Aveva solo 15 anni Desiree Piovanelli. Faceva il primo liceo scientifico e un giorno, su invito di un vicino di casa finì in una cascina in cui subì violenze e venne uccisa senza pietà da tre adolescenti e un adulto. Una storia che si è conclusa con le condanne di quattro imputati ma che il padre della ragazza sospettano non siano gli unici colpevoli dell’atroce fine di Desiree Piovanelli.
Desiree Piovanelli, una storia di violenza contro una ragazzina
La ragazzina viveva a Leno, in provincia di Brescia con i genitori e i tre fratelli. Frequentava il primo anno delle superiori e non si fidava affatto (lo aveva anche scritto nel suo diario da adolescente) del ragazzo 16enne che abitava vicino casa sua e che un giorno, il 22 settembre 2002, l’ultimo in cui vide la luce, andò a cercarla per avvisarla che erano nati dei cuccioli in una cascina. Il ragazzo conosceva l’amore di Desireè per gli animali, tanto che la giovane non ci pensò due volte a seguirlo per vedere i gattini appena nati e portare loro eventualmente aiuto.
Arrivata alla cascina Ermengalda però, Desireè non trova alcun gattino, ma solo quattro uomini, tre dei quali poco più grandi di lei, lo stesso vicino e altri due minorenni, e un adulto, anche lui del paese, il 36enne Giovanni Erra.
Secondo le ricostruzioni, la quindicenne viene aggredita, il branco l’ha attirata in cascina con l’idea di usarle violenza, ma la resistenza della ragazzina è strenua e le cose precipitano velocemente. In un ultimo disperato tentativo di fuga Desiree Piovanelli provò anche a buttarsi dalla finestra, ma i suoi aggressori furono più lesti a massacrarla a coltellate. Il vicino la sgozzò e poi tentò di decapitarla. Infine, il branco inscenò uno stupro e infatti le indagini sull’assassinio verterono all’inizio sull’ipotesi di un predatore sessuale. I quattro furono comunque assicurati alla giustizia, anche se, data la giovane età, in tre hanno già finito di scontare la pena, mentre Erra è ancora in carcere, a Bollate.
Le condanne però non hanno fugato tutti i dubbi della famiglia di Desiree Piovanelli. Sulla giacca che portava la ragazza quando si recò nella cascina degli orrori infatti, è stato ritrovato del DNA di individuo di sesso maschile che non appartiene a nessuno dei quattro condannati e su cui non sono fatti ulteriori approfondimenti.
Inoltre, due dei condannati si dichiarano tuttora innocenti, mentre l’unico maggiorenne all’epoca dei fatti, chiede la revisione del processo. Elementi che fanno dubitare la famiglia che ci siano ancora lati oscuri della morte di Desiree tutti da chiarire.