In quest’Estate Italiana in giro per il Lazio oggi vi portiamo in un posto davvero unico, il Parco di Bomarzo, o Bosco Sacro

Nel cuore della Tuscia, adagiato tra le propaggini collinari dei Monti Cimini e la valle del Tevere, c’è un luogo unico nel suo genere che accoglie chi vi si addentra con statue mostruose e iscrizioni di versi criptici.

Il Parco di Bomarzo, a circa 90 km da Roma, copre un’area di 3 ettari ed è situato sulle pendici di un anfiteatro naturale composto da una serie di terrazze digradanti. Qui la vegetazione è rigogliosa, passeggiare all’ombra lungo il vialetto alberato è piacevole ma a rendere davvero suggestivo questo posto sono le monumentali sculture che l’architetto Pirro Ligorio, allievo di Michelangelo Buonarroti, modellò direttamente dai giganteschi massi di peperino disseminati qua e là nel terreno.

Il Bosco Sacro di Bomarzo, più noto come il Parco dei Mostri, fu fortemente voluto da Pierfrancesco II Orsini, detto Vicino, in omaggio alla moglie Giulia Farnese. I lavori per la “Villa delle Meraviglie”, iniziarono nel 1552, quando i coniugi si ritirarono lì a vita privata, e si protrassero fin oltre il 1580.

Alla morte di Orsini, il Parco di Bormarzo visse un lungo periodo d’abbandono: pare che molte statue siano state spostate dalla loro originaria posizione e ricoperte di terra, e che il territorio sia stato destinato a pascolo per gli animali. Tuttavia, continuò a ispirare pittori, poeti, registi e fu visitato da personaggi eminenti tra cui Goethe e Dalì, che si rifece al Sacro Bosco per “La tentazione di Sant’Antonio”. Fu poi la famiglia Bettini a salvarlo dall’incuria e a riportarlo al pubblico nel 1954.

Non è chiaro se nelle intenzioni del suo creatore il Parco dei Mostri fosse da intendersi come un dono d’amore o come quello che Moravia definì un “Luna park di pietra” o, ancora, come un percorso per avvicinare gli Orsini all’aldilà.

L’abbondanza dei richiami simbolici e mitologici disseminati lungo il percorso e i mostruosi colossi di pietra, rispecchiano quel gusto per il grottesco e il fantastico molto in voga nel periodo di declino del Rinascimento ma, nell’immaginario collettivo, il simbolo per antonomasia del Parco dei Mostri di Bomarzo è il famoso Orco, un enorme mascherone con bocca spalancata, tanto grande da ospitare all’interno un tavolo di pietra e dei bancali.

Ciononostante, l’identità di Bomarzo rimane ambivalente: qualcuno lo considera un Bosco Sacro, un luogo di meditazione, un percorso iniziatico.

Arrivati a destinazione, dimenticate le fontane sui lunghi viali, la regolarità geometrica, il gioco prospettico e il rapporto delle proporzioni tipici dei giardini all’italiana di quel periodo: varcando l’arco d’accesso a questo regno surreale vi accoglieranno due sfingi, guardiane dei luoghi sacri, e una prima emblematica iscrizione “Tu ch’entri qua pon mente/ parte a parte/ e dimmi poi se tante/ maraviglie/ sien fatte per inganno/o pur per arte.”

Proseguendo nel sentiero, il susseguirsi dei riferimenti all’antichità si fa evidente e si ha davvero la sensazione di metter piede in un mondo a sé: a sinistra, dopo le raffigurazioni di alcuni dèi antichi, l’occhio è rapito da un Gigante che lacera le membra di un avversario poi, vicino a una cascatella, un’enorme Tartaruga che sorregge sul dorso una figura femminile ammantata e accanto una testa di mostro infernale che sembra emergere direttamente dalle viscere della terra. Ancora, poco più in là, una fontana obliqua sormontata da un Pegaso alato e in fondo un Ninfeo, con sedili e di nuovo una Fontana.

Ma Bomarzo riserva sorprese in ogni anfratto. In cima a una gradinata troneggia un grande Ninfeo a emiciclo quindi in fondo la casetta pendente realizzata allo scopo di creare un senso di capogiro e disorientamento.

Più avanti si apre uno spiazzo, la Platea dei Vasi, dove è possibile ammirare da un lato Nettuno con accanto la testa di un mostro marino a fauci spalancate, e dal lato opposto una grandiosa figura femminile che sorregge sul capo un elegante vaso. E ancora, una Ninfa dormiente, un Drago, un Elefante da battaglia con la torretta che con la proboscide afferra un guerriero, un vaso gigante dai sei metri e mezzo, due colossali sirene, leoni, una maschera demoniaca con la bocca spalancata sormontata da un globo con un castello araldico e, nella parte più alta, un Tempietto su base ottagonale con cupoletta che Vicino Orsini fece erigere in seguito alla morte di Giulia Farnese.

Qualunque fosse l’intenzione del suo ideatore, Bomarzo è un piccolo gioiello che vale la pena di visitare anche in compagnia dei più piccoli. Un luogo così mostruosamente bello, in cui sculture e vegetazione sono perfettamente integrati, non potrà non piacervi.

Il biglietto d’ingresso per visitare il Parco dei Mostri di Bomarzo è di 10 euro, questa visita è adatta a adulti e bambini ma non sono ammessi i cani. Per maggiori informazioni rimandiamo al sito ufficiale.

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