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I gatti, la festa e la trippa che non c’è

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©TuaCityMag/ArchivioItalfoto

Cosa sarebbe Roma senza i suoi gatti? Fanno parte a pieno titolo del paesaggio urbano.Oggi che è la loro festa vi raccontiamo la vera storia dietro un detto romano che li vede protagonisti

Sapete che giorno è oggi, 17 febbraio? La festa del gatto. Ebbene sì, questo felino è un animale così particolare che si è meritato una giornata a lui consacrata. Il gatto, autonomo e pieno di carattere, dicono, s’ intende bene soprattutto con le donne, sebbene molti siano stati anche gli uomini di tutti i tempi, affascinati dal suo mistero. E come non ricordare il giorno dedicato a questo intrigante quattrozampe, nella città delle ‘gattare’?
Il gatto romano si sa, è una sorta di istituzione: basta farsi una passeggiata tra i vicoli angusti della vecchia Roma, per rendersi conto di quanto i randagi siano parte integrante del paesaggio urbano, anzi, elemento fondamentale del pittoresco capitolino: cosa sarebbe un rudere, senza un micione che ci si stiracchia sopra, dopo essersi goduto un riposino al sole? E non é un caso se, nella versione italiana del disneyano cartone”gli Aristogatti” il micione roscio randagio, furbo e smaliziato, parli con spiccato accento romanesco (ricordate “Romeo, er mejo der Colosseo”?).

Insomma, Roma non sarebbe la stessa senza i nostri gatti e la dignità di cittadino, conquistata dal felino, viene confermata da un notissimo episodio di politica romana che ha dato origine a uno dei detti più’ popolari. “Nun c’è trippa pe’ gatti”! Quante volte lo avete sentito e pronunciato? L’ origine del detto è dell’ inizio del novecento, quando a guidare le sorti della città era il sindaco Ernesto Nathan che, costretto dalla mancanza di fondi, problema da cui la nostra città, evidentemente, è atavicamente afflitta, si vide costretto a prendere una misura dolorosa: tagliare le spese del comune destinate all’ acquisto di trippa per sfamare i gatti che, fino ad allora, erano state messe a bilancio perché i felini erano la risorsa numero uno per combattere i topi (anche questo sempiterno problema capitale). Si tramanda che, oltre alla necessità di fare economia, dietro la decisione ci fosse anche quella di rendere più motivati questi impiegati ‘sui generis’ nello svolgere il loro dovere: come a dire, se gli leviamo la trippa assicurata, la fame li spingerà a diventare più zelanti sul lavoro. Fatto sta che un impiegato, per descrivere tale misura,riportò sul verbale del consiglio, in estrema sintesi: “Nun c’è più trippa pe’ gatti” e poi il detto divento’ popolare.

Un po’ di trippa, anzi di mangime, arriva ai diversi gattili romani ma é  spesso poca roba e se per caso, oggi che è la festa del gatto, vi venisse voglia di aiutarne un po’, e magari portarvene a casa uno, potete andare all’ oasi felina della Piramide, all’ oasi felina di largo argentina, o a quella di Villa Flora.

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