Quirinale donna presidente della Repubblica

Che il coro ‘Ci vuole una donna al Quirinale’ sia stata la più ipocrita operazione di pinkwashing recentemente portata avanti in Italia dalle forze politiche è abbastanza chiaro.

L’appello firmato da tante personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, ha avuto il merito di aprire un dibattito sulla questione imbarazzante di un paese che, in 76 anni di vita repubblicana, non è stato capace di esprimere non solo un Capo di Stato donna, ma nemmeno una candidata che se la sia potuta effettivamente giocare.

Pinkwashing, ipocrisie e blablabla

 Eppure, è bene ricordare, che sono donne la metà degli elettori di questo paese, donne la metà della sua popolazione. Non proprio un numero marginale di talenti e competenze in cui, volendo, si può pescare. E invece, niente. Eccoci allora qui, alla vigilia o quasi della prima votazione per il nuovo inquilino del Colle, a chiederci se mai ci arriverà una donna al Quirinale.

Questa la dovuta premessa, perchè è bene sottolineare la consueta ipocrisia con cui tutti i partiti politici senza eccezioni, si sono riempiti la bocca di questo nuovo slogan senza far seguire nessuna concreta conseguenza a tutto questo loro professarsi favorevoli all’idea di un Capo di Stato di sesso femminile nell’Italia del 2022.

Il punto è che, i nomi di donne candidabili alla presidenza della Repubblica vengono ancora, quasi esclusivamente, dalle donne stesse.

Il punto è che, al di là dei soliti bla-bla-bla (per usare l’efficacissima sintesi onomatopeica di Greta che racchiude un mondo intero di ipocrisia), quando c’è stato da scegliere i delegati delle regioni per l’elezione del presidente della Repubblica, non sono uscite che 6 donne, 6 donne in tutte le regioni d’Italia a fronte di 52 delegati uomini(!).

Al di là delle chiacchiere, questi sono i numeri e questi sono i fatti.

Una donna al Quirinale, i nomi

Si fa dunque presto a dire una donna al Quirinale. (tanto è gratis!) Ma quali sono i nomi che circolano di più nell’eventualità di una personalità femminile candidata al Colle?

Emma Bonino e Liliana Segre

Il primo nome, in un certo senso scontato, inevitabile, che è circolato, è stato quello di Emma Bonino. La leader radicale, campionessa di tante difficili battaglie (vinte), tra le parlamentari di più grande esperienza e autorevolezza in Italia e in Europa, è stata votata in sede di elezioni del Presidente della Repubblica già nelle 4 tornate precedenti a questa. Nel 1999 fu oggetto di una vera e propria campagna #EmmaforPresident, naufragata nel nulla. Ma, proprio facendo riferimento a quell’esperienza, Emma Bonino ha risposto a chi avrebbe voluto vederla di nuovo nella mischia: “20 anni fa ero pronta, era quello il momento. E’ passato”.  Ha chiuso così la porta a ogni possibilità.

Così come ha declinato in un nanosecondo l’idea Liliana Segre: la senatrice ha ringraziato e detto semplicemente, ‘no grazie’.

donna al quirinale i nomi

Letizia Moratti, Maria Elisabetta Alberti Casellati

E allora, chi è rimasta in pista?

A destra i nomi che ricorrono sono due.

Il primo è quello di Letizia Moratti, politica di lungo corso, già titolare di grandi responsabilità. E’ stata infatti Sindaca di Milano, e Ministra dell’Istruzione nel governo Berlusconi. Attualmente è Assessora al welfare della Regione Lombardia.

L’altro nome è quello di Maria Elisabetta Casellati, la prima donna presidente del Senato potrebbe essere la candidata ‘naturale’ a diventare la prima donna Presidente della Repubblica.

I nomi del centro sinistra

E a sinistra, quali sono i nomi che ricorrono?

Paradossalmente, la parte politica che si dichiara più sensibile e attiva nella costruzione della parità, fa più fatica ultimamente a far emergere leader donne. Un paradosso che andrebbe approfondito e affrontato con grande serietà.

Fatto sta che qualche nome per un presidente della Repubblica donna c’è, anche in casa centrosinistra.

Il primo, detonato anche, ma non solo, in antitesi all’incredibile ipotesi dell’ascesa di Silvio Berlusconi al Colle è quello di Rosy Bindi (ricordate: ‘sono una donna che non è a sua disposizione’?).

Politica di lunghissimo corso e di grande autorevolezza, di formazione e militanza cattolica, molto difficilmente convergeranno sul suo nome tutti i voti della maggioranza qualificata necessaria per l’elezione nei primi scrutini.

Altro nome, quello di Anna Finocchiaro, che ha rischiato già in passato di essere candidata del centro sinistra al Quirinale. Anche in questo caso, a occhio e croce, quello della senatrice dem non sembra essere un nome in grado di compattare la maggioranza necessaria per vincere la partita.

Le preferite di Draghi: Elisabetta Belloni e Marta Cartabia

In realtà, i nomi di donne che ancora resistono al toto Quirinale e anzi, almeno in uno dei due casi, prendono quota proprio in queste ore, sono due.

Uno è quello della Ministra della Giustizia Marta Cartabia. A lungo, prima dell’incarico a Mario Draghi si era parlato della giurista come guida del governo. Ora il suo nome, stimatissimo, sia dal Presidente Mattarella che dal Presidente del Consiglio è ovviamente rimbalzato più volte nei rumurs sul possibile futuro Capo di Stato.

In queste ore però salgono alte anche le quotazioni di Elisabetta Belloni.

La prima donna a capo dei Servizi Segreti italiani sarà anche la prima donna al Quirinale?

Anche nel caso di Elisabetta Belloni, 63 anni, romana e diplomatica di lunghissimo corso, ci troviamo davanti a una donna con autorevolezza, esperienza e perfettamente attrezzata per ricoprire il ruolo di Capo di Stato.

elisabetta belloni

Su questi nomi convergono non solo la stima di Draghi e Mattarella, ma anche quella di praticamente tutti i partiti dell’arco costituzionale.

Ecco perché, in questo momento storico, una figura ‘tecnica’, non divisiva, al di fuori dei partiti, sembra avere più chance di una candidatura politicamente caratterizzata. Anche nella remota ipotesi che questa sia l’elezione che porterà all’elezione della prima donna Presidente della Repubblica Italiana.

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