“Avevo l’età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l’espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offri tutto questo, a sua insaputa.” Parola di Coco Chanel.
Morta 50 anni fa, il 10 gennaio del 1071, fu davvero la stilista che creò la donna moderna. La donna del ‘900, che con una marcia inarrestabile iniziò ad uscire di casa all’inizio del secolo per farsi strada, finalmente, dopo troppo tempo, nel mondo.
E per percorrere tutta quella strada ebbe bisogno sin da subito di abiti nuovi, comodi, che la liberassero da corsetti, stecche di balena, bustini, gonne amplissime e lunghissime, che ne tenevano imprigionati corpo e mente. Se oggi indossate i pantaloni è grazie a Coco Chanel. A vestire quella donna nuova fu infatti per prima, una stilista dalla vita avventurosa, romanzesca. Dalla nascita in un ospizio dei poveri nell’agosto del 1883 all’infanzia in orfanotrofio, alla giovinezza da cantante in locali di dubbia fama, tutto si poteva pensare, meno che quelle difficoltà non avrebbero impedito alla figlia di un venditore ambulante di diventare una delle più grandi e ammirate stiliste del mondo.
Quando a 18 anni raggiunge l’età massima di permanenza in orfanotrofio, le suore a cui era affidata da anni, la mandano in una scuola professionale, dove la giovane inizia ad applicarsi alla sartoria. Intuisce già forse, che quella può essere la strada della sua salvezza. Una strada che si costruisce da sola, con feroce determinazione e sfruttando ogni minima occasione, osservando e assorbendo come una spugna la realtà che la circonda.
Uscita dalla scuola di sartoria, finisce a fare la commessa a Le Molins. Molto più avanti nel tempo, raccontò di essersi ispirata, per il suo petit robe noir alla necessità di movimento e alla vita delle commesse. E questo non sarebbe un caso isolato, ma solo un’ulteriore conferma di quanto la sua vita abbia influenzato il suo lavoro. Basti pensare alla predilezione per i colori nero e bianco da cui si era vista contornare per tutta l’infanzia dalle suore. O ancora, allo stile marinaro, che Coco Chanel lancia appena prima della prima guerra mondiale, quando l’apertura del secondo negozio a Deaville, l’aveva portata in un mondo fatto di marinai e pescatori.
Il primo negozio però lo aveva aperto nel 1910 a Parigi, in rue Cabon, la strada in cui tutt’ora risiede la Chanel. C’era riuscita grazie al prestito di quello che i biografi individuano come il suo unico vero amore: Boy Capel, un industriale inglese del carbone. Il prestito fu velocemente ripagato, proprio mentre il suo amante entrava in contatto con le più importanti personalità europee che, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, avevano sempre più necessità di carbone. Boy fu il primo di una lunga serie di uomini, facoltosi e molto ben introdotti, che aiutarono con la loro influenza a far emergere il talento e le grandi capacità imprenditoriali di Coco Chanel. La storia con Boy Capel fu spezzata tragicamente da un incidente automobilistico che lo uccise a soli 38 anni.
Da quel momento, Coco Chanel si dedicò ancora più forsennatamente al suo lavoro. Ampliò la sua clientela aprendo un negozio a Biarriz dal quale si fece conosce anche in Spagna. Nel 1916 fu la prima ad utilizzare il jersey per confezionare abiti femminili. Un tessuto che si adatta al corpo e lo asseconda invece di costringerlo: una vera rivoluzione.
Gli anni’10 sono anche quelli dell’assidua frequentazione con gli artisti dell’avanguardia e surrealisti che avevano scelto Parigi come sede d’elezione. Da Picasso a Cocteau agli artisti del Balletto Russo.
Nei primi anni ’20, Coco Chanel si tagliò i capelli corti e in tutta Europa e negli Stati Uniti esplose la moda delle maschiette. Nel 1922 madamoiselle lanciò il suo primo profumo. Chanel n.5 nacque grazie all’intuito della stilista e al talento dell’ex profumiere dello zar, fuggito dalla Russia nei giorni della rivoluzione. Fu il primo profumo sintetico mai prodotto ed ebbe, sin da subito, un successo clamoroso. Oggi, lo Chanel n.5 non è un profumo ma Il Profumo.
Nel 1926 arrivò un’altra creazione che ispirò milioni di imitazioni, e che oggi non può mancare nel guardaroba di nessuna donna: il little dress black. Il tubino nero, era l’abito che urlava la voglia delle donne di muoversi nel mondo, con tutta la loro forza e la loro femminilità.
Ovviamente la signorina di rue de Cabon non si femò qui e nel 1934 pensò che era arrivato il momento di esplorare anche il mondo della creazione di gioielli. Neanche a dirlo, fu l’ennesimo successo.
Nel frattempo, nella sua vita personale continuava a collezionare amanti potenti e facoltosi. Uno di questi morì nel 1935 mentre giocava a tennis sotto gli occhi di Coco. Lei non si riprese dallo choc e iniziò a usare farmaci a base di morfina a cui rimase legata per tutta la vita.
Nel lungo e avventuroso romanzo della vita di Coco Chanel, la pagina più nera è di certo quella che la vede protagonista negli anni bui della seconda guerra mondiale. Le vicende belliche la portarono a chiudere la sua attività e si legò sentimentalmente a un giovane capo della Gestapo. Fu accusata di collaborazionismo e rimase in esilio in Svizzera fino al 1954.
Tornò poi alla sua attività e fece ancora in tempo a lanciare diversi pezzi iconici, tra cui la borsa 2.55. La ormai iconica pochette trapuntata con la tracolla costituita da una catenella di cuoio e metallo.
Morì 50 anni fa, dopo aver avuto tutto e non aver avuto niente, ma il suo lavoro non può che essere riconosciuto come rivoluzionario. Coco Chanel immaginò, vestì e accompagnò nel suo percorso la donna del XX secolo.
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