Home Attualità DISASTRO ATAC: LA SPADA DI DAMOCLE SUL TRASPORTO PUBBLICO ROMANO

DISASTRO ATAC: LA SPADA DI DAMOCLE SUL TRASPORTO PUBBLICO ROMANO

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Ben lontani gli anni d’oro di Ernesto Nathan, il primo Sindaco di Roma che fondò Atac nei primi del Novecento. Sull’azienda concessionaria del traporto pubblico capitolino pende infatti una vera spada di Damocle. Per nulla preoccupati dai numerosi scioperi e manifestazioni indetti dal personale nei mesi di maggio e giugno scorso, i dirigenti hanno continuato a marciare per la loro strada. Finché sono state ritirate le deleghe, e Bruno Rota insieme a Manuel Farina si sono dimessi, lasciando spazio al nuovo presidente e amministratore delegato Paolo Simioni.

L’ordine dei fatti è intricato e bisogna seguirlo con attenzione. Il primo allarme è stato quello lanciato dai lavoratori della municipalizzata che il 19 giugno scorso protestarono davanti Montecitorio: “La 148 non si tocca!”, in evidente disaccordo contro la manovra presentata dall’On. Covello, passata alla Camera, per abrogare il Regio Decreto 148/1931 che regola per gli autisti contratti e stipendi. Stipendi che non sembrano arrivare. Sarà forse per questo che, poco dopo si è cominciato a parlare di fallimento dell’azienda, o del fatto che l’Atac non si trovasse in buone condizioni. La supposta liquidazione è stata però più volte smentita, nonostante sia ormai alla luce del giorno il passivo dell’ azienda che ammonta a circa 1.3 miliardi di euro.

Dubbi rimarcati dalla decisione dell’Antitrust, l’Autorità Garante della libera Concorrenza e del Mercato, nell’accusare l’azienda di pratiche commerciali scorrette, volte a “sopprimere corse programmate e ad omettere l’informativa preventiva al pubblico”. Per aver falsato le aspettative degli utenti, l’Antitrust aveva multato l’azienda di trasporti per un importo di 3.6 mln di euro. Di qui si ipotizzò che l’azienda potesse aver richiesto la formazione di un piano industriale ad hoc per ristrutturare il debito senza pesare ancora sulle spalle dei creditori (cosiddetto concordato, ndr.), ma anche questa idea era stata smentita dagli alti vertici.

In merito ai fornitori da pagare, arrivarono guai anche dal Tribunale Civile. L’azienda edile Italiana Costruzioni SpA, entro la fine dell’anno avrebbe dovuto consegnare la nuova stazione di Acilia Sud sulla tratta Roma-Lido e invece annunciò che, a partire dal 21 agosto, avrebbe sospeso i lavori, in attesa che i mancati pagamenti venissero sbloccati. Il dovuto che la Regione avrebbe girato alla municipalizzata per la fermata che collega Ostia al centro di Roma, ammonta a 1.3 milioni di euro,che il fornitore ha richiesto ad Atac tramite ingiunzioni.

Poco dopo l’azienda incassò un altro colpo: i Radicali Italiani, che nel frattempo avevano raggiunto il quorum per indire un referendum sulla riforma del trasporto pubblico romano, sfilarono fino in Campidoglio per depositare le firme. A partire dal 2019, quando scadrà l’attuale concessione Atac per il trasporto pubblico, i Radicali vorrebbero che il Comune si impegnasse nella ricerca di un nuovo gestore, anche privato, tramite una gara d’appalto pubblica.

Senza tirare un fiato, circa una settimana dopo, spuntava un altro debito, quello del mutuo che la municipalizzata avrebbe intenzione di rimandare indietro al mittente, ovvero al Campidoglio, con il quale si divide i conti. Il maxi mutuo ammonterebbe a 429 milioni di euro e il tempo massimo per restituirlo scadrebbe nel 2038. Nonostante manchino ventuno anni c’è già chi si è di nuovo sbrigato ad urlare al fallimento annunciato, perché non è chiaro come l’azienda potrà permettersi di versare al Comune, a partire da gennaio 2019, circa 1.7 milioni di euro al mese per i prossimi anni (240 quote mensili), con l’unico sconto concesso dall’amministrazione Raggi, in qualità di unico azionista, di non applicare alcun tasso di interesse.

Intanto, sarà proprio il Comune a dover fare da garante con le banche per sbloccare il denaro utile a pagare gli stipendi dei dipendenti, da mesi sul piede di guerra.

Clima teso anche per le indagini da parte della Procura di Roma che, da quanto si apprese il 22 agosto scorso, indagò quattro dirigenti per abuso d’ufficio. Azione che seguì quella dei Pm di Teramo che a loro volta, in un’indagine legata alla sicurezza in Atac, come riportato dal quotidiano Repubblica, scoprirono i traffici illeciti di un’azienda di pneumatici che aveva vinto l’appalto, la Gommeur, che tra il 2011 e il 2013 avrebbe gonfiato i pneumatici con aria al posto dell’azoto, un risparmio che sarebbe stato fonte di serio rischio di incidenti per i conducenti e per i passeggeri.

Mentre si facevano sempre più pressanti i dubbi circa la strategia della Giunta, il 24 agosto Virginia Raggi aveva confermato la stima ad Andrea Mazzillo, Assessore al Bilancio e suo fedelissimo, pur decidendo per una sostituzione in piena regola, quella di far venire al suo posto da Livorno, Gianni Lemmetti. Decisione che per il Pd sottolineava l’evidente causa del fallimento di Atac. Decisione che sarebbe arrivata dopo l’intervista pubblicata sul cartaceo di Repubblica in cui Mazzillo avrebbe “indicato nei numeri di Atac il buco nero che potrebbe far saltare i conti di Roma”. Il fatto dunque che si sia messo contro l’intervento non pertinente dei ‘genovesi’ e dei ‘milanesi’ nel governo capitolino, in particolar modo nelle nomine dei Cda di Atac, come ammettono i grillini, non avrebbe giovato alla sua posizione, perché confermerebbe che la Sindaca, nel suo ruolo, avrebbe accettato da sempre un rapporto di “ingerenza” con la Casaleggio Associati e che quindi il governo capitolino fosse controllato direttamente da un’azienda privata milanese.

E’ in questo clima che il 1 settembre scorso arrivava deciso l’annuncio di Paolo Simioni: soluzione alla crisi della società e il via libera al concordato preventivo, di cui si occuperà come consulente al supporto finanziario e industriale, la società esterna Ernst & Young. ”Oggi abbiamo compiuto – commenta Simioni – il primo passo concreto per il risanamento e rilancio della società”. L’ accordo è stato immediatamente comunicato al comune e, in merito alle “decisioni di competenza” è stato convocato per il 7 settembre il Consiglio straordinario in Campidoglio. Nella stessa giornata del 7 i dipendenti, sempre più preoccupati per i loro salari e i posti di lavoro, hanno organizzato un presidio in piazza, a cui hanno partecipato anche i sindacati Filt Cgil e Faisa Confail Lazio, sperando di non dover confermare lo sciopero previsto per il 12 settembre prossimo. In merito ai tagli, la Sindaca non ha posto alcun accento sui possibili licenziamenti derivanti dal concordato, auspicando altresì che fossero proprio i dipendenti ad accompagnare l’ azienda in questo percorso anti-fallimento.

“[Atac] La salveremo mantenendola saldamente in mano pubblica”, con queste parole la Sindaca ha inaugurato la seduta in consiglio straordinario presso l’Aula Giulio Cesare in Campidoglio il 7 settembre. Nonostante in aula non siano mancate polemiche, la Sindaca ha ribadito con fermezza l’impegno della Giunta nell’accordarsi con i debitori nel concordato preventivo in continuità, cosa che consentirebbe ad Atac di continuare ed anzi, auspicabilmente di migliorare il servizio, sottolineando che il trend positivo potrà creare utili in futuro. Una speranza non da poco, visto che il bilancio 2016 potrebbe invece chiudersi con un netto negativo, vista la mole dei debiti. Salvaguardare i dipendenti e risanare “il servizio in efficienza e qualità”, questo l’ augurio della sindaca, che si appella anche ai sindacati perché, “ciò può essere possibile solo unendo le forze.”

 

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