A pochi giorni dall’apertura della grande mostra su Raffaello scopriamo chi era la Fornarina, la donna protagonista di uno dei più celebri capolavori del genio urbinate
Di lei e della sua vita non si conoscono molti dettagli, nemmeno la data di nascita e di morte ma, tutt’oggi, la sua storia affascina e a Margherita Luti sono state ispirate opere teatrali e racconti. I più la identificano con La Fornarina, la donna che ispirò uno dei più grandi geni dell’ arte di tutti i tempi: Raffaello Sanzio.
Di lei Flaubert scrisse: “Era bella, e questo è tutto ciò che dovete sapere.”
Margherita visse alla fine del 1400. Era figlia di Francesco Luti, fornaio di Trastevere soprannominato il Senese, e aveva una vita semplice: lavorava al forno del padre e abitava sopra la bottega. Vasari racconta che Raffaello, che era “persona molto amorosa e affezionata alle donne” e ai “diletti carnali“, si era invaghito al punto tale di lei, da indurre un ricco committente, il banchiere Agostino Chigi, a ospitare Margherita nella sua sfarzosa residenza (Villa Farnesina), purché l’artista portasse a termine il suo affresco Trionfo di Galatea, il più speditamente possibile.
Sul modo in cui questa giovane Fornarina riuscì a catturare il cuore dell’illustre Raffaello, che Vasari descrive come un giovane dalla vita sentimentale movimentata e “fuor di modo”, si dipanano diverse ricostruzioni, più o meno fantasiose.
Qualcuno ipotizzò che in realtà il padre di Margherita fosse discendente di una nobile famiglia senese, i Luti, poi caduta in disgrazia. In realtà il cognome Luti, nelle sue varianti Luzi o Luzzi, era molto diffuso a Siena e a Firenze, e la questione si ridusse a un semplice caso di omonimia.
In ogni caso, la storia tra l’artista mondano Raffaello e la Fornarina, bella popolana, incendiò l’immaginario romantico collettivo nei secoli e Margherita fu considerata la sua musa ispiratrice nonché, oltre che modella e amante, anche “la donna che Raffaello amò fino alla morte”.
Una versione romantica del loro primo incontro vuole Margherita guardare assorta fuori dalla finestra mentre pettina i capelli, e Raffaello rimanere rapito dalla sua bellezza. A Roma sono ben tre gli edifici che si contendono il prezioso titolo di ‘casa della Fornarina’: il primo in via di Santa Dorotea, in zona Trastevere, dov’era la bottega del padre; il secondo, in vicolo del Cedro e l’ultimo, in via del Governo Vecchio, dove è stata apposta anche l’iscrizione “qui abitò colei che ebbe fama per essere stata amata da Raffaello Sanzio”.
In realtà, Vasari riporta un primo incontro dalle tinte decisamente meno poetiche. A quanto pare, quando Raffaello vide la Fornarina, la giovane faceva il bagno seminuda nel Tevere, in un punto non distante dal Vaticano. Da quel momento, Raffaello fu consumato dalla bramosia e dall’amore, ricambiato, per Margherita.
Tuttavia, nel 1514 Raffaello si fidanzò ufficialmente con la nipote del Cardinal Bibbiena ma non la sposò mai né i suoi resti riposano in pace accanto a quelli di lui, anche se la lapide all’interno del Pantheon lascerebbe pensare il contrario: “A Maria Bibbiena sposa di lui, che con la morte prevenne le liete nozze e prima di esse fu portata via, ancor fanciulla.”
E’ probabile che fosse invece proprio Margherita Luti, la donna con cui l’ urbinate era convolato a nozze in gran segreto.
Prima di morire, Raffaello lasciò una cospicua somma in favore di Margherita. Sembra inoltre che la poveretta non abbia potuto assistere il suo amato nel letto di morte poiché fu allontanata dalla casa ma, che durante le esequie, si fece largo tra la folla per raggiungere la bara in preda alla disperazione.
Pochi mesi dopo la morte per polmonite di Raffaello nel 1520, Margherita decise di ritirarsi a vita monastica nel convento di Sant’Apollonia a Trastevere. Un documento rinvenuto nel 1897 lo attesta: “ al dì 18 agosto 1520, oggi è stata ricevuta nel nostro conservatorio Madama Margherita vedoa figliuola del quodam Francesco Luti di Siena.”
Inoltre, osservando La Fornarina (1518-1519) in seguito al restauro, è venuto alla luce un particolare: all’anulare sinistro la donna ritratta nell’opera indossa un anello nuziale. Questo particolare fu ritenuto sconveniente e per timore che potesse attirare l’ira della Curia venne celato. Raffaello realizzò la tela poco prima di morire e la conservò nel suo studio fino alla fine; non adoperò alcun disegno preparatorio per la stesura e questo ha indotto a pensare che l’opera fosse destinata a un privato.
A noi piace pensare che fosse Margherita, quella modella dagli occhi e i capelli scuri che tenta di coprire il seno sinistro con un velo. Ci sembra che tenga la mano sul cuore, lì dove risiedono i sentimenti, e che lo sguardo che rivolge oltre lo spettatore sia rivelatore di una certa confidenzialità. Sul braccio sinistro indossa un monile con l’incisione latina “Raphael Urbinas” (Raffaello di Urbino) e sul turbante si nota il particolare di un fermaglio con perla, stesso dettaglio presente anche ne La Velata. Il sostantivo latino che indica la perla è “margarita”, per questo non è escluso che l’artista abbia allegoricamente voluto fare riferimento proprio all’amata Margherita Luti.