Per i 100 anni dalla nascita di Federico Fellini esploriamo il rapporto che il regista romagnolo ebbe con le donne
Tutto il mondo celebra oggi il centenario della nascita del genio gentile Federico Fellini, un regista che ha segnato con i suoi film la storia del cinema non solo italiano, amato e apprezzato in tutto il mondo. Un regista che ha saputo anche raccontare e farsi costantemente ispirare dall’universo femminile.
Muse, sogni proibiti, fedeli compagne di vita, le donne raccontate e amate da Federico Fellini, a guardarle tutte insieme compongono un mosaico multisfaccettato, capace di raccontare tante sfumature diverse della femminilità.
Un mosaico in cui, come accade per tutta l’opera del regista riminese, la vita si sovrappone ai film, le opere cinematografiche vengono ispirate dalle esperienze biografiche in un continuo rimando in cui i piani di realtà e finzione si affiancano e si intersecano. Le donne dei film e le donne della vita.
La prima e l’ultima, companga di vita e attrice nei suoi film è Giulietta Masina. La moglie minuta, vivace e talentuosa che Federico Fellini incontrò nel 1941 e che sposò due anni più tardi. I due non si lasciarono mai più. Condivisero un’esistenza di amore e arte, gioie e dolori. Ogni volta che poteva Federico Fellini dichiarava pubblicamente il suo amore alla donna della sua vita. Una donna che seppe stargli accanto, sostenerlo, ma anche comprenderlo e perdonare le sue debolezze.
“Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta!”
Una delle tante dolci frasi che Fellini usò per descrivere la moglie che fu con lui spesso anche sul set incarnando i personaggi creati dalla fantasia del marito: dalla prostituta Cabiria, all’ anziana bellerina di Ginger e Fred. Fu anche grazie a lei che Federico Fellini vinse il suo primo Oscar, grazie alla sua Gelsomina, creatura fragile, magica e sognante protagonistra de La Strada.
Gelsomina è una fatina minuta, che appartiene profondamente al mondo di Fellini, anche se l’immaginario felliniano in fatto di donne viene solitamente riportate ad altre straordinarie figure della sua filmografia.
Giunoniche, prorompenti e spavalde, sogni quasi sempre proibiti e irragiungibili e per questo macchine infallibili di desiderio, queste sono le donne ‘felliniane’. Dall’attrice che vaga per la Roma della Dolce Vita, interpretata da Anita Ekberg alla Gradisca a Titta la tabaccaia di Amarcord.
L’immaginario felliniano sogna donne grandi, grosse e tonde in cui tuffarsi.
‘Maggiorate’ le chiamavano all’epoca, queste dee dell’abbondanza, come quell’altra donna, Sandra Milo, che divise con Federico Fellini set e vita. Attrice in 8 e 1/2, amante per 17 anni come lei stessa raccontò, secondo Sandrocchia, Fellini fu sul punto di lasciare la sua piccola Giulietta per lei, detentrice di tanta grazia.
Una relazione che non fu l’unica e che amareggiò la minuta e fedele moglie del regista ma che, come altre, sebbene dopo più tempo, fimì con il ritorno di Fellini tra le braccia della moglie. Braccia da cui, di fatto, mai si staccò.
Tra bisogno di ispirazione, golosità infantile e curiosità onnivora, il rapporto tra Federico Fellini e le donne fu di fatto continuo e sempre appassionato, ma alla fine di tutti i suoi giri, i suoi esperimenti, le sue avventure, i suoi sogni, lui tornava sempre dalla moglie a cui riconobbe nella sede ufficiale tutti i meriti di una vita e di una carriera indimenticabile:
” L’Oscar non appartiene a me ma a Giulietta. E’ lei che devo ringraziare!”
disse Fellini ricevendo l’ Oscar alla carriera nel 1993 e di certo quelle parole avevano un ben concreto fondamento.