Claudia Bordoni racconta il suo Edance Method: la danza dell’anima che riporta, ragazzi e adulti, in contatto con le loro emozioni.
“Me lo sono inventato io questo metodo, mettendo insieme una serie di intuizioni e di esperienze di vita professionale e personale. Lo sto brevettando, e lo sto anche proponendo nelle scuole come metodo contro il bullismo, perché la riscoperta di se stessi e della propria unicità attraverso l’arte della danza, può essere una grande arma contro l’intolleranza e la violenza”.
Claudia Bordoni ci racconta così, piena di entusiasmo, il suo Edance Method, una strada speciale per arrivare alle emozioni di ragazzi e adulti, per sciogliere nodi, per accettare se stessi e quindi gli altri. E tutto questo divertendosi, attraverso la magia della danza.
“Quello che è speciale, è l’obiettivo di questo metodo:” spiega l’ideatrice “tirare fuori il sole dai miei allievi. Da ognuno il suo colore, come una tavolozza, che contribuisce nel suo modo unico e diverso, insieme a tutti gli altri colori, alla creazione di un bellissimo quadro. E il colore di ognuno può uscire fuori solo quando ci si ama, ci si conosce e si è sicuri della propria unicità.”
Claudia Bordoni è una giovane donna determinata e appassionata, danzatrice professionista e insegnante, che l’amore per la danza lo coltiva sin da bambina. Questo amore, diventato poi un lavoro, è cresciuto e cambiato con lei, mentre lei cresceva e cambiava. E il lungo percorso insieme a questo amore l’ha portata all’intuizione dell’Endance Method.
“A un certo punto della mia vita ho vissuto un momento di forte crisi esistenziale: mi sono avvicinata all’olistica, ho praticato reiki e preso un master in cristallo pratica. Ho imboccato, insomma, un percorso che mi ha reso più consapevole, mi ha cambiato e ha cambiato il mio modo di vedere e vivere la vita. Mi sono trasformata come persona e quindi, non potevo non trasformarmi anche come insegnante di danza. Io il mio sogno me lo vivo da sempre: è questo lavoro. Sono veramente felice di quello che faccio, lavorare con la mia passione, la danza, lavorare con i ragazzi, avere la responsabilità di essere un’educatrice.
L’approccio a tutto questo è cambiato, come sono cambiata io: ho avuto voglia di dare un contenuto nuovo a quello che faccio. E così è nato l’Edance Method, con le mie idee e con la collaborazione fondamentale dei ragazzi.”
L’Edance Method, Claudia lo porta in giro in Italia e in Europa, con il suo gruppo di allievi, Invictus Union, che ballano coreografie create con questo metodo speciale.
“Finora ci siamo dedicati all’agonismo, anche con buoni risultati”, dice Claudia “ora ci stiamo dedicando anche progetti e contesti più artistici, con l’idea di creare una vera e propria compagnia. In gara siamo costretti a seguire delle regole più rigide, non abbandoneremo quel contesto, ma abbiamo voglia di sperimentare altro. Oggi le nostre coreografie nascono dalla partecipazione attiva e dalle idee di tutti.
Io condivido la mia idea di spettacolo con i ragazzi, che sono liberi di dare ognuno la propria opinione, il proprio apporto, e poi lavoriamo tutti su quell’idea collettiva, risultato di tante espressioni individuali. E con questo metodo che esalta l’unicità di ognuno, ho sentito che il mio lavoro, è tornato ad essere fondato sul vero. Perché l’arte deve essere vera.”
La parte più vera di chi danza, è quello il vero obbiettivo dell’Edance Method: tirare fuori da ognuno la propria essenza, esprimerla e rendere chi danza più libero, consapevole e sereno. Un metodo che predilige e alimenta la diversità contro la standardizzazione, l’interiorità contro l’apparenza.
“Come ballerina,” racconta ancora Claudia, “a un certo punto della mia vita, mi sentivo a disagio nel dover rispondere sempre a una precisa richiesta del coreografo. Notavo che, questo approccio alla danza, andava a schiacciare l’individualità. Io invece, punto a fare esattamente il contrario: voglio tirare fuori dai miei ragazzi la loro individualità e far trovare loro il coraggio di esprimerla. Il nostro motto è: “Balla come senti, balla come sei”. Io punto a lavorare sull’autostima, partendo dal riconoscimento e dal valore della diversità. Ognuno può riconoscendosi, portare nel gruppo un proprio valore, che è unico. Questo metodo è applicabile a tutti, non solo ai bambini e ai ragazzi, ma anche agli adulti. È un metodo, che prima di essere un metodo di danza, è un metodo di lavoro su se stessi.”
Il metodo. ovviamente prevede esercizi, tecniche, strumenti, molti dei quali precedono l’approccio alla danza, e la arricchiscono di sapienze diverse.
“Iniziamo sempre da esercizi di respirazione,”, spiega Claudia “che è una strada per restituirci la consapevolezza del nostro corpo e di noi stessi; io dico che i miei allievi ‘li porto in centratura’, cioè li faccio concentrare sul centro del loro essere. Li faccio lavorare, anche ballare, a occhi chiusi, per farli staccare dall’immagine che vedono riflessa nello specchio, di cui siamo tutti dipendenti. Ballano con gli occhi chiusi e riescono a staccarsi dall’esterno, per concentrarsi sulle loro sensazioni, su ciò che hanno dentro. Li faccio lavorare molto sull’immaginazione, gli dico di immaginarsi di fare quella data coreografia nel modo migliore possibile, e loro poi riescono davvero, a fare cose che non si sarebbero immaginati di saper fare. Seguiamo un po’ quello che sosteneva Walt Disney: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. È un lavoro prima di tutto di testa e poi di corpo”
Gli allievi di Claudia sono entusiasti di un metodo che, non solo li rende parte attiva e fondamentale nella costruzione degli spettacoli, ma li aiuta anche in percorsi che sono spesso più ardui e che vanno ben al di là della danza in sé. La danza diventa lo strumento attraverso cui i ragazzi affrontano se stessi. Uno strumento che punta a far trovare loro il contatto con le emozioni, e dunque può essere utile a contrastare fenomeni che, proprio con le difficoltà emotive hanno innanzitutto a che fare. E proprio per questo Claudia, non si è limitata ai ragazzi, ma ha cercato di coinvolgere, tutto il loro mondo.
“Io insegno a ragazzi che hanno tra i 7 e i 18 anni, ma ho proposto un lavoro parallelo anche ai loro genitori: le dinamiche dei figli, spesso sono le dinamiche dei genitori. L’ Edance Method va a scavare dentro ai ragazzi, li invita a cercare se stessi, e diventa, oltre a un percorso atletico e artistico, prima di tutto un percorso di crescita personale. Ho pensato fosse giusto farlo sperimentare anche ai genitori, in modo che anche loro potessero capire l’esperienza che fanno i figli e, se necessario, supportarli, o comunque, seguirli meglio su quella strada. L’idea è farli mettere nei panni dei figli, mettendo in discussione anche se stessi, attraverso la danza.”
E così con l’energia, il divertimento, il sudore dell’hip hop, danzando danzando, si arriva anche laddove si pensava di non poter giungere mai: al centro delle proprie emozioni.