Sarà dal 17 novembre nei cinema Diabolik- Ginko all’attacco!, il secondo film girato dai Manetti Bros, ispirato alle avventure del ladro più famoso dei fumetti, creato negli anni sessanta dalle sorelle Giussani.
Protagonisti di questo nuovo capitolo sono Giacomo Giannotti nei panni del re del terrore, Valerio Mastandrea in quelli dell’ispettore Ginko, Miriam Leone che è Eva Kant e la new entry Monica Bellucci nei panni della duchessa Altea.
In occasione della presentazione del film, le due protagonista femminili hanno raccontato i loro personaggi e il loro rapporto con il mondo di Diabolik.
Miriam Leone: “Eva Kant salva sempre Diabolik”
Confermata nei panni di Eva Kant anche nel nuovo capitolo cinematografico di Diabolik, Ginko all’attacco!, Miriam Leone racconta così il suo personaggio.
“Mi hanno chiesto: ma se noi avessimo in mente di fare il secondo film di Diabolik tu ci staresti? Ma certo!, ho risposto immediatamente. Io per questo personaggio ringrazio due fratelli e due sorelle: i Manetti Bros. che mi hanno voluto per la loro Eva Kant, e le sorelle Giussani che hanno scritto questo personaggio. Lo hanno fatto negli anni ’60 quando il personaggio femminile nei fumetti era solo un accessorio formoso e loro invece hanno creato una ninja, una donna a 360 gradi, pari al suo compagno. Spalanca un universo di parità in un’epoca in cui la parità era lontana (ancora oggi per alcune situazioni lo è). Eva Kant è stato ed è un personaggio sicuramente all’avanguardia”.
In questo secondo film viene anche meglio esplorato il rapporto di coppia che unisce i due ladri.
“Nel primo film ho potuto sfoggiare un guardaroba più vario, in questo secondo film Eva Kant ha indossato definitivamente la tutina nera, che è il simbolo di questa unione totale con Diabolik“. Spiega Miriam Leone. “Loro sono un pò Yin e Yang: Diabolik senza Eva Kant sarebbe un animale freddo e distante perchè lui è una pantera ferita così come lei è una donna ferita, ma che rifiuta il ruolo di vittima e con molto pragmatismo prende sempre in mano la situazione.
Un altro aspetto della coppia Diabolik- Eva Kant che è raccontato bene in questo film, è che loro si, sono mondani, si spostano in Jaguar, sono glamour, sono furbi, inafferrabili ma poi, al riparo delle mura domestiche, sono Sandra e Raimondo con i loro battibecchi, le loro discussioni. In questo film si vede che per proteggersi sono sempre costretti a indossare una maschera davanti al mondo, ma dentro casa possono finalmente indossare il loro vero volto. Poi certo, Eva salva sempre Diabolik!”
C’è molta azione in questo Diabolik2, e la protagonista racconta così la sua scena più rischiosa.
“La scena più difficile e pericolosa? I Manetti quest’anno hanno deciso che Eva Kant doveva cambiare stivali: di vernice con tacco altissimo, con cui ho dovuto fare anche scene action, correndo in mezzo a un crepaccio. Credo che sia stato quella la mia performance più pericolosa”.
Monica Bellucci: “Diabolik? Ci sono cresciuta”
Un nuovo personaggio che non c’era nel primo film ma vedremo nel secondo Diabolik è quello dell’affascinante contessa Altea, interpretata da una divertente Monica Bellucci che così racconta la sua nobildonna:
“Altea è la duchessa di Vallenberg, e i Manetti hanno voluto per lei un accento dell’Est. Questa donna vive un amore clandestino e passionale con Ginko e vuole aprire il suo cuore, perchè lo vede come una porta ancora chiusa di cui però ogni tanto lei ha le chiavi. Essendo lei una donna che ha tutto, cerca stimoli e quest’uomo che non riesce ad avere sempre fino in fondo le sveglia l’amore e la passione”.
Come è andata sul set?
“Con Valerio Mastandrea che fa Ginko abbiamo passato tutto il primo giorno a baciarci! E’ andata benissimo (ride).”

Che rapporto aveva con Diabolik prima di girare questo film?
“Io ho amato moltissimo i fumetti. Mia madre si arrabbiava tantissimo perchè li leggevo anche a tavola mentre mangiavo. Diabolik è un fumetto che fa parte della mia infanzia e questo film è un pò quasi un sogno diventato realtà. Un fumetto che risale agli anni ’60 con personaggi femminili straordinari che uscivano dall’immaginario dell’epoca, domestico. Donne all’avanguardia come Eva Kant e personaggi maschili così eroi, ognuno in un modo diverso. Quando mi hanno contattato i fratelli Manetti, il primo film non era uscito ancora, quindi mi hanno mandato il trailer e io ho accettato subito solo sulla base di quello che mi era già piaciuto moltissimo. Quando poi ho visto il film l’ho trovato bellissimo, molto fedele al fumetto ma anche coraggioso perchè diverso”.