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25/02/2011 Roma Birgit Hamer (54), sorella di Dirk ucciso nel 1978 Foto: Edgardo della Scorciosa / Italfoto srl

La docuserie Netflix, II Principe, dedicata alla figura di Vittorio Emanuele di Savoia, riporta la luce sulla terribile vicenda di Dirk Hamer, ucciso da un colpo di fucile che si rivelerà mortale, mentre dormiva, nell’agosto del 1978, su una barca, Malpagia, ancorata davanti all’isola di Cavallo, in Corsica. Lo stesso luogo dov’erano ancorati anche lo yacht di Vittorio Emanuele e quello di Niki Pende,il Cocke, i due protagonisti di una rissa che finì con due colpi di carabina e con il ferimento fatale dell’incolpevole studente tedesco.

Il proiettile, partito nei momenti dell’accesa discussione tra Vittorio Emanuele di Savoia, salito a bordo del Cocke con un fucile e adirato per il furto di un gommone, e Niki Pende, colpì Dirk Hamer che dormiva su una barca vicina, alla gamba, e per lui non ci fu più scampo. Savoia per quei fatti venne sottoposto a processo in Francia, e fu scagionato dall’accusa di omicidio. La magistratura francese appurò che non c’erano prove a sostegno di quell’ipotesi. Ipotesi sostenuta invece dalla famiglia del giovane ferito e poi morto, in primo luogo dalla sorella di Dirk, Birgit Hamer, che in quella notte al largo dell’isola di Cavallo c’era pure lei, proprio sul Cocke, come ci raccontò in un’intervista nel 2011 in cui ricostruì quel drammatico evento.

Birghit Hamer: “Vittorio Emanuele Savoia: nessun contatto, ascolti la coscienza”

Roma, 2011. “A distanza di tanti anni per me è ancora molto doloroso ricordare l’ incubo che ha spezzato la vita di mio fratello e rovinato la mia. Quell’ estate eravamo in vacanza in Sardegna e quel giorno fummo invitati per una gita in barca in Corsica, con amici.” Ci ha raccontato, con fatica, in quell’intervista, Birgit Hamer. “Eravamo due barche:quella dov’ ero io si chiamava ‘Cocke’, quella su cui era Dirk si chiamava ‘Mapagia’. All’ improvviso ci sorprese un temporale e fummo costretti a pernottare sulle barche, davanti  a Cavallo.”

Le urla de Il Principe a largo dell’Isola di Cavallo

Birgit Hamer dice di ricordare ogni particolare di ciò che è successo quella notte e, da 45 anni, non si stanca di raccontarlo, lo ha fatto in libri, interviste, ora in una docuserie, e così lo ha raccontato a noi:”Verso le tre di mattina sentii delle urla all’esterno della barca. Niki Pende, l’ unico uomo sul ‘Cocke’ uscì , anche perché si sentiva il sibilo delle bombole. Vittorio Emanuele di Savoia urlava. Poi sentii uno sparo. Il proiettile andò a colpire mio fratello, che stava dormendo sull’ altra barca. Dirk Hamer ha iniziato subito a morire: fu colpito all’ arteria femorale destra, e tutto il suo sistema sanguigno fu scombussolato da quel colpo. Vittorio Emanuele diceva che stava mandando un elicottero per portare mio fratello in ospedale, ma quell’ elicottero non arrivava mai. Quando Dirk arrivò in ospedale i medici ci dissero che un quarto d’ora più tardi sarebbe morto. Da quel momento è iniziata un’ agonia lunga 111 giorni e diciannove operazioni. Ancora ci sto male a pensare a quello che ha passato.” 

Birgit Hamer, insieme a tutta la sua famiglia, ha lottato molti anni, contestando la sentenza di Parigi, e ritornando a chiedere una giustizia che, a suo dire ritiene negata quando, nel 2006, nell’ambito dell’inchiesta Valletopoli escono intercettazioni ambientali di Vittorio Emanuele Savoia che con i compagni di cella dice, riferendosi al tribunale di Parigi, di averli ‘fregati tutti’ e ricostruendo anche la dinamica del colpo che colpì il giovane Dirk Hamer. Quando le intercettazioni vennero pubblicate, i legali di Vittorio Emanuele sostennero che si trattava di qualcosa costruita ad hoc, con frasi collegate artificiosamente, negazioni cancellate o anche scollegate altrettanto artificiosamente dal contesto. E anche che Vittorio Emanuele in quel momento era sotto farmaci e non completamente cosciente.

Birgit Hamer: “Ho combattuto per mio fratello Dirk Hamer. Vittorio Emanuele? Mai un contatto”

Birgit Hamer non ha mai accettato la sentenza di Parigi e ha speso la sua vita per chiedere di far luce sulla morte di suo fratello Dirk Hamer e quando escono le intercettazioni di Vittorio Emanuele e poi, cinque anni dopo, anche il video che proprio lei recupera e fa pubblicare, la sua speranza si riaccende.

“Io, in questi anni credo di aver fatto solo quello che ogni sorella avrebbe fatto per il fratello, sicuramente quello che Dirk avrebbe fato per me. E’ stata una lotta che mi ha assorbito completamente. Ho continuato a combattere anche quando a Parigi il processo è finito come è finito. Anche quando la Corte Europea  disse di non poter intervenire su una sentenza di un singolo stato, perché sapevo che prima o poi avrei avuto giustizia e questo messaggio  l’ ho appreso da Vangelo di Luca. Mi sono aggrappata alla promessa della giustizia divina.”

Ha mai avuto contatti con Vittorio Emanuele? “Mai. Diede a mio padre soldi per le spese mediche di Dirk, mio padre accettò. Io, senza dubbio, avrei rifiutato. In tribunale, a Parigi, non mi degnò di uno sguardo e io non ho mai voluto con lui alcun contatto, né alcun confronto. Io spero che prima o poi gli venga un rimorso di coscienza, perché dovrebbe ricordarsi che anche lui, col tempo, non diventa più giovane. Io penso di aver subito una grande violenza: mio fratello è morto e la giustizia per la sua morte non c’è stata”.

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