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HOLLYWOOD ICONS: AL PALAEXPO OBIETTIVO SULLE STAR

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hollywood icons
Hollywood icons

Star, stelle del cinema, ma perché sono diventate così popolari?

Bellezza, carisma, fascino certo, ma il merito è anche di chi, con i suoi scatti, ha reso immortali le pellicole e i divi, che nei primi anni dello star system hollywoodiano, era possibile vedere una sola volta.

Un merito evidente nella mostra Hollywood Icons, fotografie della Fondazione John Kobal  a Palazzo delle Esposizioni fino al 17 settembre, che offre al pubblico oltre 160 ritratti di grandi nomi della storia del cinema dagli anni ‘30 agli anni ‘60.

John Kobal, uno dei più autorevoli esperti di storia del cinema e autore di The Art of the Great Hollywood Portrait Photographers, intuì l’importanza dei negativi originali di alcuni  fotografi di scena dimenticati, che cominciò a raccogliere a partire dagli anni ’60.

Fotografi, che hanno anche intervistato, oltre che immortalato grandi registi e attori come Alfred Hitchcock e Ingrid Bergman, promuovendo l’ascesa di alcuni futuri miti hollywoodiani, come anche la promozione dei loro film.

Prima dell’avvento della televisione infatti, la maggior parte degli spettatori aveva un’unica opportunità di vedere la pellicola con il divo preferito,  quando a dominare nel mercato mondiale erano otto grandi studi cinematografici, con un proprio stile inconfondibile a creare le stelle del cinema: MGM, Paramount, Warner Brothers, Columbia, 20TH Century, Universal, Rko e Universal.

Molte delle future icone della storia del cinema, all’inizio, erano dei comuni mortali.  Il “laboratorio” alchimistico di Hollywood, un photoshop ante litteram, restituiva un’immagine ideale di tanti volti.

Diversi erano infatti i ritoccatori che lavoravano sulle fotografie scattate negli studi della Paramount, fotografie di scena che sembrano quasi posate, per la loro cura e forza.

Compito dei fotografi ritrattisti di Hollywood era produrre un flusso continuo di immagini fresche, tante diventate poi, famose copertine.

Milioni e milioni furono infatti, le immagini distribuite dagli studi di Hollywood durante l’età d’oro, frutto dell’operato di questi artisti della macchina fotografica.

Come fu per Greta Garbo che “Con la carne e il diavolo” del 1926 raggiunse la fama internazionale imparando a recitare e a posare, sia davanti alla cinepresa che alla macchina fotografica.

Ernest Bachrach, caporitrattista della Rko,  fece  del volto comune e lentigginoso di Kathrine Hepburn, uno dei volti più sofisticati della storia del cinema.

Così anche Marlene Dietrich, i cui lineamenti non del tutto perfetti acquisirono una luce e uno scintillio particolari. grazie al capo dello studio ritratti della Paramount, che la trasformò in una diva del glamour e dell’incanto.

Rita Hayworth, i cui sensuali scatti  diventarono diverse copertine di  “Life”, come quella che, nel  1941, contribuì a renderla un’icona.

Non mancano nell’allestimento del PalaExpo, miti al maschile: Marlon Brando, Humphrey Bogart o Clark Gable, considerato attraente ma grezzo, e che fu trasformato anche lui dalla MGM, nella più grande stella maschile della sua generazione di Hollywood.

Ma la mostra restituisce anche ritratti inediti ad esempio di John Wayne e Clint Eastwood giovanissimi.

Sono presenti in questa mostra anche gli ultimi scatti di Grace Kelly, prima del matrimonio con il Principe Ranieri e del ritiro dalla carriera di attrice.

Non mancano le fotografie di scena come quelle di “Notorious” di Alfred Hitchcock e di Elizabeth Taylor e Montgomery Clift in “Un posto al sole” di George Stevens.

Troviamo poi anche i grandi del musical come frank sinatra e gene kelly con foto di scena di “cantando sotto la pioggia”.

Ma Hollywood Icons ricorda anche i giganti del dopoguerra, gli italiani Sophia Loren e Marcello Mastroianni.

Insomma, non resta che venire a curiosare in questa fabbrica delle star e fare esperienza di un patrimonio inestimabile. Quel mondo perduto dei negativi 8X10 pollici fatto rivivere nelle stampe all’argento e che ha contribuito a creare il mito hollywoodiano nel mondo.

 

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