Le fu accanto fino alla morte, fino a quel 26 settembre 1973 in cui Anna Magnani lasciò questo mondo, battuta da un tumore al pancreas che se la portà via a soli 65 anni. E lui fino a poche ore prima era stato al suo capezzale. La storia d’amore tra Anna Magnani e Roberto Rossellini fu burrascosa, dolorosa per l’attrice, lasciata appena arrivò sulla scena Ingrid Bergman, ma non finì mai veramente. E riempì per molto tempo copertine e pagine di rotocalchi, sopratutto quando si trasformò in un triangolo che dal piano personale coinvolse addirittura le attività artistiche del regista e delle due attrici che si litigavano il suo cuore. Fu un grande scandalo. Una tempesta di passioni e tradimenti il cui capitolo finale si consumò nel 1949, all’ombra dei vulcani delle isole Eolie.
Lì, dove una natura potente fa da scenario alle fatiche e alle battaglie di un’ umanità insignificante rispetto alla grandezza del tutto, nasce e si combatte quella che passerà alle cronache rosa come “La guerra dei vulcani”. Una guerra di sentimenti e passioni che terrà con il fiato sospeso lettori e gli ammiratori dei protagonisti. Una guerra senza sconti, tra un uomo e una donna e tra due donne che, pare, non si incontreranno mai, di persona, in vita loro.
Anna Magnani e Roberto Rossellini, l’incontro sul set di Roma Città Aperta
Lui, l’uomo conteso, è uno dei registi italiani più famosi ed apprezzati in quegli anni nel mondo: Roberto Rossellini. Ha inventato il neorealismo e raccontato storie vere dell’Italia che sopravviveva tra le macerie lasciate dalla guerra, utilizzando i poveri materiali che aveva a disposizione: la strada e gli attori che quella gli procurava.
Lei è un’ attrice di talento e temperamento: Anna Magnani. L’interprete, che proprio l’ amato Rosselini ha reso più di un’attrice, un’icona, facendola urlare il nome del suo uomo catturato dai nazisti occupanti, in una corsa disperata che finisce con una caduta, e racchiude tutto il senso di quel capolavoro unanimemente riconosciuto che fu Roma Città Aperta. Proprio su quel set è nato l’ amore tra due caratteri forti e sanguigni. Per Anna Magnani, uno dei grandi amori della sua vita.
L’ Altra, invece, sembra una creatura di un altro pianeta. E’ una superstar, un premio Oscar. E’ l’ attrice nordica sofisticata, bellissima e magnetica che ha stregato tutta Hollywood. Ha già girato film che passeranno alla storia del cinema: da Notorius, a Per Chi Suona La Campana, a Casablanca. E’ ricercatissima, famosissima, talentuosissima: è Ingrid Bergman, la più pagata dagli Studios. E, nella primavera del 1948 ha puntato il regista romano, per il quale, ovviamente, non ci sarà scampo.
Roberto Rossellini e Ingrid Bergman: il telegramma galeotto
Un breve telegramma, qualche riga scritta con sapienza, ed il gioco è fatto. Recita il messaggio che l’ affascinante e biondissima star scrisse al regista, passato alla storia del cinema, e ancor più a quella minima della cronaca rosa. “Caro signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e ne sono rimasta entusiasta. Dovesse mai aver bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene inglese, non ha dimenticato il tedesco, si fa a stento capire in francese, e in italiano sa dire solo “Ti amo”, sarei pronta a venire a girare un film con lei. Cordiali saluti.”
La reazione
Leggenda vuole che, quando Anna Magnani venne a sapere che il suo amato (che, tra l’ altro, aveva sulla carta anche una moglie, evidentemente di ampissime vedute) si era invaghito dell’ irresistibile svedese, reagì a modo suo. E gli scodellò un piatto di pasta in testa. E c’è da capirla. Rosselini si accingeva a lavorare a un progetto, quello che sarà poi “Stromboli terra di Dio”, e l’ attrice romana si vide portare via in un colpo solo, l’uomo e il ruolo. Rossellini infatti, prepara il film di nascosto dalla Magnani, e lo offre subito alla Bergman.
La scelta di Roberto Rossellini che spezzò il cuore di Anna Magnani
Anche Ingrid Bergman è sposata e ha una figlia ma, racconterà poi, è infelice. Quando le arriva la proposta del regista italiano, per lei è l’occasione per cambiare una vita che le sta stretta. Rossellini vola in America per incontrarla e la scintilla, inevitabile ormai, scocca. Il resto è storia.“Stromboli terra di Dio”, vedrà protagonista Ingrid Bergman che ormai ha scelto la sua strada, non solo professionale. Percorrendo quella strada troverà un matrimonio, una nuova vita a Roma, tre figli. In un’altra isola delle Eolie, contemporaneamente, una Anna Magnani con il cuore spezzato e pieno di rabbia girerà un film con i produttori, nel frattempo anch’essi abbandonati, del primo progetto di Rossellini:il film si chiamerà Vulcano. E sarà un irrimediabile e clamoroso flop.
Il legame tra l’attrice e il regista però, dopo la burrasca, come accade spesso per i grandi amori, si trasformò e superò la prova del rancore e del tempo, tanto che il rapporto con Rossellini, una volta spenti gli ardori furenti, fu una costante nella vita di Anna Magnani, fino agli ultimi giorni. Lui le fu vicino nel momento in cui c’era da capire perchè l’amica, di solito energica, improvvisamente si trascinava spossata per un nonnulla e seguì il suo percorso anche se divenne presto chiaro che, con quella brutta bestia, nemmeno la tempra e lo spirito di Anna Magnani avrebbe potuto nulla.
Ed è stato Rossellini a lasciarci il racconto più bello dell’ultimo, commosso saluto di Roma alla sua icona, Anna Magnani il giorno del suo partecipatissimo funerale a Santa Maria della Minerva, che lui stesso si era preso l’impegno di organizzare.
I funerali di Anna Magnani: un oceano d’amore, raccontato da Roberto Rossellini
“Ricordo i funerali di Anna Magnani a Roma. La gente di cinema, che non capisce niente, aveva ritenuto che il pubblico l’avesse dimenticata e non le affidava più nessuna parte. Anna, negli ultimi anni della sua vita, aveva dovuto ripiegare su ruoli televisivi. Non credo che lei ne soffrisse. In ogni caso, quel giorno è stato dissipato un equivoco. Immaginate una folla immensa, da cento a centocinquantamila persone, che hanno invaso le strade della città, paralizzando il traffico per ore, dilagando come una marea fino alla clinica dove Anna Magnani era morta, e abbattendo sotto il suo peso i cancelli del giardino per tentare di accedere alla sua stanza. C’erano persone che, appena saputa la notizia della sua morte, erano venute in treno o in macchina dalle parti più remote dell’Italia del Sud. E quando la bara è stata caricata sul carro funebre che poi ha cominciato ad avanzare in mezzo a questa marea umana, la gente si è messa ad applaudire con tutte le sue forze.
I francesi avrebbero senza dubbio osservato il silenzio, un silenzio di morte. Gli italiani esprimevano urlando il loro amore, che non intendevano tenere nascosto nel profondo dei loro cuori. Il pubblico si era identificato con Anna, pura eroina romana ed espressione dell’Italia intera. Avendo dovuto occuparmi di tutti i particolari del funerale e avendo dovuto lasciare, a causa dell’assembramento, la macchina lontano dalla chiesa in cui si svolgeva la cerimonia funebre, dovetti farmi largo tra quella marea di gente. Un vigile mi vide dall’alto di una di quelle piattaforme per dirigere il traffico. Da lontano mi urlò: “Robbè! Robbè!” poi si precipitò verso di me, mi abbracciò e per poco non mi accecò con il suo casco. Una solidarietà immensa. Un amore quasi spaventoso.”