E’ arrivato Monet a Roma. Atteso da mesi, il lavoro del maestro dell’ Impressionismo si potrà finalmente ammirare al Complesso del Vittoriano, da oggi e fino all’11 febbraio prossimo.
L’esposizione, realizzata da Arthemisia in collaborazione con il Museo Marmottan-Monet di Parigi, porta nella capitale 60 opere conservate nel museo che detiene la collezione più ampia di capolavori del grande pittore francese.
In mostra c’è tutto quello che ci aspetta di vedere: un’ esplosione di colori, sfumature, paesaggi. Un omaggio continuo e potente alla natura rigogliosa e multiforme che fa da sfondo alle vicende umane. E la possibilità di vivere in totale immersione nelle opere, grazie ad alcuni suggestivi spazi interattivi.
Ma il vero effetto speciale, ovviamente, sono i quadri.
I soggetti più ricorrenti sono quelli dell’amato giardino di Giverny, a cui è dedicata tutta la seconda parte della mostra e di cui Monet diceva “Il mio giardino è la mia opera d’arte più riuscita”. L’inquietante (per i suoi contemporanei) modernità dei salici piangenti, del viale delle rose e del ponticello giapponese ma anche le monumentali ninfee, spiccano tra i capolavori in mostra, tra i quali vanno citati Ritratto di Michel Monetneonato (1878-79), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905).
La particolarità di questa esposizione risiede soprattutto nel legame tra il pittore e i quadri che i visitatori si troveranno davanti andando al Vittoriano. Si tratta infatti di opere che il pittore volle tenere per sé, nella sua casa in Normandia. Opere da cui non volle separarsi e che, in vita, non volle mai esporre al pubblico. E’ il caso soprattutto dei quadri più tardi.
Spiega Patrick de Carolis, il direttore del Museo Marmottan-Monet: “Sono quadri che l’artista non ha mai voluto mostrare. Aveva ormai una certa età ed era sicuro, come gli era già capitato in passato, che i critici non sarebbero stati in grado di comprendere quelle opere e lui era stanco e non voleva perdere tempo a spiegare. L’unica cosa che gli interessare era utilizzare le sue giornate per dipingere.”
“Claude Monet soleva dire che le uniche cose che sapeva fare erano dipingere e piantare fiori.” racconta Iole Siena, presidente del gruppo Arthemisia, “Conservava a casa, per se stesso, i parenti e gli amici più cari, quelle opere che riteneva l’ espressione più intima del suo lavoro. Ed è proprio questo patrimonio più intimo che viene esposto oggi al Vittoriano. Visitare questa mostra vuol dire entrare in casa di questo grande artista, nel suo giardino segreto.”