Donne e lavoro in Italia: un rapporto sempre più complicato. Secondo i dati dell’Istat le lavoratrici sono sempre più precarie e sottoutilizzate
La direttrice dell’Istat, Linda Laura Sabatini, ha illustrato i dati relativi al 2019 su Donne e Lavoro nel corso di un’audizione alla Commissione Lavoro della Camera e, ancora una volta, i numeri non sono affatto confortanti.
Le donne, sul lavoro, si confermano la fascia più debole: è su di loro, sopratutto, che si abbatte la dannazione del lavoro precario e l’opzione, niente affatto volontaria nella maggior parte dei casi, degli orari lavorativi part time. Accesso ai ruoli apicali? Ancora difficile per le donne, che sono anche quelle che pagano lo scotto tra livello di istruzione (alto) e un mercato che offre (più alle donne meno agli uomini), impieghi in cui non è necessario un alto grado di preparazione.
Il quadro è, insomma, anche per quest’anno, molto poco incoraggiante. Le lavoratrici italiane fanno sempre più fatica. Le precarie che lavorano a tempo determinato senza certezza alcuna per il futuro, secondo l’Istat, sono il 17,3% del totale, tante, troppe, ma niente rispetto alle lavoratrici con impieghi part-time che sono circa un terzo del totale: il 32,8% delle donne lavoratrici italiane ha un impiego con orario ridotto, a fronte di un misero 8% degli uomini lavoratori. In questa fetta, ovviamente, ci sono alcune lavoratrici che hanno optato volontariamente per l’orario ridotto, ma quel che è allarmante è che i numeri dell’Istituto nazionale di Statistica, indicano che, la maggior parte delle donne rientranti in questo 33%, non c’è dentro per scelta volontaria, bensì per imposizione.
C’è poi la tragedia a sè delle donne del sud: qui lavora solo il 32,2% delle donne in età lavorativa, una media più bassa della media nazionale del 1977, quando in Italia lavorava il 34% delle donne.
Dolorosa anche la questione del gender pay gap, che ammonterebbe, per i laureati da circa 3 anni, tra i tra i 233 e 275 euro al mese.
I numeri sono freddi e rappresentano l’estrema sintesi di una situazione, ma proprio per questo non c’è niente di più indicativo delle cifre per capire, ancora una volta, il difficile rapporto tra donne e lavoro in Italia.