare la nostra umanità”.

E’ sempre un po’ scomodo per un personaggio pubblico prendere posizioni che esulano il proprio campo, eppure l’attrice polacca ultimamente si distingue per non tirarsi indietro mai.

Prendersi cura degli altri per prendersi cura di se stessi

“Il fatto di espormi, di metterci la faccia su alcuni argomenti che ci riguardano tutti, è un processo che per me è iniziato ormai da un po’ di tempo”. Spiega Kasia Smutniak. “Sono una donna adulta, una madre di due figli, una cittadina europea, perché è questo che mi considero innanzitutto. Sono polacca, ma anche italiana, e mi sento a casa ovunque in Europa. E mi sento quindi di difendere la mia casa e i suoi valori. In qualche modo, il prendermi cura e l’interessarmi degli altri è una cosa che per me è cominciata anni fa, ed è cominciata con un cambiamento.

11 anni fa ho creato con alcuni amici l’Associazione Pietro Taricone onlus, con cui abbiamo costruito una scuola in Nepal. Una scuola che oggi è al sesto anno di attività. E’ un gesto piccolo, ma mentre qui mi sembra sempre di non fare mai abbastanza, mi rendo ormai conto che lì invece, quel piccolo gesto ha già cambiato delle vite, non solo dei bambini, ma delle famiglie intere. Questa esperienza mi ha dimostrato che impatto si può avere quando dalla volontà scaturisce un’azione concreta”.

Kasia Smutniak: “L’aborto è un diritto sotto attacco”

Ultimamente, oltre che sulla crisi dei migranti in Polonia, Kasia Smutniak si è esposta molto anche su un altro tema caldo, anzi caldissimo nel suo paese. E sempre piuttosto attuale in Italia, quello dell’aborto. E infatti spiega.

“Come donna e come madre mi sta molto a cuore la questione del diritto all’aborto. Nel mio paese è da tempo sotto attacco ed è, di fatto, stato messo al bando con una legge che in sostanza lo vieta, se non per casi eccezionali come uno stupro o il rischio per la madre. Ma poi in pratica nemmeno questa eccezione è accettata.

Qualche giorno fa infatti, una ragazza trentenne è arrivata in ospedale per chiedere aiuto e i medici hanno deciso, prima di intervenire, di aspettare che morisse il feto. E questa ragazza, arrivata in pericolo di vita è, alla fine, morta. Credo che tutto questo sia assolutamente inaccettabile. E quando vedo che in uno dei paesi dell’Europa accade una cosa del genere, mi sento responsabile come cittadina europea non solo come polacca.

Questi sono dovrebbero essere considerati segnali di allarme per tutti gli altri paesi. Anche qui in Italia, dove la legge consente l’aborto dal 1978, rimane di fatto spesso difficilmente applicabile, o perché ci sono troppi medici obiettori di coscienza, o perché il percorso è talmente tortuoso da renderlo pieno di ostacoli per le donne che vogliono esercitare il loro diritto. Parliamo sempre di donne poi, perché non riusciamo ancora a coinvolgere su questo tema gli uomini. Come se loro non c’entrassero niente nel concepimento, e questo è assurdo.

 Ecco, quando vedo quello che sta succedendo in Polonia, temo che le stesse cose potrebbero accadere a breve anche in Italia e in altri paesi europei”.

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