“Sono la figlia di Bud Spencer, e ora voglio il riconoscimento”. A sei anni dalla morte dell’amatissimo attore, arriva la rivelazione di una donna, Carlotta Rossi, che sostiene di essere figlia illeggittima del Piedone cinematografico.
Lo fa, con la pubblicazione di un libro, intitolato “A metà”, da oggi disponibile su Apple Books, in cui racconta i suoi ricordi e la storia d’amore che legò Bud Spencer a sua madre, Giovanna Michelina Rossi.
Chi è Carlotta Rossi, la donna che dice di essere figlia di Bud Spencer
Il memoriale è firmato Carlotta Rossi Spencer e in un’intervista al Corriere della Sera la donna ha raccontato la decisione di intraprendere la strada del tribunale per l’ottenimento del riconoscimento e il risarcimento danni, chiesto agli eredi, per la mancanza della figura paterna nel corso della sua vita.
Ma chi è Carlotta Rossi? Oggi è una donna di 46 anni che vive e lavora a Londra come producer. Ha due figlie e un marito che per lavoro si divide tra Londra e l’Italia. Secondo quanto affermato, quella di Bud Spencer sarebbe stata una presenza costante negli anni della sua infanzia e adolescenza, ma la donna ha raccontato di non aver mai potuto chiamare quell’omone che frequentava casa sua e la riempiva di giovattoli ‘papà’. Lo chiamava ‘Lallo’ e lui, di rimando, chiamava lei ‘Lallina’.
La producer ha raccontato che Bud Spencer ha contribuito alle spese durante tutta la sua crescita, pagandole scuole, vacanze, l’università in America, e dando sostegno economico alla madre fino alla sua morte, avvenuta nel novembre 2015.
La richiesta di risarcimento danni alla famiglia e ai figli di Bud Spencer
E proprio in quel momento è maturata la decisione di Carlotta Rossi di intraprendere le vie giudiziarie: “Avevo promesso a mia madre di mantenere il segreto, ora che lei non c’è più chiedo il riconoscimento”.
Obiettivo della causa, di risarcimento danni morto l’attore, sono gli eredi: la vedova Maria Amato, e i tre figli di Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli: Giuseppe, Cristiana e Diamante.
Per arrivarci, servirà il riconoscimento attraverso la prova del Dna.
Con il primogenito, pare ci sia stato anche un tentativo di comunicare: una telefonata di 30 secondi per raccontare chi era e la decisione di andare in tribunale.