Torna da stasera e fino al 16 luglio, al Silvano Toti Globe Theatre, lo spettacolo adattato e diretto da Gigi Proietti EDMUND KEAN .
Il direttore artistico veste nuovamente i panni del grande attore inglese dell’ottocento nel testo che Raymond FitzSimons scrisse per Ben Kingsley.
Il camerino diventa lo sfondo di una rappresentazione istrionica in cui Kean/Proietti si diletta nell’interpretare, tra un gesto e l’altro, brani tratti dalle opere di Shakspeare, passando in rassegna avventure e sventure, successo e decadenza dell’interprete britannico.
“Quando ho visto questo spettacolo anni fa ho pensato ‘ma questo è ‘A me gli occhi please!’. E in effetti, è un po’ un ‘A me gli occhi’ in versione shakespeariana.”, si deverte a raccontare Gigi Proietti. “In realtà non sapevo se sarei stato in grado di interpretare uno spettacolo tanto intenso e impegnativo. E invece, l’ anno scorso, convinto da alcuni amici mi sono buttato e pare che la cosa sia andata bene. Perciò, quest’ anno ci riprovo!”
In scena Proietti è un attore, un istrione , un uomo solo nel suo camerino. Beve, si trucca, ma soprattutto interpreta e si interroga sulle parole di Shakespeare, passando in rassegna una vita di battaglie e successi. È Edmund Kean, grande attore inglese dell’inizio dell’Ottocento, idolatrato dal pubblico e dalla critica, che ne decretarono l’ascesa dal ruolo di Arlecchino, ai grandi protagonisti shakespeariani, e poi anche la rovinosa decadenza.
Gigi Proietti aveva già portato in scena a Taormina ventisette anni fa, ripreso nella scorsa stagione come omaggio affettuoso a Shakespeare in occasione dei quattrocento anni dalla sua morte e riproposto quest’anno per soddisfare la grande richiesta da parte del nostro pubblico.
Il copione è più che un testo chiuso: è un’occasione per entrare nel segreto del camerino in cui monologhi, battute, idee prendono e perdono forma, in un processo creativo che smonta e scruta le creazioni di Shakespeare.
Accade così che un filo intrecciato con le parole di Shylock, Riccardo III, Amleto, Macbeth, Otello, unisca Proietti a Kean, e Kean a Shakespeare, in una celebrazione dell’evocazione e del racconto.
Un passaggio di testimone da un secolo all’altro, che trova la sua collocazione ideale nel vuoto spazio del Globe, nel rapporto ravvicinato con il pubblico, nella forma antica del monologo.