L’incertezza sulla riapertura delle scuole scarica il peso della crisi sulle donne e sulle famiglie. L’appello alla ministra Azzolina perchè si trovino soluzioni
Una petizione alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e alla Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Elena Bonetti, a nome di tutte le donne, perchè si trovi una soluzione al problema della riapertura delle scuole. Prime firmatarie della petizione in corso su Change.org sono l’avvocata Andrea Catizone e Antonella Madeo, donne e mamme che con la loro iniziativa vogliono anche gettar luce sul costo che la prolungata chiusura della scuole ha sulle donne che, per una serie di motivi, ancora oggi, pèiù degli uomini si trovano a gestire già da due mesi una situazione davvero difficile. Il testo dell’appello è pieno di riflessioni su questo momento complicato e prova anche a proporre soluzioni.
“Gentili Ministre”, – si legge su change.org -“apprendiamo dai quotidiani che è ormai certa la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado dalle materne alle medie superiori, per l’anno scolastico 2019-2020 perché non ci sono ancora le condizioni di sicurezza e che il rientro, a settembre (quando non si sa) è pieno di incertezze. La notizia è accolta con un senso di angoscia e di spavento da parte delle madri, che da febbraio – in alcuni casi anche insieme ai padri, che però hanno mantenuto il loro già più solido legame con l’attività lavorativa e che, come si sa guadagnano di più – gestiscono una situazione inedita certo e che se non trova a breve una soluzione adeguata, determinerà una fuoriuscita definitiva dal mondo del lavoro di molte donne e produrrà gravissimi effetti sui minori. Interrompere per un periodo così lungo la formazione, intesa nei vari aspetti e non solo come trasferimento di nozioni, crea un danno enorme nella vita formativa dei minori, dai più piccoli ai più grandi che un Paese come il nostro non può permettersi e perché in fondo non è assolutamente giusto.
Tutto questo è inaccettabile! Scaricare sulle donne e sui minori – dai più piccoli ai più grandi – che vivono in Italia, più che negli altri Paesi, il peso di una crisi non è più ammissibile e vìola diritti fondamentali di cui sono titolari le donne ed i minori. Non è una supplica che rivolgiamo alle autorevoli autorità, ma una consapevole assunzione di responsabilità da parte vostra dei danni immensi ed irreparabili che questa situazione, non più giustificabile neanche dalla scienza mondiale, genera sulle donne e sui minori. Se manca l’alleato fondamentale delle famiglie, ma soprattutto delle madri, come la Scuola di ogni ordine e grado – dalle materne, gli asili nido, le università, etc – si costringono le donne a mettere da parte le loro competenze e ad abbandonare il lavoro ed i minori di interrompere un percorso didattico fondamentale.
Anche la proposta di bonus non è soddisfacente dentro questo scenario in cui serve uno Stato che si assuma direttamente il compito di trovare delle soluzioni adeguate che non aumentino le disparità di crescita e formazione dei minori e le diseguaglianze sociali:
Pertanto chiediamo:
1. interventi immediati sull’edilizia scolastica anche mediante la riconversione di spazi abbandonati nelle città e nei paesi per garantire la riapertura delle scuole al massimo a settembre. Mancano più di cinque mesi alla riapertura delle scuole: a Wuhan prima e in Italia dopo si sono costruiti ospedali in una settimana; perché non si può fare per le scuole utilizzando anche le risorse europee per aumentare gli spazi richiesti dal distanziamento sociale ?
2. adottare provvedimenti specifici ed urgenti per dare una risposta alle esigenze delle famiglie con figli diversamente abili e attività didattiche indirizzate ai minori con disabilità anche in questa fase;
3. di dotare le famiglie di adeguati supporti tecnologici (device) e garantire la connessione cittadina che permetta a tutte le studentesse e gli studenti di seguire le lezioni a distanza;
4. prevedere forme di supporto per i minori che esaltino tutte le funzioni educative della scuola e non solo erogazione della lezione a distanza, che peraltro non arriva ovunque;
5. programmare fin da ora la gestione della “fase estiva” dei minori per il periodo in cui i genitori dovranno rientrare al lavoro dopo uno stop forzato dalla pandemia costruendo percorsi di qualità anche in collaborazione con associazioni del terzo settore.