streaming equo compenso

Il 2020, complice la pandemia e il conseguente periodo di lockdown è stato l’anno d’oro dello streaming. Un anno che ha cambiato, forse in maniera irreversibile, le abitudini di tutti noi consumatori di audiovisivo.

Colossi come Netflix, Prime Video, Disney+, Spotify e molti altri hanno visto il loro fatturato esplodere proprio mentre tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo sono rimasti bloccati a causa dell’emergenza.

Lavoratori che a quel boom hanno contribuito e continuano a contribuire in maniera determinante senza che questo si rifletta sui loro compensi.

Ad alzare la voce per primo, su questo tema che molti motivi è caldissimo e cruciale, è il collettivo Artisti 7607, che da anni porta avanti battaglie fondamentali sui diritti connessi ai diritti d’autore.

Arrivando anche a traguardi di cui hanno beneficiato tutti gli artisti e interpreti in Italia.

Gli artisti 7607 chiedono trasparenza e equo compenso

Ora la posta si alza, perché gli Artisti 7607 chiedono che i loro diritti siano fatti rispettare dalle potenti multinazionali dello streaming. E non chiedono più di quanto loro dovuto, ovvero un compenso davvero equo calcolato sui ricavi degli streaming delle opere che hanno concorso in maniera determinante a creare.

Gli Artisti 7607 denunciano una condizione grave legata anche al fatto che molti dei colossi dello streaming, sebbene obbligati dalla vigente normativa, si rifiutano di rendere pubblici i dati sulla base dei quali sarebbe possibile calcolare il dovuto agli artisti.

Una situazione di palese irregolarità che va a pensare su una categorie tra le più provate durante questa infinita emergenza pandemica,

“ La quasi totalità delle piattaforme streaming non corrisponde i diritti connessi degli artisti. O propone compensi gravemente insufficienti. Non fornendo i dati degli utilizzi e non ottemperando alle normative europee e nazionali.” Afferma il collettivo Artisti 7607 che denuncia.

“Cresce lo sfruttamento complessivo di opere cinematografiche e assimilate sia nello streaming sia attraverso modalità tradizionali. Gli artisti interpreti dell’audiovisivo denunciano la situazione e difendono i loro diritti”.

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