Per il Natale di Roma, che ogni anno cade convenzionalmente il 21 aprile, noi di Tua City Mag vogliamo parlarvi di una donna, un‘antenata, che con la mitica fondazione dell’Urbe ha molto a che fare. In questo articolo vi raccontiamo un pò a modo nostro di Rea Silvia, leggendaria madre di Romolo e Remo, e quindi un pò di tutta la città. Ecco la sua storia.
21 Aprile, parliamo della mitica Rea Silvia, madre di Romolo e Remo
“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase, non senza fastidio?
Madri, mogli ed amanti che hanno sostenuto, motivato e supportato emotivamente condottieri, leader carismatici, filosofi, artisti e tutti quegli uomini che hanno lasciato un segno nel panorama storico romano e non solo. Nella storia dell’Urbe troviamo anche tanti importanti personaggi del “gentil sesso” che ne hanno contribuito alla grandezza o decadenza. Hanno, come gli uomini, manipolato, prevaricato, tramato o semplicemente amato, sacrificato ed incoraggiato.
Fin dalla fondazione di Roma la donna doveva impersonare il ruolo della matriarca ideale, radicata nel personaggio imposto dal mos maiorum: subalterna al marito, fedele e silenziosa, senza esuberanza (sempre meglio!).
Ma che dire allora di lei, la prima di tutte noi romane: Rea Silvia?
Alla madre di Romolo e Remo, tutte queste virtù non vengono attribuite, anzi. Giá dal nome iniziamo male, cosa ti puoi aspettare da una donna che si chiama ‘Rea’?
Sicuramente, penserete voi, è passata alla storia con questo appellativo per aver commesso qualche atto imperdonabile, qualche abominio verso il genere umano, ma quale? Le vicissitudini della sua vita affondano, come tutta la materia legata alla fondazione di Roma che festeggiamo ogni anni il 21 aprile, nella leggenda e sono state tramandate in bilico, sul sottile filo che divide il mito dalla realtà.
Certo è che la vita, anche per le nostre antenate non era affato facile, anzi. Se vi sentite stanche, sopraffatte dagli impegni e schiacciate dai doveri, buttate un occhio alla vita di Rea Silvia, così come ci è stata tramandata, e vi consolerete!
Usurpata, rinchiusa nel tempio di Vesta, stuprata, incarcerata ed uccisa, è lei la nostra antenata per eccellenza! Passata alla storia come Rea, e dunque “colpevole” (ma non é chiaro di cosa), mi rassegno a scavare in quella che si preannuncia essere una vita tormentata, quando scopro che Rea nella mitologia greca era una titanide, nientemeno che la madre di Zeus.
Nel giorno del Natale di Roma scopriamo di più su Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo
Ecco, così va meglio: ha il nome di una dea delle selve e della madre di un dio, allora non le ha detto poi così male! Di memorie divine nel nome e nella discendenza: infatti, nel suo albero genealogico, vanta un antenato illustre, il grande guerriero e condottiero Enea, a sua volta figlio della Dea Venere. Origini ultraterrene, e relativi poteri, evidentemente, in qualche modo trasmessi anche a tutte noi discendenti, dalla madre di tutte le romane (reggiamo piu’ o meno brillantemente ritmi di vita disumani: ora capisco!).
Insomma, inizio quasi a ritenere Rea Silvia una donna fortunata, quando ecco arrivare nella sua vita lo zio Amulio, crudele fratello del padre Numintore e bramoso di potere, che le uccide il genitore e tutti i fratelli e la spedisce a custodire il fuoco sacro con le Vestali, obbligandola al voto di castità per trenta anni (!). Beh, poteva anche andarle peggio…
E infatti le cose precipitano. Un bel giorno, mentre dorme in un bosco (curiosa abitudine), il dio Marte, infuocato dal desiderio, la stupra. Si, avete capito bene: la violenta, mettendola incinta di quelli che saranno i due gemelli piu’ famosi della storia: Romolo e Remo. Ma purtroppo non le fu neanche data la possibilità di crescere i suoi figli (era proprio scritto che questa povera donna fosse nata solo per soffrire!). Staccati dal calore materno e buttati nel Tevere per volontà dell’ impietoso zio, i due pargoli si salvano grazie a una Lupa. Per molti il famelico animale, per altri una prostituta (il termine ‘lupa’ in latino, indicava infatti anche le prostitute).
Tornando alla nostra disgraziata eroina, non si capisce bene di che morte sia morta. Sepolta viva, come si voleva per le vestali che tradivano il voto di castità (oltre al danno anche la beffa!), o sopravvissuta alla “vergogna”?
Come inizio, non mi sembra molto di buon auspicio la vita della nostra antenata. Tuttavia, nonostante le privazioni e le sofferenze, Rea Silva resta colei che con coraggio diede alla luce gli illustri fratelli, fondatori della Città Eterna. E scusate se è poco! Ci sembra il minimo raccontarla nella giornata del 21 Aprile, mentre celebriamo il Natale di Roma visto che, senza di lei, non ci sarebbe stato nulla da celebrare.
Chiarita anche la provenienza (divina) del sangue che scorre nelle vene di tutte noi romane, mi sento fortunata e divinamente baciata, quasi una supereroina (ma solo quas!i). Speriamo non sia andata così male per tutte le nostre celebri antenate. Sono sicura che nei secoli le cose sono andate migliorando per noi donne, almeno voglio sperare. Mi avventuro nel passato e vi tengo aggiornate.
Francesca Guglielmi