Questa settimana per il nostro fuoriporta andiamo a nord-est, e precisamente andiamo a Venezia, in occasione della festa del Redentore. Di tutte le feste lagunari, sicuramente quella più sentita.
IL REDENTORE
Cade proprio in questo weekend di luglio (il terzo del mese, come da tradizione) la festa del Santissimo Redentore che celebra ogni anno la fine dell’epidemia di peste che colpì alla fine del 500 gran parte dell’Europa e in particolar modo Venezia.
UN PO’ DI STORIA
Come già successo in epoche e precedenti, il governo veneziano aveva già fatto costituire due Lazzaretti – il lazzaretto nuovo e lazzaretto vecchio – in una delle isole della laguna. Luoghi deputati alla convalescenza e talvolta, all’isolamento degli appestati.
Ma, nel 1575 ,i due ricoveri erano talmente sovraccarichi che il Senato decretò che potessero stare vicino all’isola delle grandi barche, contenenti gli ammalati non ricoverati nei lazzaretti.
Ogni misura di precauzione adottata dalla Serenissima (arresti dei mendicanti, purificazione dei malati col fuoco e il ginepro, chiusura dei sestieri), fu inutile.
Fra il 1575 e il 1577 a Venezia morirono circa 50.000 persone; un terzo dei cittadini. Fra questi, anche il pittore Tiziano Vecellio, morto il 27 agosto 1576, che a differenza di molti, non fu sepolto in una fossa comune, bensì nella Chiesa dei Frari nel sestiere di San Polo.
LA CHIESA
La città si stava decimando e nel periodo di maggiore espansione del morbo, all’allora Doge Alvise Mocenigo, invitò la popolazione a pregare. In accordo con il Senato, il Doge, fece un voto al Santissimo Redentore, promettendo di costruire una chiesa dove “ I successori manderanno solennemente… A perpetua memoria del beneficio ottenuto”.
L’incarico di costruire la Chiesa del Redentore, fu affidato all‘architetto Andrea Palladio e la sede designata fu l’isola della Giudecca.
La prima pietra fu posta il 3 maggio del 1577. A luglio dello stesso anno, nella Basilica di San Marco, fu dato l’annuncio della fine del morbo e si decretò che la terza domenica di luglio fosse dedicata alla visita del tempo del Santissimo Redentore.
A memoria di quel dono fatto alla città, tutt’ora il patriarca e i veneziani si recano nell’isola della Giudecca attraversando un ponte votivo (un ponte provvisorio realizzato da 16 moduli galleggianti in legno e acciaio, ancorati da pali in acciaio zincato) che congiunge la riva delle Zattere con la riva del Redentore, attraversando il Canale della Giudecca.
LA FESTA
Quest’anno, il transito pedonale sarà consentito ai fedeli e ai turisti dalle 19 del sabato alle 22 di domenica 15, fatta eccezione per l’arco di tempo che va dalle 23 di sabato 14 alle 00.30 di domenica, durante lo svolgimento del tradizionale spettacolo pirotecnico.
Eh già, perché, alla festa religiosa si accosta ovviamente quella popolare, che forse rende ancora più magica la festa.
Complice sicuramente il clima favorevole a metà luglio, per i veneziani la festa del Redentore è occasione per addobbare balconi, giardini, campi e campielli con luminarie colorate e fiori, così come le barche.
E proprio sulle imbarcazioni (le macchine della laguna), addobbate a festa, che i veneziani si riversano in Laguna per assistere al tradizionale spettacolo pirotecnico, fra musiche e canti, che si svolge nella notte fra sabato e domenica.
Per chi non fosse dotato di una barca, ma volesse assistere allo spettacolo pirotecnico, può farlo: è visibile da diversi punti della città.
Dalle zattere, all’Isola di San Giorgio, dalla Punta della Dogana al Lido, dalla Biennale all’Arsenale, anche se, senza ombra di dubbio, il posto più affascinante resta Piazza San Marco.
Una vera attrazione per i turisti, che possono ammirare i fuochi d’artificio riflettersi nell’acqua ed esplodere in mille e più colori, accanto ad uno dei campanili più famosi del mondo, per uno spettacolo irripetibile.
La festa è sentita in laguna, certo, ma anche in terraferma dove, chi non ha potuto raggiungere la città ama festeggiare affidandosi alla tradizione culinaria.
Nel menù della festa non possono assolutamente mancare: i bigoi in salsa, le sarde in saor e una fetta di anguria, e naturalmente un bel bicchiere di prosecco.
Diffidate dalle imitazioni.
UN REDENTORE INDIMENTICABILE
La festa del Redentore è bella sempre, ma indimenticabile fu il Redentore di 29 anni fa.
Era il 15 luglio del 1989, quando, proprio in occasione dei festeggiamenti del Santissimo Redentore, i Pink Floyd si esibirono in Laguna su di un ponte galleggiante, situato davanti a Piazza San Marco.
Il concerto, trasmesso in mondovisione dalla Rai, segnò l’apice del tour dei Floyd che tornavano ad esibirsi insieme come band dopo anni di dispute con l’ex leader Roger Waters, ma la città ne uscì devastata. Del resto che fai “Ci sono i Pink Floy a Venezia e non ci andiamo?”.
Duecentomila persone, e forse anche più, si riversarono in Laguna, occupando ogni spazio possibile, da San Marco alla Riva degli Schiavoni, sin dal mattino, inclusi gli imbarcaderi e i tetti.