“La scienza non deve spaventare. Le persone pensano che l’intelletto sia qualcosa di freddo, invece se ci immergiamo nella vita e nelle intuizioni di personaggi come Ada Byron, troviamo storie avventurose e piene di passione. E visto che il teatro è il luogo delle passioni, queste storie vanno raccontate e fatte conoscere al pubblico.”
Valeria Patera è una regista e autrice teatrale, ha studiato con Dario Fo e al Piccolo di Milano, ma insieme a questa passione, che poi è diventata il suo lavoro, ne ha portata avanti un’altra, altrettanto forte, quella per la filosofia della scienza, materia in cui si è laureata. Nel corso degli anni questi due interessi così apparentemente distanti si sono provvidenzialmente uniti, e la Patera ha portato sui palcoscenici italiani ed esteri vite incredibili di scienziati, veri e propri geni che hanno cambiato con le loro scoperte il mondo.
Su una di queste stelle della scienza, Ada Lovelace Byron, incarnata da Galatea Ranzi, è costruito l’ ultimo spettacolo della bellissima rassegna “Le donne erediteranno la terra” in corso al Teatro Vittoria. Il testo andrà in scena stasera e domani, narrando le vicende di una donna visionaria e geniale, che è riuscita ad immaginare il futuro.
“‘La fata matematica’, che è il titolo dello spettacolo, è il modo in cui lo scienziato Charles Babbage che lavorò con lei, definiva Ada Byron: ‘the mathematical fairy.’ E questa espressione voleva sottolineare la leggerezza, la capacità immaginativa che Ada portò nella freddezza degli studi matematici e che la condusse a prevedere un mondo che diverrà realtà solo un secolo dopo la sua morte. Il mondo in cui viviamo, dominato dal digitale, dai computer e tra poco dalle intelligenze artificiali. Tutto questo, lei, che a metà ‘800 lavorava senza avere a disposizione nemmeno la luce elettrica, l’aveva previsto.” spiega l’autrice.
Era un mondo difficile quello, per le donne, anche se geniali e di alto rango, come Ada Byron. Ecco perché, forse, le sue intuizioni e scoperte sono ancora poco conosciute.
“Porto in scena storie di scienziati che hanno tutte un filo conduttore: si tratta di persone che, con le loro scoperte. hanno cambiato il mondo. Noi tuttora viviamo in un mondo che è conseguenza del loro lavoro. E questo vale tantissimo per Ada Byron, che inventò a metà 800 il computer! Quell’oggetto da cui oggi dipendono quasi tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Siamo durante la rivoluzione industriale, in Francia erano stati inventati i primi telai automatizzati, che lavoravano riproducendo il disegno sul tessuto, che veniva codificato attraverso delle schede perforate. Studiando questa nuova meraviglia della tecnica, Ada riuscì a portarla molto oltre. Intuì che, se si potevano codificare dei disegni, avrebbero potuto codificarsi anche delle formule algebriche attraverso le schede perforate. Intuì che il calcolatore che avrebbe potuto, un domani, trasmettere qualsiasi tipo di informazione era composto da una parte fisica, un macchinario, quello che chiamiamo ora hardware e un parte non fisica, di codice, il software. I computer hanno funzionato con i sistemi di schede perforate fino agli anni’ 70 del ‘900.
Ada scrisse ‘Da questa mia scoperta nascerà una nuova scienza, si chiamerà scienza dell’ informazione (informatica) e questa scienza cambierà tutte le branchie della scienza in futuro.’ Ecco, la sua è la storia di una straordinaria avventura dell’ intelletto.”
Ma lo spettacolo, oltre a raccontare la scienziata visionaria, racconta la donna che tra mille difficoltà, dovute al contesto storico sociale e al carattere ribelle, vive una vita fuori dagli schemi e muore a soli 36 anni.
“Ada Byron era una donna di alto rango, colta, geniale. Era la figlia di un personaggio ricco, famoso e rispettato, Lord Byron, di casa alla corte della Regina Vittoria. Eppure, per richiedere in prestito un libro alla British Library, per le sue ricerche, doveva ottenere una richiesta scritta del marito, altrimenti le sarebbe stato impossibile. Lei, nata ricca, visse sempre come povera, perché, da sposata, il suo ingente patrimonio veniva amministrato dal marito che gli riconosceva ‘una mancia’ per le sue necessità. Perché quella era la legge. Nonostante ciò, e forse per reazione a ciò, riuscì a dissipare quanto più poté con gioco d’azzardo e scommesse, pagando i debiti del suo amante, fece una scoperta che cambiò il mondo e morì giovane, senza riconoscimenti. Il pubblico, quando si parla di scienza e di scienziati si aspetta di assistere a storie fredde, dominate dalla razionalità. Qui raccontiamo la vita di una matematica straordinaria, e pure il fuoco che le bruciava dentro, che la spinse molto oltre tutti i suoi contemporanei: la spinse a immaginare e prevedere il futuro dell’ umanità.”
Per approfondire il tema donne e scienza, donne e tecnologia, domani alle 19 è previsto l’incontro di approfondimento “Donne, Uomini e Robot”: le professoresse Tiziana Catarci, Barbara Caputo e Laura Astolfi, dialogheranno con la regista su questi temi.
“E’ uno spettacolo importante, con un linguaggio contemporaneo e molto emozionale, nonostante si parli di matematica”, chiosa la regista “Perché, parlando di matematica, qui si parla di una visone, di un sogno del futuro. Quello che vorrei trasmettere al pubblico che vede i miei spettacoli è l’idea che dietro la scienza, la tecnologia, le scoperte, le intuizioni, c’è sempre il pensiero, il genio umano, la visone filosofica, la passione.”
15 e 16 maggio 2018 ore 21
TEATRO VITTORIA / ATTORI&TECNICI _ Piazza S.Maria Liberatrice 10, Roma (Testaccio)
Biglietti: intero platea 28, intero galleria 22 (compresi 3 euro di prevendita)
Ridotti in convenzione: platea 21 e galleria 18 (compresi i 3 euro di prevendita)
Promozione gruppi: 1 biglietto cortesia ogni 10 spettatori paganti (dal martedì al venerdì)
Botteghino: 06 5740170 ; 065740598
Vendita on-line e info: www.teatrovittoria.it